Firenze– Servirebbero almeno 20 agenti di polizia penitenziaria oltre quelli già in servizio a ‘La Dogaia’ e una maggiore attenzione di quella data, perché è la seconda struttura in Toscana per numero di presenze (590) e ha caratteristiche molto particolari. È l’analisi del Garante regionale dei diritti dei detenuti, Franco Corleone, al termine della visita di oggi, martedì 6 gennaio, alla casa circondariale di Prato.L’istituto, costruito nella metà degli anni Ottanta e messo in funzione nell’estate del 1986, ha una superficie di 71 mila mq ed è composto di vari reparti tra cui una sezione di alta sicurezza, con circa cento di detenuti e una sezione ‘protetti’ di oltre 70 persone.
La popolazione carceraria è variegata e la presenza di detenuti non italiani è consistente. Secondo i dati raccolti dal garante, si contano 30 albanesi, 43 nigeriani, 26 tunisini e 46 cinesi.Numeri che fotografano una realtà complessa che pure vanta aspetti positivi. La presenza, all’interno dell’edificio, del polo universitario, che coinvolge circa 30 studenti, deve diventare una realtà consolidata e funzionante, come peraltro Corleone aveva già rilevato in occasione del convegno sull’esperienza dei poli universitari penitenziari organizzato a Firenze lo scorso dicembre.Altra novità definita positiva dal garante è il progetto ideato dall’istituto alberghiero di Prato e inteso non solo come corso scolastico fine a se stesso, ma anche come sbocco lavorativo.
I lavori di ristrutturazione di una sezione all’interno del carcere, resa possibile grazie ai finanziamenti di Caritas e Coop, dovrebbero terminare nei prossimi mesi aprendo così la strada ad una prospettiva giudicata dal garante interessante. Resta aperto, invece, l’altro progetto operativo di un’officina meccanica. Su entrambi, però, occorre garantire un adeguato funzionamento e, a detta di Corleone, ciò è possibile solo aumentando la presenza di personale.Tra i punti critici della struttura, il garante ha citato la situazione sanitaria con un caso fra tutti, quello di un detenuto cinese in condizioni molto gravi e sotto dialisi, ormai al termine della pena e abbandonato a se stesso una volta libero.Quella de ‘La Dogaia’ è insomma una realtà di luci e ombre, sulla quale il garante invita a tornare una volta varata la riforma dell’ordinamento penitenziario.
Intanto l’Autorità di garanzia, collegiale e indipendente, non giurisdizionale che opera a favore dei detenuti, in Toscana istituita con legge nel 2009, continua il consueto tour annuale e sarà nei prossimi giorni in visita alle strutture di Livorno (mercoledì 7 gennaio) e Pisa (giovedì 8 gennaio).
“La persona e i suoi diritti sono al centro del mio impegno sociale e politico, a 360 gradi. Sono rimasti pochi giorni per portare a compimento la riforma dell’Ordinamento penitenziario, necessaria a dare piena attuazione all’articolo 27 della Costituzione e riportare il pieno rispetto dei diritti umani nelle carceri italiane. E’ del tutto inutile parlare di sicurezza se non si affronta uno dei problemi alla radice: così come sono, sovraffollate, fatiscenti in cui spesso non e possibile beneficiare neanche del diritto alla salute, le carceri italiane falliscono anche nello scopo rieducativo della pena.
E finiscono per essere solo luoghi d’abbandono, dove il crimine si rafforza invece di essere contrastato. I dati parlano chiaro: il tasso di recidiva si abbassa di oltre tre volte tra chi accede alle misure alternative d’integrazione sociale, al lavoro, allo studio, al volontariato mentre è altissima tra i tanti condannati all’abbandono in celle spesso prive dei più elementari requisiti igienici e di dignità. Aderisco, quindi, con un giorno di digiuno simbolico, nella giornata di mercoledì 7 febbraio, alla iniziativa lanciata dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito – un partito non elettorale - insieme a più di seimila detenuti in lotta nonviolenta e resistenza pacifica per chiedere la definitiva approvazione dei decreti attuativi della riforma entro questa legislatura. Il mio appello, in nome della dignità umana da tutelare sempre e ovunque, va quindi al Governo, affinché dia pieno compimento alla delega ricevuta dal Parlamento già a luglio del 2017”.