"L'inchiesta sulla Tav deve andare avanti per acclarare le responsabilità di eventuali violazioni della legge. Il rispetto della legalità è un aspetto, certo rilevantissimo, che riguarda però un'opera pubblica approvata nelle sedi competenti e che deve essere perciò realizzata, ovviamente nel pieno rispetto della legalità". E' quanto affermato dall'Assessore provinciale all'Ambiente Renzo Crescioli, che in una comunicazione al Consiglio provinciale di Firenze sui cantieri Tav, sottolinea come i lavori debbano poter proseguire dal momento che il progetto non è indeterminato, ma puntualizzato e deciso". La Provincia di Firenze, in particolare, ha ricordato l'Assessore Crescioli, "nella vicenda non ha avuto ruoli significativi.
I procedimenti di Valutazione di impatto ambientale nonché quelli autorizzativi, anche per quanto riguarda le terre e rocce di scavo, non sono condotti dal nostro Ente". Ascoltata la comunicazione dell'assessore, il consigliere della Lega Nord Marco Cordone ha rilevato che "quanto sta emergendo dalle intercettazioni e dai documenti in mano agli inquirenti è inquietante così come il silenzio calato sulla vicenda da parte di molti amministratori locali, il Sindaco Renzi in primis. Invece è bene che tutto sul sottoattraversamento di Firenze dall'Alta Velocità venga allo scoperto.
La gente deve sapere. L'Alta Velocità a Firenze rischia di rimanere uno squarcio nel ventre della culla cultura del Rinascimento". Andrea Calò (Rifondazione comunista) rimane "deluso dalla posizione della Provincia di Firenze, espressa dall'assessore Crescioli. Invece di attendere la conclusione del processo prima di far avanzare i lavori, la Provincia chiede alla Magistratura di accelerare i tempi. Avevamo chiesto il blocco cautelativo dei cantieri a salvaguardia del territorio e della popolazione.
Cosa che non è avvenuta. Ci sorprende la volontà, di fatto, di monetizzare il territorio e la realizzazione dell'Alta Velocità da parte di amministratori locali". Intanto non si placa la polemica attorno alle dichiarazioni rilasciate dal presidente Enrico Rossi nelle ultime ore: "Il presidente Rossi conferma che la rimozione dell’architetto Zita dall’ufficio regionale Via fu presa autonomamente dal direttore generale Barretta; allo stesso tempo emerge dalle parole dell’assessore Bramerini che Rossi avocò a sé la delega sulle Via in quanto molto delicata.
La domanda nasce spontanea: se le valutazioni d’impatto ambientale sono così importanti è mai possibile che il presidente della Regione lasci totale libertà d’azione sul tema al direttore generale?" così la Portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale Stefania Fuscagni a commento degli articoli di stampa sull’inchiesta Tav che riportano le dichiarazioni rilasciate dall’assessore regionale all’Ambiente Anna Rita Bramerini ai magistrati Tei e Monferini nel gennaio scorso, dai quali era stata sentita come persona informata dei fatti, e dall’immediata replica del presidente della Giunta regionale Enrico Rossi.
"Rileggendo le cronache su questa vicenda e ripensando a quanto accaduto in altre inchieste sono arrivata alla conclusione che Berlusconi non poteva non sapere, Formigoni non poteva non sapere, Rossi poteva e può non capire".