FIRENZE- È stata presentata nei prestigiosi ambienti di Palazzo Bastogi, presso la Regione Toscana, la nuova carta archeologica della provincia di Firenze, dal Valdarno superiore alla Romagna toscana. Il bel volume di Riccardo Chellini si inserisce in una prestigiosa tradizione italiana che vanta quasi un secolo di esistenza, e che in questo lungo lasso di tempo ha puntualmente mappato il territorio sulla base delle nuove scoperte archeologiche, arricchendosi in tempi recenti di testimonianze storiche medievali, che invece in passato non venivano considerate.
Nelle sue oltre 300 pagine, il volume, inserito nella collana dei supplementi del Journal of ancient topography, costituisce un importante strumento per quelle istituzioni che vogliano seriamente occuparsi della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio archeologico provinciale, in particolare dei comprensori del Valdarno superiore, la Val di Sieve, il Mugello e la Romagna toscana. Diciannove i comuni compresi all’interno di questa vastissima area archeologica, che l’autore analizza dal punto di vista dell’idrografia e delle risorse del suolo, così come sulla base delle antiche ripartizioni territoriali, per arrivare al cuore del volume, costituito da un’articolata ricostruzione diacronica dello sviluppo demografico sul territorio, tracciando un ampio ritratto dell’evoluzione dell’insediamento in quella vasta fascia di territorio di cui sopra.
Si può così seguire, aiutati da una vasta documentazione di dati storici, la lenta ma costante antropizzazione della Toscana settentrionale, dall’Età preistorica fino all’Alto Medioevo, concentrata negli oltre 500 siti archeologici analizzati dall’autore. Resti d’insediamenti paleolitici sono stati rinvenuti nel Mugello e nel Valdarno, e i più interessanti sono relativi all’industria litica. Con l’Età del Bronzo, si colonizzò l’area del fondovalle della Sieve, come dimostrano gli insediamenti rinvenuti nei pressi di Dicomano.
Di particolare interesse gli insediamenti dell’Età del Ferro riportati alla luce nella zona del Passo della Futa, tali da far presumere una direttrice viaria che utilizzasse il passo già all’epoca, come via di comunicazione con il Nord. Come si vede, si tratta di siti rinvenuti in aree montane o pedemontane, sin qui ritenute poco interessanti dal punto di vista archeologico; il merito del volume è quello di sfatare il mito, fornendo una carta aggiornata degli scavi, che anche per l’Età Romana hanno rivelato importanti presenze nell’area fiorentina, in particolare i resti della villa nella zona delle Sieci. La stesura della carta archeologica ha coinciso con la redazione del piano paesistico regionale, e sin qui la Regione Toscana, in accordo con la Soprintendenza, si è dimostrata l’ente più attivo nella tutela del patrimonio archeologico.
Comuni e Province sono rimasti in larga parte assenti, tanto che le spese di edizione sono state interamente sostenute dalla casa editrice Congedo. L’auspicio è che uno strumento del genere stimoli l’interesse di tutte le istituzioni locali verso la tutela di questo enorme patrimonio storico-artistico che i secoli ci hanno tramandato, e che potrebbe a buon titolo rappresentare un’ottima risorsa per uscire dalla crisi e fra ripartire il Sistema-Italia. di Niccolò Lucarelli