Firenze 28 novembre 2023 – Anton Webern, Ottorino Respighi, Bela Bartok: un viaggio musicale tra contrasti e richiami di correnti differenti del primo Novecento sarà al centro del concerto conclusivo per orchestra d’archi di “Sinfonia di Vibrazioni”, la rassegna pensata per avvicinare la musica classica alle nuove generazioni e alle comunità di quartiere portandola sotto casa in contesti insoliti e tradizionali.
Musei, chiese, circoli, ville e teatri aprono le porte per un cartellone diffuso di spettacoli nell’ambito dell’Autunno Fiorentino, promosso dal Comune di Firenze. Appuntamento mercoledì 29 novembre alle ore 21, alla Limonaia di Villa Strozzi (via Pisana 77) con “L’invenzione del ‘900”, con l’orchestra under 35 La Filharmonie diretta da Nima Keshavarzi.
Il concerto sarà a ingresso libero con libera donazione, il ricavato sarà devoluto ai territori interessati dalle recenti alluvioni.
“Con il 2024 entriamo in un anno di ricorrenze molto importanti per la musica del Novecento – dichiara il direttore musicale Nima Keshavarzi -: festeggeremo i cento anni dalla morte di Giacomo Puccini e di Ferruccio Busoni e i 150 anni dalla nascita di Arnold Schönberg. Quest’ultimo concerto di Sinfonia di Vibrazioni vuole essere un collegamento con quello che sarà l’appuntamento inaugurale della nuova stagione 2024, previsto per l’11 e il 12 di gennaio tra Firenze e Empoli: entrambi, infatti, portano lo stesso titolo, per la voglia della nostra orchestra di approfondire il passaggio storico importantissimo a cavallo tra Ottocento e Novecento, in cui il linguaggio musicale ha subito importanti trasformazioni.
Riguardo al concerto del 29 novembre, proponiamo Langsamer Satz di Anton Webern, tra i padri fondatori della seconda scuola viennese, per passare al neoclassicismo delle Antiche danze e arie per liuto, Suite N.3 di Ottorino Respighi e concludere con l’itinerario tra musica colta e popolare del Divertimento per archi di Bela Bartok.”
E ancora “La scelta di devolvere il ricavato è stata naturale. Abbiamo voluto portare con la nostra musica un messaggio di solidarietà e unione con l’altro, ma non ci sembrava sufficiente: da qui l’idea di essere ancora più vicini nel nostro piccolo ai territori colpiti dalla recente alluvione. Siamo molto soddisfatti di com’è andata la rassegna, c’è stata una buona affluenza di pubblico e il tentativo di portare la musica in maniera diffusa in tutta la città, nei suoi vari quartieri, ha dato ottimi risultati. E speriamo di poter continuare con questo progetto”.
Il Teatro del Maggio annuncia per domenica 3 dicembre alle ore 11, in Sala Grande del Teatro, un concerto sinfonico corale straordinario per raccogliere fondi da destinare ai territori toscani tragicamente e pesantemente colpiti dall’alluvione dell’inizio del mese di novembre.
Il programma offre al pubblico due composizioni di Ludwig van Beethoven Elegischer Gesang (Canto elegiaco) Op. 118 e la Sinfonia n.7 in la maggiore, op 92. Sul podio dell’ Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Daniele Gatti; maestro del coro Lorenzo Fratini.
Il maestro Gatti, il maestro Fratini, il Coro e l’Orchestra del Maggio per questa occasione così umanamente importante e di solidarietà, rinunciano ai loro compensi.
Per favorire la massima partecipazione e consentire un ricavo consistente da devolvere al territorio, i biglietti vengono offerti al pubblico al prezzo di 20 euro (posto unico in tutto il teatro) e di 10 euro per i giovani fino ai 18 anni ( posto unico in tutto il teatro).
Il primo componimento beethoveniano per Coro misto e Archi - su testo anonimo - è un brano intimo, raccolto e soave molto espressivo che si rivolge a chi patisce per partecipare fraternamente al suo dolore.
La Sinfonia n.7 in la maggiore op. 92, composta fra il 1811 e il 1812, debuttò a Vienna l’8 dicembre del 1813 diretta dallo stesso autore in una serata musicale a beneficio dei soldati austriaci reduci dalla battaglia di Hanau. La composizione fu accolta favorevolmente dai viennesi a cui piacque soprattutto il secondo movimento, l’Allegretto, che venne addirittura bissato. Ritenuta a suo tempo, dai critici di allora, per alcuni aspetti stravagante e ai limiti dell’eccesso fu invece apprezzata da Richard Wagner, a cui va il merito di averne intuito da subito la vera essenza, che la definì «l’apoteosi della danza». In questa Sinfonia si sottolinea la dialettica tra luci e ombre e sboccia nel suo finale quando il dramma tra il male e il bene e stato risolto in favore del bene e della positività della vita.