2.524 infrazioni accertate, il 15,4% in più rispetto al 2011, 1.989 persone denunciate, 2 persone arrestate, 596 sequestri effettuati. La Toscana (6°) perde una posizione rispetto allo scorso anno e sale, in negativo, nella classifica nazionale dell'illegalità ambientale, figurando tra le regioni maggiormente colpite dalla criminalità ambientale, dopo le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa ed il Lazio. Stabile l'ecomafia del "cemento illegale" e le aggressioni al patrimonio culturale, aumentano gli incendi e le infrazioni contro gli animali e la fauna selvatica.
Migliora soltanto, di poco, il ciclo dei rifiuti anche se resta ancora un settore dolente. In costante crescita anche la piaga della corruzione, con il raddoppio delle denunce e degli arresti. E' questa, in estrema sintesi, la fotografia dell'ecomafia nella nostra regione, che emerge dai dati ufficiali forniti dalle forze dell’ordine ed elaborati da Legambiente. “Facendo il punto sugli ultimi vent’anni di ecomafia, appare innegabile come il modo migliore per contrastare lo straordinario assalto all’ambiente, alla salute dei cittadini e all’economia sana, sia quello di realizzare politiche virtuose in ciascun settore – dichiarano Fausto Ferruzza (Presidente di Legambiente Toscana) e Antonio Pergolizzi (Coordinatore dell’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente) – Senza di queste non si esce dall’emergenza.
Si sconfiggono le mafie e i loro sodali, così come gli imprenditori criminali, solo se si cambia paradigma nella gestione dei rifiuti, uscendo dalle vecchie logiche e implementando politiche di riduzione, riuso e riciclo della materia: laddove queste buone pratiche sono forti, la criminalità ambientale è più debole. Lo stesso dicasi del ciclo del cemento: le buone iniziative contro il consumo di suolo e per la riqualificazione e il recupero urbani, gli incentivi mirati alla bioedilizia e all’efficienza energetica sono il miglior antidoto al malaffare.
Non si combatte –e tanto meno si sconfigge –l’ecomafia con la sola repressione, serve la buona politica e le buone pratiche. Così come necessaria è anche una cittadinanza attiva, sempre attenta ed informata, vero argine allo strapotere della criminalità ambientale, in Toscana come altrove.” “Libera Toscana annota con preoccupazione, ma senza stupore, il dato che emerge dal prezioso rapporto di Legambiente che presentiamo – dichiara Don Andrea Bigalli, coordinatore regionale di Libera – Infatti gli elementi che si associano nel tempo, concorrono a definire il quadro di una crescente infiltrazione mafiosa, che non può non trovare riscontro sul piano degli affari possibili speculando sull'ambiente, e quindi, sulla salute ed il benessere di tutti noi.
Con questa dinamica di penetrazione sul piano economico, finanziario e, ahinoi, anche politico e culturale, deve crescere la nostra capacità di analisi, denuncia ed azione, nel presidiare le realtà di nostra competenza contro l'espandersi di una cultura del privilegio e del disprezzo del bene comune, che è l'essenza della mentalità mafiosa. Si ribadisce, inoltre, la necessità giuridica di introdurre il reato ambientale nel Codice Penale, da punire con particolare rigore ed attenzione!” La chiamano “delocalizzazione” e in Toscana è diventata triste realtà, soprattutto nel ciclo del cemento.
Un settore nel quale la Toscana si conferma stabile nel 2012, col suo 6° posto nazionale, con 474 infrazioni accertate (il 7,5% sul totale), 622 persone denunciate e 90 sequestri effettuati. Il capitale “nero”, sotto forma di cifre a quattro zeri, finisce nell’edilizia, nelle sale da gioco, nella grande distribuzione, nelle ditte aggiudicatarie degli appalti, nell’indotto subappalti compresi. Le più recenti indagini della DDA di Firenze si stanno concentrando proprio sulla presenza delle cosche campane nel triangolo Prato/Pistoia/Lucca, registrando allo stesso tempo l’intensificarsi di investimenti nella zona del Valdarno Superiore e dell’aretino.
Secondo la procura, i Casalesi, avrebbero “condizionato” il rilascio di concessioni e autorizzazioni amministrative, di acquisizione d’appalti e servizi pubblici, influenzando i diritti politici dei cittadini. Non è solo la camorra, purtroppo, ad aver messo “occhi e mani” sulla Toscana. Secondo gli investigatori della DNA anche la ‘ndrangheta ha scelto questa regione per tentare il riciclaggio di denaro di provenienza illecita. E la minaccia arriva anche dalle organizzazioni criminali straniere (vedi le mafie russe che operano nella zona costiera della Versilia con cospicui investimenti immobiliari).
Le mafie non sono, ovviamente, l’unico problema di legalità in Toscana. Lo dimostrano le ultime “pesanti” indagini sul sistema degli appalti, anche da queste parti messo in cattiva luce da ipotesi di corruzione e malaffare. Nel mese di giugno del 2012 a Pistoia il Gip Roberto Tredici, su richiesta della Procura della Repubblica, ha emesso 23 ordinanze di custodia cautelare (eseguite dagli uomini della Polizia di Stato) per reati che riguardano, tra gli altri, lavori edili e stradali che sarebbero stati assegnati a un ristretto numero di imprese: 18 i capi di imputazione contestati, tra cui associazione per delinquere, turbativa d’asta, corruzione e concussione.
È l’estrema sintesi dell’inchiesta Untouchables. In particolare, tra imprenditori e funzionari pubblici, ci sarebbe stato un rapporto stretto, che avrebbe consentito di assegnare allo stesso gruppo di impresari i lavori. Il rischio d’illegalità, spesso, è dietro l’angolo anche nelle grandi opere come dimostra un’operazione condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA), che nel dicembre scorso ha messo sotto osservazione il sottoattraversamento TAV di Firenze, in particolare la doppia galleria lunga circa sei chilometri che dovrà “bypassare” la città.
Non appena iniziati i lavori preparatori, i carabinieri del ROS sono intervenuti sequestrando la maxitrivella usata nel cantiere, in quanto ritenuta assolutamente “priva di affidabilità e sicurezza”. Migliora di poco, ma resta un settore assai dolente quello dei Rifiuti (7°posto) dove anche in Toscana ha raggiunto, nel 2012, cifre preoccupanti con 279 reati accertati, il 5,6% sul totale nazionale, 400 le persone denunciate, una persona arrestata e 115 i sequestri effettuati.
È Firenze la provincia con il numero più alto (74 infrazioni accertate), seguita da Siena (53), da Livorno (51), e Arezzo (29). Tante le storie di illegalità in questo settore. Il centro nevralgico della falsa certificazione. Così appare la Toscana nella fotografia scattata dagli inquirenti durante questo ultimo anno di indagini sui traffici illeciti di rifiuti. Accade persino a Prato, un tempo culla imprenditoriale del settore tessile e oggi teatro di un’indagine che parla di camorra e di smaltimento illecito di rifiuti speciali, realizzato grazie al coinvolgimento di un noto clan camorristico di Ercolano.
Non si tratta, spiegano gli investigatori, di un sistema che si chiude all’interno dei confini nazionali ma vede una fitta collaborazione con esponenti di organizzazioni criminali internazionali e si sovrappone con i flussi di import-export di merci (anche contraffatti) verso i paesi dell’Estremo Oriente, Cina in particolare. Nel ciclo illegale dei rifiuti non sempre compaiono personaggi legati ai clan ma spesso operano trafficanti “locali”, come emerge soprattutto in provincia di Arezzo.
Qui si è registrata tra il 2012 e i primi mesi del 2013 una lunga serie di interventi di polizia giudiziaria diretti a smantellare traffici illeciti di rifiuti, principalmente scarti ferrosi nell’ambito dell’operazione Vesper. Stiamo trattando di discariche illegali di pattume tossico: delle vere e proprie bombe ecologiche. La Guardia di Finanza, per esempio, a metà febbraio 2013, ha messo sotto sequestro a Piombino circa 1.000 tonnellate di rifiuto minerale inerte, che era stato abbandonato all’interno di una vasta area senza le necessarie autorizzazioni.
Una tonnellata di eternit, pronta per essere sotterrata, è stata invece scoperta nell’estate scorsa e sequestrata sempre dalla GdF in un terreno in località Versegge, in provincia di Grosseto. Le indagini sullo smaltimento illecito di rifiuti quest’anno lambiscono anche la più importante opera pubblica della storia di Firenze dai tempi del Poggi. Stiamo naturalmente parlando del nodo TAV del capoluogo toscano. Al centro della nuova inchiesta figura, oltre alla qualità e alla sicurezza dell’opera in sé, anche il rischio di infiltrazioni camorristiche per lo smaltimento dei rifiuti prodotti nello scavo delle gallerie.
Attualmente, sarebbero già 31 gli indagati e numerosi gli appalti e i subappalti passati sotto la lente d’ingrandimento. Bracconaggio, commercio illegale di specie protette, allevamenti, pesca di frodo. Ma anche le nuove norme contro il maltrattamento degli animali di affezione. Aumentano in maniera significativa le infrazioni contro gli animali e la fauna selvatica in Toscana,che si piazza al 6° posto della classifica, con numeri davvero preoccupanti: 568 infrazioni accertate con una percentuale sul totale del 7,1%, 419 denunce, 146 sequestri e 1 persona arrestata. Altro anno intenso per le forze dell’ordine, in particolare per il Comando dei Carabinieri, per le cosiddette archeomafie alle prese con i tanti reati commessi ai danni del nostro immenso patrimonio storico-culturale.
La nostra Regione rimane stabile al 4° posto, con 90 furti per una percentuale sul totale dei reati nazionali accertati del 8,8%. In aumento anche i furti nei musei e gli scavi clandestini. Crescono le persone denunciate, mentre i furti di beni culturali rimangono a danno dei privati seguiti dalle chiese. Il 2011 è stato definito “anno orribile” sul fronte incendi. È andata ancora peggio in Toscana, come crescita percentuale, salita dall’ottavo al quinto posto a causa delle 699 infrazioni accertate, con una percentuale del 8,4% sul totale dei reati acclarati, 113 persone denunciate, 14 sequestri effettuati ed una persona arrestata. Grazie alla collaborazione della Corte di Cassazione, e in particolare del suo Ufficio Statistica, in questa edizione del Rapporto Ecomafia sono stati pubblicati per la prima volta i dati relativi a procedimenti penali definiti in materia d’ambiente e classificati per grandi voci di reato.
L’elaborazione dei dati forniti dall’Ufficio Statistica per le diverse macro-aree (ottenuta riclassificando i Distretti delle Corti d’appello su base regionale) conferma la Toscana con (89) procedimenti e con un sesto posto in classifica subito dopo le 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria, Puglia) e il Lazio.