FIRENZE- Contratti di solidarietà, sbloccata l'integrazione da parte della Regione per dare ai lavoratori interessati un reddito dignitoso, contribuendo a salvaguardare posti di lavoro ed attività produttiva. Una delibera presentata dall'assessore al lavoro Cristina Grieco ed approvata dalla scorsa giunta ha revocato la sospensione dell'avviso, bloccato da oltre un anno (a partire dal 5 agosto 2015) e stabilito i nuovi indirizzi per l'intervento. La riapertura della misura, grazie a 5 milioni reperiti con la variazione di bilancio, permetterà la presentazione delle domande che erano rimaste "congelate" per effetto della sospensione e di tutte quelle che non erano state ancora presentate ma comunque relative ad accordi sottoscritti entro il 5 agosto 2015.
Le linee guida della delibera si concretizzeranno, entro qualche giorno, in un decreto e nella pubblicazione dell'avviso pubblico sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana. A partire dal giorno successivo alla pubblicazione sarà possibile fare domanda. Le domande dovranno essere presentate entro il 28 febbraio 2017. La Toscana era stata la prima ed unica regione italiana a prevedere una forma di integrazione al reddito dei lavoratori in contratto di solidarietà. L'intervento era stato poi superato dall'entrata in vigore del Jobs Act che, in uno dei decreti attuativi, ha ridisegnato gli ammortizzatori sociali, inserendo anche i contratti di solidarietà nei percorsi ordinari che si attivano in caso di aziende in difficoltà.
Il nuovo stanziamento consente oggi di chiudere la vicenda, dando risposta anche alle richieste pregresse, sia a quelle già presentate alla Regione che a quelle non presentate perché, pur riferendosi ad un periodo precedente la sospensione, erano state autorizzate dal ministero in data successiva al 5 agosto 2015.
"Ci siamo impegnati con le organizzazioni sindacali - commenta il presidente della Regione Enrico Rossi – per trovare le risorse e garantire la copertura dei contratti per i quali erano stati stipulati accordi prima della sospensione. Oggi, nonostante le difficoltà di bilancio legate ai vincoli del patto di stabilità che investono gli enti locali, siamo riusciti a trovare le risorse e a rispettare l'impegno. La tutela e la creazione del lavoro sono al primo posto. Sostenere il reddito dei lavoratori con i contratti di solidarietà, mantenendoli legati all'azienda e al territorio nonostante le difficoltà, è la condizione essenziale per la ripresa e lo sviluppo ed è un grande terreno d'azione per affrontare la questione sociale e la questione democratica".
A beneficiare dell'integrazione saranno i lavoratori delle aziende toscane che hanno fatto ricorso al contratto di solidarietà e che abbiano ricevuto il via libera da parte del ministero del lavoro di concessione di integrazione salariale o di contributo statale. L'entità delle erogazioni regionali è differenziata sulla base della tipologia di impresa e del periodo integrato, tenendo conto della diversa integrazione da parte di Inps legata alla forma di contratto applicata.
"Abbiamo trovato le risorse - spiega l'assessore all'istruzione formazione e lavoro Cristina Grieco - e in pochi giorni l'avviso sarà pubblicato permettendo così di dare risposta a tanti lavoratori in attesa da molti mesi di vedere integrato il proprio reddito. Nel frattempo, anche grazie all'intervento della Regione Toscana, le norme nazionali hanno ridisegnato questo strumento e oggi l'utilizzo dei contratti di solidarietà è diventato parte integrante di un percorso di ammortizzatori sociali che continuano ad essere uno strumento indispensabile, in questa fase, per contenere le ricadute sociali della crisi e riavviare la ripresa".
Fino al 5 agosto 2015 l'integrazione regionale era stata erogata a circa 400 aziende, per un totale di 27.000 lavoratori.
Diminuiscono le ore di cassa integrazione in provincia di Firenze: -12,4% a settembre 2016 (complessivamente 680.337 ore) rispetto all’anno precedente (776.959 ore). Il dato si conferma positivo anche su un arco temporale più lungo visto che da gennaio a settembre di questo anno il ricorso alla cassa integrazione è diminuito dell’11,7% rispetto al 2015 (per un totale di 6.175.670 ore rispetto alle 6.994.424 del 2015), confermando così una tendenza già iniziata nel 2015 con il crollo annuo del 48% (8.596.636 ore) rispetto al 2014 (16.554.689).
“Segnali che incoraggiano la ripresa e testimoniano la presenza di un tessuto imprenditoriale più strutturato e di politiche economiche locali più accorte rispetto al resto della Toscana” dichiara Alessandro Vittorio Sorani, presidente di Confartigianato Imprese Firenze.
I più recenti dati Inps, infatti, testimoniano come la nostra regione sia in controtendenza non solo rispetto a Firenze, ma anche alla media italiana (-11% di ore nel periodo gennaio-settembre 2016 rispetto all’analogo arco temporale 2015) avendo aumentato il ricorso alla cassa integrazione del 5% nell’ultimo anno (27.786.608 ore per i mesi gennaio-settembre 2016 vs 26.461.119 del 2015).
“Occorre però fare di più anche a livello strettamente fiorentino: per incrementare le chance di aggancio della ripresa, per evitare i rischi connessi alla maggiore vulnerabilità del territorio regionale e per alleviare i grandi sforzi sostenuti fino ad oggi dalle imprese – prosegue Sorani – Un aiuto alle imprese potrebbe essere fornito proprio da Palazzo Vecchio e dai comuni dell’area fiorentina con un intervento su una tassa trasversale che tocca tutte le tipologie di attività imprenditoriale: la Tari. La nostra proposta è semplicissima e di facile attuazione: prevedere agevolazioni che spazino dalla sospensione del pagamento all’abbattimento percentuale della tariffa per tutte le imprese che stanno ricorrendo a cassa integrazione e contratti di solidarietà”.
Una misura in linea con quelle anticrisi già adottate da alcuni comuni nei confronti delle famiglie con famigliari in cassa integrazione, mobilità e contratto di solidarietà.
Una situazione pesante, segnata dal mancato rispetto di impegni già assunti e dal profilarsi di veri e propri atteggiamenti antisindacali. Le organizzazioni sindacali non hanno nascosto la loro preoccupazione per la situazione della Cementir Sacci di Testi, venerdì, al tavolo dell'incontro convocato dal consigliere per il lavoro del presidente Rossi, Gianfranco Simoncini. Erano presenti anche i sindaci di Greve, Paolo Sottani, e San Casciano Val di Pesa, Pescini. Davanti alla sede di via Pico della Mirandola, anche un presidio di lavoratori dello stabilimento. La nuova proprietà della Sacci, il gruppo Cementir, ha avviato le procedure per 260 esuberi nel gruppo a livello nazionale.
Di questi 86 per la società Cementir Sacci e 32 riguarderebbero l'impianto grevigiano, che conta complessivamente 104 dipendenti. La Regione Toscana, ha detto Simoncini, considera inaccettabile l'atteggiamento del gruppo cementizio e si già mossa sostenendo la richiesta al Ministero dello Sviluppo economico dell'apertura di un tavolo nazionale per Cementir, che ha rifiutato, finora, di confrontarsi con il sindacato in un tavolo unico che coinvolga tutti gli stabilimenti del gruppo. Simoncini ha anche informato della volontà di attivare contatti con la Regione Abruzzo, anch'essa interessata alla vertenza, e assicurato che la Toscana continuerà nel suo impegno sostenere il futuro produttivo della Cementir Sacci e dei suoi lavoratori.
Un impegno congiunto di Istituzioni, sindacato ed azienda per dare continuità alla presenza decennale di Trailer a Piombino e salvaguardare l'occupazione. Questo quanto emerso dall'incontro che si è tenuto venerdì negli uffici regionali di via Pico della Mirandola ed al quale hanno partecipato il consigliere per il lavoro del presidente Rossi, Gianfranco Simoncini, il vicesindaco di Piombino, Stefano Ferrini, i rappresentanti sindacali e dell'impresa. Le difficoltà della Trailer sono legate alla fase di trasformazione che interessa l'acciaieria piombinese.
Di fronte al calo di attività oggi presente, hanno concordato tutti i partecipanti, diventa prioritario mettere in campo ogni iniziativa che possa sostenere i livelli occupazionali, anche ricorrendo ad ammortizzatori sociali che permettano di traghettare l'impresa di logistica sino al pieno rilancio delle attività di Aferpi. Le novità previste nei decreti correttivi del Jobs Act per le aree di crisi complessa, potrebbero garantire la possibilità di fronteggiare questa fase di transizione. Simoncini ha fatto presente la disponibilità della Regione Toscana ad accompagnare l'azienda nel confronto con il Ministero del lavoro per chiarire ogni aspetto interpretativo delle nuove norme, in vista di un accordo sindacale da raggiungersi entro il mese di novembre.
I lavoratori della KME di Fornaci di Barga hanno approvato l’ipotesi di accordo siglata il 13 Ottobre scorso tra Fim, Uilm, RSU e azienda, che regolamenta le misure alternative ai licenziamenti, attraverso percorsi di formazione e riqualificazione in altre mansioni, previste dall’accordo del 22 giugno scorso. Al termine dello scrutinio, alle 23 di ieri sera, i SI sono stati 313 (66%), i NO 146 (30,8%), 5 le schede bianche, 10 le nulle.“I lavoratori hanno risposto con grande senso di responsabilità – dice Narcisa Pellegrini, segretaria della Fim-Cisl di Lucca -.
È stato un voto di prospettiva per il lavoro, legata al rilancio e alla stanzialità del sito produttivo di Fornaci di Barga. Chiediamo quindi che il responso dei lavoratori venga rispettato, con un rinnovato senso di responsabilità!”“La forte, esasperata e ingiustificata propaganda negativa portata avanti dalla Fiom - continua Pellegrini - non è stata raccolta dalla maggioranza dei lavoratori che, con il loro voto, hanno voluto confermare che la prospettiva di un futuro per tutti si costruisce partendo dal presente.”“Come abbiamo sempre fatto – aggiunge la segretaria Fim - continueremo a vigilare con l'attenzione necessaria per l'applicazione dell'accordo del 22 giugno, in tutte le sue parti, al fine di accompagnare le lavoratrici e i lavoratori in questo percorso che dovrà avere, alla scadenza fissata al settembre del 2018, la risposta conclusiva per la rioccupazione di tutte le persone coinvolte.
Un accordo che, ricordiamo, ha impedito che venissero licenziati 375 lavoratori di cui 275 solo a Fornaci di Barga; e questo di per sé è già un risultato positivo.”
“Mettere in atto tutte le azioni possibili a supporto dei 17 dipendenti licenziati dalla Jeppesen e attivarsi per una loro rapida ricollocazione, anche mediante l’attuazione di percorsi mirati di formazione professionale. Nonostante il grande impegno messo in campo dalle istituzioni e nonostante le trattative, svolte a tutti i livelli, per far sì che la proprietà rinunciasse alla mobilità e mantenesse i livelli occupazionali, purtroppo non tutti gli esuberi sono stati scongiurati; il 27 settembre sono stati comunicati 17 licenziamenti, i cui riflessi negativi, in termini economico-sociali, vanno a colpire ancora una volta un territorio, come il nostro, già messo a dura prova dalla congiuntura particolarmente complessa di questi ultimi anni.
Non solo: parliamo di lavoratori altamente qualificati, dotati di una preparazione specifica e competenze indubbie, quelle che di fatto hanno sempre consentito a quest’azienda di caratterizzarsi e affermarsi nel tessuto economico locale e nazionale. È per questo che, alla luce del grande impegno profuso finora, ritengo prioritario dover attivarsi per agevolare al massimo il loro reinserimento nel mercato, a partire da quanto la Regione ha messo nero su bianco nel Piano regionale di sviluppo 2016-2020 per quanto riguarda i lavoratori e le aree più colpite dalla crisi, ovvero interventi finalizzati a accrescere le competenze, percorsi formativi che garantiscano concrete opportunità occupazionali.
Ho voluto quindi sollecitare, con questa mozione, un’azione incisiva mirata a non disperdere un patrimonio di abilità e competenze, quelle possedute dai dipendenti Jeppesen, nonostante l’epilogo di questa ennesima e drammatica vicenda occupazionale per la nostra provincia”. Così Giacomo Bugliani, consigliere regionale Pd e proponente della mozione “In merito ai licenziamenti intervenuti presso la ex Jeppesen di Massa ed alle prospettive di reinserimento lavorativo relative ai medesimi lavoratori”.