FIRENZE- Proseguono a ritmo serrato le inaugurazioni delle restaurate sale che compongono il grandioso mosaico dei Nuovi Uffizi. Il 15 febbraio è stata la volta della due sale, 33 e 34, destinate ad accogliere di una sscelta di reperti lapidei d'Età Greco-romana, epoca artistica fondamentale per il successivo sviluppo del Rinascimento. Firenze le tributa il giusto omaggio all'interno della prestigiosa Galleria degli Uffizi, ma in quest'occasione, l'importanza dell'evento inaugurale è doppia, poiché si inserisce nelle celebrazioni dedicate ai 450 anni dalla scompara di Michelangelo Buonarroti (che cadrà esatttamente martedì 18 febbraio, giorno dell'apertura al pubblico), colui che più di tutti è riconosciuto quale genio assoluto del Rinascimento.
Queste nuove sale sono a lui idealmente dedicate, in modo da garantirne una celebrazione continuata nel tempo, che vada ben al di là della mostra temporanea (ed estemporanea) che pure si sarebbe potuto allestire. Invece, sottolinea il Direttore Antonio Natali, si è preferito puntare, anche per ragioni di sobrietà economica, su una celebrazione che diventasse al contempo una presenza fissa per la città e il pubblico degli Uffizi. L'importanza di esporre l'arte greco-romana antica, o sue copie più tarde, oltre a inserirsi in una loigca di reinterpretazione e valorizzazione del patrimonio archeologico, ormai intrapresa da anni, come ricorda la Soprintendente Acidini, richiama all'attenzione quelle che furono le radici del Rinascimento, che si situò a metà del Quattrocento quale occasione di riscoperta e reinterpretazione di un'arte che servì per un nuovo momento di progresso della civiltà.
A caratterizzare le pareti delle sale, un delicato colore verde salvia desunto da Paolo Uccello, artista fiorentino contemporaneo di Donatello, e fra gli iniziatori del Rinascimento; un verde sul quale si stagliano con eleganza gli antichi marmi, le ventaure di molti dei quali vi si avvicinano cromaticamente, in un suggestivo gioco visivo che fa percepire ancora più profondamente lo scorrere maestoso dei secoli. La prima sala, la 33, detta dei Ritratti greci, è una sorta di gabinetto degli uomini illustri che accoglie una selezione di marmi, repliche di età romana da originali databili fra il V e il III secolo a.C., da sempre nelle collezioni granducali.
I rilievi conservati in questa sala, anticamente destinati a impreziosire le pareti delle domus italiche, offrono prove dell’abilità nel riprodurre l’iconografia e lo stile degli archetipi del V secolo a.C., divenuti modelli normativi per il gusto dell’epoca. Vi si ammirano, fra gli altri, i busti di Sofocle, Socrate, Aristotele, uomini il cui pensiero, riemerso dai Secoli Bui, permise il rifiorire della cultura in Italia e in Europa. La sala 34, detta del Giardino di San Marco, ricostruisce il chiostro dell'omonima chiesa che in epoca laurenziana servì di scuola per i molti dei degli allora giovani artisti, che ebbero così la possibilità di studiare dal vero l'arte greco-romana.
L’atmosfera di quel luogo viene rivissuta attraverso una scelta di opere che ricordano i soggetti visti dai frequentatori dell’accademia laurenziana e, in particolare, da Michelangelo. I sarcofagi con scene mitologiche, le teste di satiro o l'amorino dormiente visibili in questa sala, evocano le sculture realizzate dal Maestro in quegli anni. Ben diversa era l'attenzione che la classe politica dedicava alla cultura, essendo essa stessa la prima a sentirne il bisogno. Un'epoca lontana, che nell'Italietta contemproanea dei teatrini televisivi, della risata grassa e arrogante, ha l'amaro sapore della leggenda.
Tuttavia, la Galleria degli Uffizi si conferma sempre più museo di caratura europea, aumentando la superficie espositiva e la qualità delle opere esposte, costruendo un percorso artistico che si allarga alla filosofia. Il lungo e attento lavoro di restauro delle sale è stato realizzato con il sostegno economico dell'Associazione Amici degli Uffizi. di Niccolò Lucarelli