Firenze, 21 gennaio 2014 – Su innovazione, sperimentazione e ricerca scientifica l’Italia non è competitiva, così la maggior parte delle invenzioni diventa innovazione all’estero. Lo sottolinea un’analisi effettuata da Unioncamere Toscana basata sull’ultimo rapporto della Commissione Europea relativo alla competitività delle regioni (RCI2013), che riflette un distacco delle principali regioni italiane dal resto d’Europa. L’Italia si colloca nelle retrovie, in 17esima posizione (su 27 Paesi) dopo Spagna, Cipro e Portogallo.
Bisogna arrivare oltre la centesima posizione in classifica per trovare la prima delle nostre regioni (la Lombardia al 128° posto, con una perdita di 33 posizioni rispetto al 2010). In Italia nessuna regione risulta tra i “leader dell’innovazione”: 7 regioni sono “inseguitrici”, 12 regioni sono “innovatrici moderate” e 2 sono “innovatrici modeste”. I migliori punteggi tra gli “inseguitori” si hanno per Lazio (73esima regione in Europa) e Lombardia (98° posto); seguono - a distanza - Piemonte (113°), Provincia autonoma di Trento (120°), Liguria (122°), Emilia Romagna (133°) e Friuli Venezia Giulia (135°).
La Toscana, classificata tra gli “innovatori moderati”, slitta al 145° posto tra le 190 regioni europee (nel 2010 era in 128esima posizione, pur con un sistema di indicatori elementari parzialmente diverso). Gli indicatori che riflettono la qualità del sistema di ricerca scientifica evidenziano come in realtà si producano sul territorio nazionale risultati “eccellenti”: il problema è che questi non si traducono in investimenti d’innovazione tecnologica diffusi nel sistema delle imprese.
Un risultato non soddisfacente per un sistema pubblico che investe oltre 8 miliardi all’anno in ricerca e sviluppo in-house: nella classifica europea e in rapporto al PIL le prime regioni italiane sono Lazio (12° posto), Emilia Romagna (72°) e Toscana (85°). Solo una piccola parte della nuova conoscenza prodotta e sperimentata dal sistema della ricerca pubblica entra in progetti di sviluppo tecnologico di nuovi prodotti e servizi: la gran parte viene “esportata” per diventare innovazione all’estero.
Con un saldo in avanzo di 217 milioni di euro, la Toscana è la quarta regione dopo Lombardia, Piemonte, Lazio per importo degli incassi della bilancia tecnologica dei pagamenti: il saldo positivo deriva dall’elevata copertura finanziaria delle transazioni per brevetti, invenzioni, know how, e soprattutto (ben il 50% degli incassi) ricerca e sviluppo industriale commissionata da imprese con sede all’estero. Il numero di imprese con innovazioni tecnologiche di prodotto e di processo è uno dei fattori critici: ai primi posti in Italia, ma con punteggi ben distanti dalle regioni europee “migliori” troviamo Lombardia e Piemonte (24° e 34° posto tra le regioni europee), e più in basso Veneto (39°), Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna (43° posto in Europa).
La Toscana risulta al 118° posto in Europa e al 15° tra le regioni italiane. Questo dato si riflette sull’indice di specializzazione delle esportazioni di prodotti high-tech, che vede la Toscana decisamente de-specializzata (0,6 fatta 1 la media nazionale) dopo Lazio, Abruzzo (1,5), Emilia Romagna, Friuli (1,2), Lombardia, Piemonte, Marche, Puglia (1,1), Veneto e Trentino Alto Adige (0,8). Negli anni miglioramenti ci sono comunque stati: Lombardia (45° posto in Europa), Toscana e Lazio (49°) spiccano nella prima metà della classifica per numero di pubblicazioni derivanti da collaborazioni tra imprese e centri di ricerca pubblici. Ciò che spiega il forte differenziale tra Italia e altri Paesi europei (e tra regioni italiane) sono i limitati effetti delle politiche di stimolo all’investimento privato e ai rapporti di collaborazione tra imprese in ambito tecnologico: la Toscana è al 174° posto in Europa per numero di imprese che realizzano innovazione attraverso rapporti di collaborazione (accordi tecnologici, joint ventures, licensing) e al terz’ultimo tra le regioni italiane, precedendo solo Campania e Abruzzo.
Il Piemonte è al 124° posto, la Lombardia al 130°, l’Emilia Romagna al 114° posto. “La mancanza di ricadute diffuse della ricerca si deve soprattutto al fatto che le invenzioni trovano poche opportunità di applicazione nel made in Italy, complici gli elevati rischi dell’investimento e la mancanza di un sistema di incentivi, finanziari e non, largamente diffusi in molte regioni europee. Per trattenere il know how servono più politiche di sostegno all’imprenditorialità”, ha commentato Vasco Galgani, presidente di Unioncamere Toscana. Su questa linea, i primi bandi sulle start-up innovative stanno migliorando la situazione: non a caso Lombardia (18%) e Toscana (11%) sono le prime due regioni per numero di start-up innovative nel settore “ricerca scientifica e sviluppo” (scienze naturali e ingegneria, biotecnologie, farmacogenomica).