PRATO– E' un mondo affascinante quello che si apre ascoltando il vivace racconto delle esperienze che amministratori e tecnici hanno condotto negli ultimi anni applicando, ognuno in modo diverso, lo strumento multiforme dell'open data. Un mondo di banche dati e piattaforme multimediali, sempre più raffinate ma rigorosamente free, di sofisticati programmi di elaborazione ma anche di richieste di comuni cittadini che fanno presente un'esigenza o un'intuizione e di aziende che su un pugno di dati affidabili costruiscono un segmento produttivo.
Promosso insieme ai partner del progetto Open data network, Provincia di Prato, Pin e Stati generali dell'Innovazione, il convegno che si è tenuto stamani nell'aula magna del PIN rientra nell'international open data day Italia 2014. “Trasparenza, conoscenza e crescita sono le chiavi fondamentali dell'interesse che gli open data, cioè dati consultabili senza alcun vincolo, esercitano sia sul pubblico che sul privato - ha detto l'assessore della Provincia Alessio Beltrame aprendo la giornata – La trasparenza è un anzitutto un dovere delle amministrazioni, cioè fornire dati aggiornati, affidabili e comprensibili al cittadino.
La migliore conoscenza del territorio è anch'essa un'opportunità per le amministrazioni, perché è indispensabile al buon governo. E infine la crescita che oggi riguarda soprattutto settori del lavoro che utilizzano tecnologia e innovazione. Investire sugli open data ha una ricaduta diretta sul Pil”.
Insieme a Beltrame alcuni nomi di spicco nell'ambito delle esperienze condotte a Venezia, Roma, Firenze e naturalmente Prato. Maurizio Napolitano (L'ecosistema open data: il caso openstreetmap), l'onorevole Paolo Coppola (
Aumentano il patrimonio conoscitivo del territorio e aprono nuove opportunità di crescita, grazie alla creazione di nuovi servizi e la diffusione di imprese innovative. Molti gli spunti interessanti colti dai vari interventi. La necessità di modelli unici per i documenti, che li rendano immediatamente 'leggibili' dal punto di vista informatico e quella di una figura di responsabile dei dati che metta insieme competenze informatiche, statistiche ed economiche. E poi la scoperta che gli open data, liberando la circolazione dei dati, aiutano a comprendersi, creano collaborazioni nuove e rafforzano l'identità di chi li mette a disposizione, per esempio delle aziende, che insieme all'archivio dei prodotti mettono in rete anche al propria storia.
A volte addirittura i dati creano da soli nuove opportunità, una volta in rete c'è sempre qualcuno che ne scopre utilità nuove e magari ci costruisce una opportunità di lavoro, quasi fossero un ufficio di collocamento 2.0. Moira Pierozzi