“Questo premio intitolato al piacere di leggere è il riflesso perfetto del piacere di scrivere che distingue la carriera professionale di Eugenio Scalfari: non solo il giornalista che conosciamo, fondatore del settimanale L'Espresso insieme ad Arrigo Benedetti e fondatore del quotidiano La Repubblica, ma riguarda anche il piacere di scrivere nell'attività di romanziere e saggista, già intuito da molti lettori nella sua prosa dal carattere spiccatamente narrativo”. Con questa motivazione, sul palco rosso di Piazza Magenta, ieri sera, Eugenio Scalfari ha ricevuto il premio “Il piacere di leggere” che Capalbio Libri ha istituito come riconoscimento a chi ha contribuito con i suoi scritti a diffondere, appunto, il “piacere di leggere”. L'incontro con il padre di Repubblica, accolto da una piazza straripante, è stato l'occasione oltre che per la presentazione de “La passione dell'etica” (la raccolta dei suoi scritti dal 1963 ad oggi, edita nella collana I Meridiani di Mondadori), per un'interessante anticipazione.
Eugenio Scalfari uscirà in autunno con un nuovo libro, dal titolo “L'amore, le sfide, il destino. Il tavolo dove si gioca il senso della vita”, edito da Einaudi. “Con questo - ha sottolineato- credo di chiudere con questo tipo di libri”. Rispondendo alle domande del pubblico su questioni di più stringente attualità, Eugenio Scalfari ha sottolineato l'importanza dell'esistenza di uno stato di diritto in Italia, una battaglia iniziata da lui negli anni '70 (e condotta assieme a nomi quali quelli Di Aldo Moro, Enrico Berlinguer; Bruno Visentii, Ugo La Malfa). “Non ci può essere una democrazia senza uno stato di diritto”. “Lo stato di diritto significa – ha spiegato – la separazione dei tre poteri costituzionali e cioè esecutivo, legislativo e giudiziario.
Sono poteri istituzionali e ciascuno opera nel proprio ambito con lealtà. Il presidente della Repubblica è al di fuori di questi poteri e anche la Corte Costituzionale lo è”. E ancora, sulle voci di queste settimane sulla volontà di far cadere il governo da parte del Pdl o del Pd, Scalfari ha ricordato che “i membri del governo, finché dura, sono titolari pro quota del potere esecutivo e non uomini di partito”. “Il governo è nominato dal presidente del Repubblica con l'approvazione del Parlamento.
E' bene tenerlo presente, sennò stravolgiamo tutto”. Cosa accadrebbe se cadesse questo governo? “Rischiamo una botta in testa da Draghi che finora continua a tenerci in piedi perché ha riempito la banca (Banca centrale europea, ndr) con i nostri titoli, ma se vedrà l'instabilità nei prossimi mesi l'unica cosa che potrà fare è smettere di comprarli, a meno di un commissariamento”. Infine, riferito alla condanna di Silvio Berlusconi, ha sottolineato che coloro che chiedono la grazia stanno giocando una farsa perché “sanno bene che la grazia per la legge la può chiedere solo il diretto interessato o i figli”. “Per di più – ha concluso - la grazia si dà solo dopo un periodo di buona condotta”, aggiungendo, ironico, “perché ci si è ravveduti”.