I legali della più grande associazione italiana di tutela e difesa dei medici segnalano un vuoto legislativo e amministrativo sul tema delle cure ai pazienti con il metodo Stamina. È urgente intervenire per garantire uniformità di trattamento a livello nazionale. «Un vuoto legislativo e amministrativo ha portato all’attuale situazione in cui versano molti pazienti che chiedono di avere accesso alle cure con il metodo Stamina, ma che sono costretti a rivolgersi ai tribunali dopo il blocco imposto dall’AIFA» denunciano i legali di Consulcesi, la più grande associazione europea di tutela e difesa dei diritti dei medici, che conta 40 mila associati in Italia, in merito alla vicenda che sta dividendo il Paese. «Lo testimonia anche - continuano - il fatto che al momento sia pendente un ricorso contro i provvedimenti di blocco adottati dall’AIFA dinanzi al T.A.R.
della Lombardia, sezione di Brescia. Anche la Regione competente si è costituita, ribadendo la correttezza e l’adeguatezza delle attività svolte nei laboratori dell’ospedale di Brescia. Se, come auspichiamo, i chiarimenti e le verifiche richiesti dal Tribunale Amministrativo porteranno all’accoglimento del ricorso, i provvedimenti adottati dall’AIFA saranno annullati, permettendo ai pazienti di accedere al trattamento senza la necessità di ricorrere in giudizio». «Le numerose decisioni dei tribunali italiani in questi ultimi mesi, che autorizzano i pazienti a usufruire dei trattamenti sviluppati dalla Stamina Foundation (infusione di cellule staminali di tipo mesenchimale), sono infatti basate su due principi fondamentali: il primo, sancito dall’art.
32 della Costituzione, che garantisce la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo, e il secondo, previsto dal Decreto Ministeriale (Turco-Fazio) del 5 dicembre 2006, che riconosce il diritto al cittadino affetto da patologia con prognosi infausta, in mancanza di valida alternativa terapeutica, di sottoporsi a trattamenti cosiddetti compassionevoli». «È necessario e urgente che ci sia un intervento legislativo e che il Ministero dia una direzione: si tratta dell’unica via possibile per garantire uniformità di trattamento a livello nazionale a tutti i pazienti.
Al momento, i malati e le loro famiglie sono costretti a ricorrere ai tribunali, per superare il “blocco” burocratico opposto dall’AIFA (16 maggio 2012 e del 29 novembre 2012), blocco che impedisce loro il libero accesso al trattamento terapeutico secondo il protocollo della Stamina Foundation. Questo meccanismo non solo costringe i pazienti a dover sostenere spese legali, ma anche, e soprattutto, li pone in balia delle singole decisioni dei giudici, con il concreto rischio di vedersi negato un diritto fondamentale per effetto delle diverse interpretazioni delle norme adottate dai vari tribunali.
Tribunali che non possono, evidentemente, decidere sul merito scientifico della questione, su cui è fondamentale ci sia un pronunciamento di esperti e ricercatori». «Come associazione - aggiunge il Presidente di Consulcesi Massimo Tortorella - siamo impegnati da 15 anni nel settore della ricerca, sostenendo progetti volti all’impiego terapeutico delle cellule staminali, attraverso la Onlus Futura Ricerca. A guidarci è proprio la convinzione che queste cellule siano le candidate più promettenti per sconfiggere le patologie più gravi e debilitanti del nostro tempo.
Ma è necessario che la ricerca continui, senza essere ostacolata da una burocrazia cieca, che pone limiti insensati e risulta sorda a ogni appello umanitario». Proprio ieri Sofia, grazie alla causa vinta e ai progressi ottenuti dalla prima iniezione, ha ricevuto la seconda infiltrazione di cellule staminali. Consulcesi, sulla scorta di questa vicenda, sta lanciando un sondaggio tra i medici e i professionisti sanitari propri associati. Dalle loro risposte, che saranno diffuse a breve, emergeranno quali sono le opinioni e le convinzioni di chi, oltre ai pazienti, è direttamente chiamato in causa quando si tratta di terapie e cure.