Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze riapre per tutta l’estate, all’interno della Sezione di Antropologia ed Etnologia, le straordinarie collezioni indiane che datano più di un secolo di storia. L’esposizione è intitolata “Passaggio in India: suoni, colori e atmosfere d’Oriente”, ed è legata a personaggi come l’orientalista Angelo De Gubernatis e all’antropologo Paolo Mantegazza, che operarono in un’epoca, la seconda metà dell’Ottocento, di intenso entusiasmo per gli studi sull’Oriente. Tra i reperti più significativi riproposti ai visitatori (vedi foto in allegato) sono da ricordare una serie di bronzi di significato religioso, alcune formelle in avorio provenienti dal trono di Tanjore, varie sculture e frammenti architettonici di templi, giochi, ceramiche, stoffe e tessuti.
Notevole anche l’archivio fotografico. La storia del “Museo Indiano” a Firenze Il Museo Indiano fu voluto da Angelo de Gubernatis, professore di Sanscrito all’Istituto di Studi Superiori di Firenze (l’antenato dell’attuale Università di Firenze), al suo ritorno dal viaggio in India nel 1886. Il progetto risale al 1878, quando il De Gubernatis riuscì a organizzare il IV Congresso internazionale degli Orientalisti: in quella occasione fu organizzata un’“Esposizione orientale”, allestita a Palazzo Medici Riccardi, dove si potevano ammirare numerosi manoscritti e oggetti orientali rappresentanti l’arte Gandhara, allora semisconosciuta.
Firenze viveva all’epoca un momento di intenso entusiasmo per gli studi sull’Oriente. All’Istituto di Studi Superiori esistevano gli insegnamenti di sanscrito, arabo, cinese e giapponese, ebraico e lingue semitiche, persiano, storia e geografia dell’Asia orientale e l’Istituto si era perfino attrezzato per stampare libri in lingue orientali, avvalendosi dei vecchi punzoni della tipografia medicea. Inaugurato alla presenza del re Umberto e della regina Margherita, nel 1886, il Museo esponeva oggetti raccolti in otto mesi di Peregrinazioni Indiane (così si intitola il resoconto del viaggio pubblicato dallo studioso).
Successivamente le collezioni si fusero con altre raccolte di Paolo Mantegazza, dando vita alle attuali, che ancora oggi mantengono nella sezione di Antropologia ed Etnologia una propria identità specifica. Oltre a offrire al visitatore l’opportunità di respirare un’atmosfera indiana, rispondente ad un immaginario di colori, bellezza e spiritualità, il Museo ci racconta l’atteggiamento ottocentesco verso l’Oriente e il fascino che incantò il mondo artistico e culturale, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e ispirazioni. Una serie di eventi collegati e sempre in tema accompagnano la riapertura estiva delle sale indiane.