FOTOGRAFIE - Il mondo della cultura e dello spettacolo è sceso in campo a sostegno dei lavoratori della GKN. Una serata bella e indimenticabile che dà forza alla lotta per la vertenza della fabbrica di Campi Bisenzio, che si è saldata con quella di lavoratori e lavoratrici del settore spettacolo colpito duro dalla pandemia. Con queste parole la Cgil inquadra la serata di ieri nella quale, grazie anche all'interessamento di Stefano Massini, Piero Pelù, Bobo Rondelli e altri artisti hanno cantato e suonato per i 422 operai licenziati.
C'erano anche numerosi esponenti delle amministrazioni tra cui il sindaco di Campi Bisenzio Fossi.
"Sono convinto - scrive Piero Pelù sul proprio profilo Facebook - che noi artisti esercitiamo sul pubblico una positivissima persuasione. Prima di tutto, siamo cittadini e da cittadini dobbiamo informarci e informare chi ci segue. C’è un filo logico che ci unisce al teatro sociale di Brecht, ai mangiatori di patate dipinti da Van Gogh, alla letteratura verista, al neorealismo cinematografico e al cinema del reale di oggi. Ed è raccontare ciò che non va. Gli artisti devono ritrovare questo ruolo anche se è scomodo e impopolare denunciare.
Niente però è peggio dello schifo provocato da chi usa le persone come se fossero oggetti. La robotica è una grande invenzione finché si tratta di giocarci o di raggiungere risultati eccelsi in medicina. Ma quando arriverà a sostituire il 70 percento della forza lavorativa, dimostrerà tutta la disumanità di quel’un per cento della società mondiale che detiene più della metà della ricchezza di tutto il globo. Effetti del liberismo di cui si parlava già nel G8 di Genova nel 2001 e che rimangono attualissimi, seppure fastidiosi alla destra, scatenatissima sui social.
Salvo, poi, scoprire che la maggior parte di chi fa shit storm a favore dei fascisti sono profili falsi: ci sono cascato anche io con un mio recente post su Carlo Giuliani.
Sono convinto di dover essere in prima linea anche nello smascherare nuovi sistemi di penetrazione occulta nella società e che si oppongono al diverso: sta a noi - portatori di quelle meravigliose diversità che sono il teatro, l’arte, la lirica, la danza, il rock - combatterli insieme ai giornalisti, agli intellettuali, ai grandi rappresentanti della società civile. Questo sistema torbido si sta corroborando con la pandemia, si sta rafforzando, si alimenta della pancia delle persone e non della testa o del cuore.
Che, invece, sono i nostri cambi d’azione. Darò sempre voce a chi lotta, in ogni settore. Non è la prima volta. Ad un concerto del primo maggio a Roma - ricorda Pelù - gridai il mio no alla lotta ai profilattici di Papa Wojtyla, ho avuto accanto a me sul palco gli operai della Thyssenkrupp subito dopo l’incidente in cui persero la vita 7 lavoratori, per invitare a riflettere sulle morti bianche e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro; in questo tour ospito spesso i ragazzi di Fridays for Future in vista del global strike del 25 settembre.Tanti sono i temi in cui noi artisti possiamo essere utili, come l’ambiente, i diritti della comunità LGBTQI+.
Ma nel tema del lavoro possiamo essere particolarmente pronti a far capire quanto non si tratti di una lotta vecchia, poderosa, anni Settanta, come molti reputano. Anche perchè i prossimi a beccare una colossale mazzata in testa potremmo essere tutti noi, lavoratori dello spettacolo in testa", conclude Pelù.