Sarà il rettore dell’Università di Firenze Luigi Dei a inaugurare martedì 6 febbraio, alle 13.30, il ciclo di seminari del Polo Universitario Penitenziario (PUP) presso la Casa circondariale della Dogaia a Prato con un intervento legato al Giorno della Memoria su “Primo Levi fra chimica, letteratura e memoria nella ricorrenza dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali”. Oltre che agli studenti del PUP iscritti ai corsi di laurea dell’Università di Firenze, il ciclo di appuntamenti – dieci in tutto, uno al mese, fino a dicembre - è rivolto ai detenuti della Dogaia e al personale dell’amministrazione penitenziaria. A introdurre l’incontro sarà il direttore della Casa circondariale di Prato, Vincenzo Tedeschi.
Prenderanno poi la parola la delegata dell’Università di Firenze per il Polo Universitario Penitenziario della Toscana Maria Grazia Pazienza, il presidente del Corso di Laurea Magistrale in Strategie della comunicazione pubblica e politica Fulvio Conti. Parteciperanno, fra gli altri, il garante regionale dei detenuti Franco Corleone, il presidente del PIN - il consorzio che gestisce le attività universitarie a Prato - Maurizio Fioravanti. Al termine dell’incontro il violinista Gabriele Centorbi eseguirà il “Tema di Schindler’s List" di John Williams.
Mercoledì 7 febbraio alle 21.00 nella casa circondariale femminile di Sollicciano, andrà in scena lo spettacolo Carmen, il canto della libertà, regia di Maria Teresa Delogu e Rossella Parrucci, nell’ambito dell’attività di “Teatro in Carcere” realizzata da Giallo Mare Minimal Teatro. Delogu e Parrucci hanno guidato le detenute del carcere, dando vita ad una nuova ed originale rivisitazione della “Carmen”, la famosa opera di Bizet.
Il progetto è nato, quando ancora era aperta la casa circondariale di Empoli, dalla sinergia fra le detenute ed un gruppo di studenti ed ex studenti del liceo “Il Pontormo” di Empoli, alcuni allievi dei laboratori teatrali che Giallo Mare propone sul territorio a Santa Croce sull’Arno e a Castelfiorentino, e la soprano Simonetta Antoni, accompagnata dal maestro Simone Faraoni. Lo spettacolo inizia con un passaggio che fin da subito ci chiarisce come viene letto il personaggio di Carmen: lo spettatore viene informato su alcuni aspetti della vita carceraria; Carmen è una di noi, è una detenuta, è una zingara, una irregolare: è stata in cella con me, e io posso raccontare la sua storia.
Dopo aver appagato le orecchie e l’anima con il bel canto della soprano che – come uno spirito della bellezza, scalda la voce in un preludio di ciò che verrà – subito si viene trasportati verso il centro del dramma, dove un gruppo di attori sta mettendo in scena la “Carmen”, proprio nel momento in cui Don Josè la uccide. Inevitabile che i due gruppi, le detenute e gli attori, si scontrino dapprima, e si incontrino poi, per dare entrambi vita alle vicende della bella zingara.
Le scene corali si alternano a momenti più lirici, accompagnati dall’esecuzione delle arie più famose dell’opera di Bizet, trasportando gli spettatori nel mondo di Carmen: un mondo vissuto con emozione, con trasporto e passione, in molti casi con commozione e coinvolgimento per stringere in un ideale abbraccio chi di solito non viene “visto” perché detenuto, e invece, per una sera, al centro della storia di questa indomabile donna, che pur di non perdere la libertà di essere se stessa, incontra la morte. In scena: Alessandra, Alessia, Annunziata, Elisa, Marta, Mirka, Rebecca, Sibilla, Soraya, Giuseppe, Mirko, Claudia, Cesare, Vincenzo, Elsa, Lavinia, Serena, Simona, Simonetta Antoni e Simone Faraoni. Tutto il progetto “Teatro Carcere” è sostenuto dalla Regione Toscana, ed inserito nelle numerose attività di spettacolo e progettuali del “Coordinamento nazionale teatro carcere”. Lo spettacolo è ad invito e l’ingresso del pubblico è richiesto alle 20.00, per espletare tutte le formalità di controllo.
E’ consigliato di non portare borse, poiché non ne è consentito l’ingresso. Altresì non sono ammessi cellulari, tablet e apparecchi fotografici. Lo spettacolo inizierà rigorosamente alle 21.00.