FIRENZE - "Abbiamo seguito le vicende tragiche del vostro popolo e siamo rimasti colpiti dal riferirsi della piazza all'Europa. In Ucraina si scende in piazza per l'Europa, mentre qui, forse un eccesso di disillusione colpisce i popoli europei. Siamo ammirati dalla capacità di resistenza e mobilitazione, dalla volontà di lotta del popolo ucraino, che mostra un'energia inusuale per il vecchio Occidente. Il vostro ingrersso in Europa può essere una scossa che dà linfa nuova". Queste le parole del presidente Enrico Rossi ai rappresentanti della comunità ucraina, che ha incontrato stamani nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati: Volodymir Voloshyn, sacerdote della comunità ucraina a Firenze, e alcune donne della comunità, che in Toscana conta circa 10.000 persone. "Esprimo la nostra solidarietà sincera a una comunità che anche qui a Firenze abbiamo visto scendere in piazza con le bandiere dell'Ucraina, ma anche con quelle dell'Europa.
Come Regione Toscana vogliamo esservi vicini, ma anche far emergere la presenza qui della vostra comunità, che è numerosa e svolge un ruolo fondamentale nel settore dei servizi alla persona. Come Regione non abbiamo poteri specifici, ma alla fine di questo nostro incontro scriverò una lettera all'ambasciata ucraina a Roma, per chiedere la riapertura del consolato onorario qui a Firenze". Il regime di Yanukovich ha fatto chiudere il consolato, che invece era molto utile per tutti gli aspetti relativi ai visti e ad altri servizi di sostegno alla comunità degli immigrati ucraini in Italia. "La comunità ucraina qui a Firenze è poco conosciuta, molto silenziosa, molto religiosa - ha detto il sacerdote Volodymir Voloshyn - Stiamo vivendo mesi di grande sofferenza perché non possiamo partecipare alla vita dei nostri connazionali in Ucraina.
Dopo che la manifestazione pacifica è stata soffocata nel sangue, a me non sembra che siamo arrivati ad una soluzione pacifica. I tre leader dell'opposizione hanno firmato l'accordo con il presidente, la polizia è tornata a casa, ma ancora c'è l'esercito. Sono state uccise più di cento persone, e tutte con proiettili in testa, con la volontà di uccidere. Il popolo è stanco, non vuole un giorno di più un presidente che ammazza il suo popolo. Yanukovich deve dimettersi subito". A confermare quanto dice Voloshyn giunge anche la voce di George Bodnarash, studente e giornalista dell'agenzia di stampa Cherniytsi News, in collegamento via skype da Kiev: "Il popolo non vuole tornare indietro, e non accetta l'accordo firmato ieri - racconta - La gente continua a costruire le barricate e a chiedere le dimissioni del presidente, che è sparito e non si sa dove sia.
In queste ore i parlamentari voteranno l'impeachment, e un gruppo più radicale chiede l'elezione di un nuovo presidente entro cinque giorni. In tutta l'Ucraina il popolo sta distruggendo tutto quello che ha a che vedere con il vecchio regime comunista, butta giù i monumenti di Lenin". Alla sua voce si aggiunge quella di Viorel Badea, senatore vicepresidente della Commissione romeni all'estero del Senato romeno, in collegamento telefonico: "Il popolo aspetta le dimissioni del presidente e si vuole rivolgere verso l'Europa.
La piazza non si ritira finché il presidente non si dimetterà". "Quello che emerge da questi racconti è un quadro ben diverso da quello che oggi leggiamo sui giornali - commenta Rossi - L'obiettivo è sconfiggere e rimuovere l'attuale presidente e tornare quanto prima alle elezioni. Auguro al popolo ucraino di raggiungere i suoi obiettivi e di conquistare quanto prima libertà, giustizia, democrazia. L'Europa è la terra di tutti". Alla fine dell'incontro, padre Stefano Messina, direttore di Migrantes, porta la solidarietà dell'arcivescovo di Firenze, a Roma per la nomina dei nuovi cardinali: "Il cardinale Betori è sempre stato molto vicino alla comunità ucraina.
Speriamo che questo sacrificio non sia stato invano". E padre Voloshyn chiede alla Regione il sostegno per organizzare presto una grande festa dell'Ucraina qui in Toscana.