“Non basta il patto fiscale a realizzare l’Europa unita, serve anche un patto sociale”. Lo ha dichiarato il presidente della Giunta regionale, Enrico Rossi, intervenendo nel dibattito nel corso della seduta speciale sul tema “La Toscana e l’Europa per un nuovo modello di sviluppo globale”. Rossi ha detto “di condividere pienamente” l’impostazione delineata dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. “Finché ci sono 26 milioni e mezzo di cittadini europei disoccupati”, ha sottolineato Rossi, “è difficile parlare di Europa unita e del suo futuro”.
Per questo bisogna superare “le politiche di austerità” e occuparsi “di dare lavoro, garantire salari dignitosi, servizi efficaci ed efficienti”. Si tratta di una sfida, ha detto, “drammatica e urgente”. Il presidente della Toscana si è confermato ai vertici della classifica dei governatori più amati: secondo dopo il neo eletto Nicola Zingaretti (Pd), con il 58,8%. Il governatore toscano supera Luca Zaia (Veneto, Lega Nord) edizione 2013 dell'indagine trimestrale Monitoregione dell'istituto Datamonitor. Per quanto riguarda la Toscana, Rossi ha ricordato che la Regione “è impegnata a completare il ciclo della programmazione 2007-2013” e “noi siamo impegnati a chiudere la spesa dei fondi europei nel 2014, per continuare a sostenere l’economia e la società toscana”.
Nello stesso tempo la Toscana “vuole partire subito con la trattativa per la programmazione 2014-2020 e assumere fin dal 2014 i nuovi bandi di finanziamento”. Obiettivo dei nuovi bandi: il sostegno alle imprese, alla ricerca e all’innovazione delle imprese e della produzione, la creazione di rete di imprese, la revisione del mdello di formazione professionale. Il presidente Rossi ha definito “importante” il progetto “GiovaniSì”, grazie al quale si sono attivati i percorso di tirocinio che rivedono in positivo il rapporto scuola-lavoro.
“Un altro tema su cui vorremmo attenzione dall’Europa”, ha aggiunto, “è quello delle mutazioni climatiche, che negli ultimi anni ci ha posto di fronte ai danni delle siccità e delle alluvioni. All’Europa chiediamo finanziamenti per poter programmare interventi di difesa”. Tra gli impegni fondamentali per la Toscana, Rossi ha ricordato “la necessità di completare la realizzazione dell’Agenda digitale” e “quella di porre al centro della nostra azione la cultura, che rappresenta, come è stato detto in passato, il petrolio della nostra economia”.
In questo senso “anche attraverso il confronto con il governo nazionale è necessario capire come riqualificare i nostri punti di eccellenza culturale attraverso l’uso dei fondi europei. Per fare un esempio concreto, dico che non può e non deve piovere dentro le sale della Biblioteca nazionale”. Secondo Rossi, “noi dobbiamo avere il coraggio di guardare al futuro dell’Europa. Forse l’Europa, in questa fase, non è popolare ma i politici che ne sottolineano i limiti sbagliano. Bisogna invece rilanciare in avanti”.
E richiamando il tema dei costi ha detto: “Quanto si potrebbe risparmiare se anziché avere 27 eserciti ne avessimo uno solo? E quanto se, nei vari paesi del mondo, avessimo non 27 ambasciate ma una sola ambasciata, quella dell’Europa unita?”. In questa prospettiva “nel solco della loro tradizione europeista, la Toscana e Firenze ci saranno e daranno il loro contributo”. “Oggi abbiamo ciò che resta di un’Europa che ha perso la propria anima, l’anima della conciliazione al posto dello scontro”.
Così ha esordito Marco Taradash (Pdl), presidente della commissione istituzionale per le politiche dell’Unione europea e gli affari internazionali, invitando a lavorare ad un nuovo percorso, basato su un confronto vero sui problemi e non teso a ottenere “paracaduti” dall’Europa. “Abbiamo un Parlamento europeo che lavora molto e a livello nazionale non ne esiste la percezione – ha affermato – è urgente recuperare l’anima della conciliazione, occorre lasciarsi guidare dal patriottismo costituzionale, che è la forza di paesi come gli Stati Uniti d’America, per costruire insieme un’Europa che ama le differenze ma che è anche capace di offrire una rete di diritti per tutti”. Rudi Russo (Cd) ha definito la discussione “positiva, perché permette di chiarire che federare vuol dire unire, e non ha i significati travisati che il dibattito politico italiano ha voluto dargli”.
Secondo Russo, l’Europa “è a un bivio, a un passo dal declino” e per questo “serve superare le organizzazioni intergovernative per andare verso un’Europa politica unita” per realizzare la quale “serve dare al Parlamento europeo iniziativa legislativa”. Russo ha indicato anche l’obiettivo della “elezione diretta del presidente della Commissione europea, la presentazione di liste elettorali transnazionali e la definizione di un’unica politica estera”. Per Monica Sgherri, capogruppo FdS-Verdi, serve “chiarire che la crisi economica è alla base della crisi dell’Europa e del dibattito, troppo banale, se si debba o no uscire dall’Europa” e serve “una risposta politica alla crisi”.
In questo senso è necessario “un dibattito schietto su cosa pensiamo circa le ricette per uscire dalla crisi. Io non credo che siano utili le politiche di austerità fin qui adottate”. L’Europa, ha proseguito “si costruisce con una cessione di sovranità, ma chi assume le decisioni? E come? Bisogna rispondere a queste domande se vogliamo sanare il vulnus democratico che si è aperto”. Per il futuro, ha concluso, “serve seguire un’altra strada per l’Europa, una strada fatta di solidarietà e di difesa del lavoro e della contrattazione collettiva”. Non si può realizzare il sogno europeo se non “si punta a realizzare un’Europa politica, forte e unita”.
Lo ha dichiarato Marta Gazzarri, capogruppo Idv, la quale ha sottolineato che “occorre una coesione convinta tra gli stati membri, anche pensando di dover rinunciare a qualcuno che non vuole impegnarsi in questo senso”. Gazzarri ha sostenuto che non “si può ragionare in termini di mercati globali, quando poi le politiche economiche vengono definite a livello dei singoli stati”. Per l’Europa, ha aggiunto, “servono politiche unitarie che riducano gli squilibri sociali, politiche industriali ed energetiche comuni e un piano per l’occupazione”.
Infine, ha proposto che la commissione Europa del Consiglio regionale diventi permanente. Secondo Ivan Ferrucci (Pd), “si stanno pagando ritardi e indecisioni che sono maturati negli anni Novanta”. Ferrucci ha ricordato che lo stop alla Costituzione europea ha, di fatto, “interrotto il percorso di integrazione politica dell’Europa” e si “è smesso di parlare di Europa dopo gli attentati dell’11 settembre del 2001”. “Abbiamo ricominciato a farlo”, ha aggiunto, “ solo dopo la crisi economica che si aperta nel 2008, ma senza tenere di conto dei mutamenti avvenuti nel mondo”.
Ferrucci, infine, ha ricordato che “la Toscana può dare un contributo importante per l’Europa, visto il ruolo fondamentale che le regioni europee possono giocare nel percorso di integrazione”. La portavoce delle opposizioni, Stefania Fuscagni, ha lamentato “scarsa comunicazione, sui temi europei, tra Giunta e Consiglio regionale. E’ un limite che va superato”. Come da rivedere e superare è “il programma della formazione professionale toscano, che si regge quasi esclusivamente sui fondi europei, perché rispetto agli altri paesi siamo estremamente carenti nel realizzare un rapporto scuola-lavoro che funzioni.
Il nostro, per ora, non funziona”. Secondo Fuscagni, l’Italia deve inoltre superare il limite per cui si trova “ad essere l’unico paese europeo senza investimenti diretti a favore delle famiglie e dei giovani”. All’Europa, infine, ha chiesto “che siano difese anche le minoranze religiose”.