Nella mattinata, 50 Carabinieri dei NAS ed altrettanti militari dell'Arma territoriale, in Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Puglia, e Calabria, hanno eseguito - su disposizione del GIP del Tribunale di Massa, 6 arresti (4 in carcere e 2 ai domiciliari), 10 obblighi di presentazione alla Polizia Giudiziaria, nonché 22 perquisizioni locali e personali. Nell'indagine, denominata "Amateur" e coordinata dalla Procura della Repubblica di Massa, sono indagate 25 persone (7 in stato di libertà) responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere dedita al traffico ed al commercio di sostanze vietate per doping, ricettazione, assunzione di sostanze dopanti, esercizio abusivo della professione medica e truffa ai danni dello Stato. Il Nas di Firenze, nel 2009, ha avviato indagini su alcuni partecipanti a 2 gare ciclistiche amatoriali dove personale medico della Commissione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive (CVD), attivato dallo stesso Nucleo, ha effettuato dei prelievi di campioni biologici, i cui successivi esami hanno riscontrato la positività di alcuni atleti a sostanze farmacologicamente attive, vietate per doping. I successivi accertamenti del Nucleo hanno fatto emergere un consistente traffico di sostanze dopanti (in particolare a base di eritropoietina - EPO) provenienti dalla Campania, che un'organizzazione criminale - composta da 4 persone - reperiva sul mercato nazionale ed in minima parte all'estero e, con il concorso di alcuni degli altri indagati (tutti comunque assuntori di tali sostanze), distribuiva nell'ambito del ciclismo amatoriale toscano. Nel corso delle indagini sono già state sequestrate circa 200 dosi di farmaci anabolizzanti, di cui 140 a base di EPO, nonché alcune confezioni monouso di medicinali contenenti due nuove tipologie di sostanze dopanti: il CERA (Continuous Erythropoietin Receptor Activator - attivatore continuo del recettore dell'eritropoietina, chiamato anche "eritropoietina di terza generazione") e l'EPO Zeta.
Tali principi attivi, tra gli ultimi ritrovati nella pratica doping, sono di difficile individuazione nelle analisi di laboratorio. L'attività investigativa ha anche consentito di acquisire elementi circa l'approvvigionamento, da parte di alcuni degli indagati, di nuove sostanze ricadenti nella pratica del c.d. "doping genetico", ovvero l'uso non terapeutico di tecniche di ingegneria genetica finalizzate a modificare la struttura di molti tessuti per renderli più efficaci nello sforzo fisico.