FIRENZE - La drammatica realtà della guerra di liberazione in Italia, da parte delle truppe Alleate, raccontata con lo sguardo umano e artistico insieme negli splendidi scatti di Robert Capa, il fotografo ungherese naturalizzato americano al quale, nel sessantesimo anniversario dalla tragica scomparsa in Indocina, il Museo Nazionale Alinari della Fotografia rende omaggio con Robert Capa in Italia, 1943 - 1944, con che si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per l’Anno Culturale italo-ungherese, ed è realizzata dal MNAF in collaborazione con il Museo Nazionale Ungherese. Attraverso 78 fotografie, l’obiettivo di Capa documenta l’avanzata delle truppe alleate nell’Italia del Sud, dallo sbarco in Sicilia nel luglio del ’43, fino alla decisiva battaglia di Cassino, che spezzando le resistenze tedesche sulla Linea Gotica, ne segnò il progressivo arretramento e aprì una nuova fase della guerra in Italia, tracciando la via alla definitiva liberazione del Paese.
La bellezza di queste fotografie non si esaurisce nella drammaticità degli eventi storici che riportano alla mente di chi guarda, ma è arricchita dalla sensibilità umana, al limite della commozione, che Capa profonde in ognuna di esse; la semplice documentazione dei fatti si affianca alla partecipazione emotiva al dramma che il fotografo immortala con l’obiettivo. L’Italia del ’43 non era un luogo piacevole, e Capa, considerato l’iniziatore del fotogiornalismo di guerra, documenta anche il dramma vissuto dalla popolazione, come già gli era accaduto di fare in Spagna durante la Guerra Civile.
Così, negli sguardi di tanti siciliani e napoletani, giovani e vecchi, donne e uomini, si legge lo smarrimento di un’umanità degradata dall’occupazione straniera, segnata da quella vergogna che Malaparte ha narrato sin troppo bene nello splendido e crudo La pelle. Alle scene di giubilo che celebrano l’arrivo degli alleati, seguono ben presto le difficoltà quotidiane che l’armistizio non ha certo risolto, quali la scarsità di cibo, di acqua potabile, di medicinali, di combustibile per cucinare e scaldarsi.
La durezza della guerra si faceva sentire anche senza i combattimenti, e le truppe alleate fornirono assistenza alla popolazione duramente provata. Anche di questo ci parla Capa, del rapporto di collaborazione e solidarietà che venne a crearsi fra il nuovo esercito d’occupazione, ma con scopi diversi dalla Wermacht, e quegli italiani ormai avvezzi ai rivolgimenti di fronte; una solidarietà fatta di sorrisi amichevoli, rifornimenti di cibo, cure mediche, i primissimi segnali che un futuro era ancora possibile. Se la fame era causa di avvilizione, un lampo di fierezza accompagna i funerali delle vittime dell’insurrezione di Napoli, che segnò la cacciata dei tedeschi dalla città, pagata però anche con ingenti distruzioni, quale quella del Palazzo delle Poste, le cui spettrali macerie Capa immortalò un giorno d’ottobre del ‘43. Scatti che provengono non soltanto dalle retrovie, ma anche dalla prima linea dove infuriavano i combattimenti, scatti sintomatici della personalità di Capa, al quale nella vita piaceva giocare d’azzardo e accarezzare il rischio, cosa che gli accadeva di fare anche nella sua attività di reporter di guerra.
Un entusiasmo che sempre volle fissare anche nella pellicola, facendovi confluire un po’ di quel brivido che lui stesso provava in piena zona operazioni. Ma Capa è fotografo imparziale, gentiluomo con il gusto della lealtà, e per questo non manca di documentare il punto di vista dell’esercito sconfitto, ma non lo fa con vena polemica, perché la guerra è una tragedia che colpisce imparzialmente i vinti quanto i vincitori; e nei volti attoniti dei militari della Wermacht prigionieri degli Alleati, si legge rassegnata disperazione, e consapevolezza di aver combattuto per una causa sbagliata il cui ricordo ossessionerà i loro anni futuri.
Ancora una volta, fotografie piene di compassione per l’orrore che l’umanità è, suo malgrado, costretta a vivere. Una mostra che riporta alla memoria una pagina difficile e controversa della storia italiana. A margine della conferenza stampa, Claudio de Polo, presidente della Fratelli Alinari spa, ha voluto fare chiarezza in merito alla situazione economica del Museo, che, a differenza di quanto riportato da una stampa eccessivamente allarmistica, sta attraversando una situazione non dissimile da quelle di tante altre istituzioni culturali italiane, nel senso che, pur in periodo economicamente difficile e in regime di attenzione alla spesa, porta avanti un ben preciso programma culturale, dedicato alla promozione della fotografia italiana e mondiale.
Con la prossima apertura del Museo del Novecento, de Polo auspica una collaborazione fra i due musei, in modo da creare un polo culturale d’eccellenza in grado di avvicinare un pubblico sempre più vasto. La mostra Robert Capa in Italia, 1943 – 1944 è visitabile fino al 23 febbraio. Tutte le informazioni su orari e biglietti, al sito www.mnaf.it. Niccolò Lucarelli Nella foto: soldato americano in perlustrazione nei dintorni di Troina, 4-5 agosto 1943. Photograph by Robert Capa © International Center of Photography/Magnum - Collection of the Hungarian National Museum