Governance, costi, gestione sanitaria, futuro della pneumologia. Ma si parla anche di allergie alimentari nel corso dell’importante Congresso Nazionale “Asma Bronchiale e BPCO: Strategie per la Governance”, che si tiene oggi e domani presso il Centro Congressi Villa Quaranta Park Hotel, Verona, con oltre 400 specialisti accreditati. Promosso da Dr. Roberto W. Dal Negro, responsabile di Research & Clinical Governance, col patrocinio della Società Italiana di Medicina Respiratoria (SIMeR), dell’Associazione Interdisciplinare Malattie Respiratorie (AIMAR); dei Centro Nazionale Studi di Farmacoeconomia e Farmacoepidemiologia Respiratoria (CESFAR) e della Scuola di Alta Formazione in Management Sanitario (SAFIMS). Secondo i risultati della ricerca che verrà presentata oggi durante il convegno, occorre fare attenzione soprattutto ad un alimento, senza distinzione d’età.
«L’allergie alle uova è il più forte predittore riconosciuto di allergie respiratorie nei bambini e negli adulti di asma – afferma il Prof. Nunzio Crimi, Professore Ordinario di Malattie Respiratorie presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Catania - I pazienti che hanno sia allergie alimentari che asma rischiano maggiormente reazioni anafilattiche e mortali». I pazienti asmatici o con patologie respiratorie croniche e con allergie alimentari ricorrono sei volte di più ai pronto soccorso per le forme più gravi di asma.
I pronto soccorso sono sempre più affollati: una politica lungimirante deve istituire studi consociati del medico di base aperti 24 h al giorno per snellire il lavoro delle strutture di primo soccorso. Il congresso intende far luce sulla relazione tra malattie respiratorie e alimenti: solo nel 2012 sono stati 495 i morti di asma. Per i bambini da 0 a 3 anni, gli alimenti che provocano più allergie sono latte e uova, con sintomi quali eczema, orticaria, vomito, diarrea. Da 1 a 3 anni sono alimenti quali latte, uova, nocciole e arachidi ad aumentare il rischio di incorrere in allergie: i sintomi sono eczema, diarrea, dolori addominali e sibili.
Nella fascia d’età 3-4 si aggiungono, ai suddetti alimenti, il grano, la soia e la frutta, provocando disturbi gastrointestinali, asma, rinite ed eczema. I bambini dai 7 a 15 anni, mangiando frutta e vegetali, nocciole e arachidi, pesce e frutti di mare, rischiano maggiormente: i sintomi allergici più comuni sono sindrome orale allergica, asma, rinite, disturbi gastrointestinali e anafilassi. Negli adulti, sia maschi che femmine, ad alzare la percentuale di rischio sono frutta e vegetali, nocciole e arachidi, semi, pesce, frutti di mare e grano.
Sindrome orale Allergica, asma, rinite, disturbi gastrointestinali e anafilassi sono i sintomi più comuni. Per riconoscere questa tipologia di problematica occorre fare molta attenzione ai seguenti segni e sintomi, perché un’allergia alimentare non curata potrebbe causare l’anafilassi, e quindi la morte. Quattro sono le tipologie di disturbi che si possono accusare: sintomi gastrointestinali, con prurito e/o edema labbra, lingua e mucosa orale, epigastralgia, nausea, vomito, reflusso, dolori addominali o colica, diarrea; sintomi cutanei, quali prurito, rush eritematoso, dermatite atopica, eczema, orticaria-angioedema; sintomi respiratori, rinorrea, congestione nasale, prurito/starnuti, edema della glottide, disfonia, tosse secca; asma bronchiale e shock anafilattico, che provoca ipotensione, lipotimia, sudorazione profusa, sensazione di morte imminente. I fattori che provocano principalmente le allergie sono il consumo eccessivo di un alimento, un consumo prolungato e abbondante, un uso esclusivo dell’alimento, o anche una predisposizione genetica.
«In tutto il mondo abbiamo alimenti che aumentano il rischio di allergia – spiega il Prof. Nunzio Crimi - nei Paesi scandinavi è il pesce, negli Stati Uniti le arachidi, nei Paesi mediterranei i crostacei e i molluschi, le lumache in Portogallo, il sedano nella Svizzera tedesca, la frutta fresca e i vegetali nell’Europa del Sud». «Le nuove prospettive di diagnostica molecolare in ambito allergologico – prosegue il Prof. Crimi - consentono di valutare il rischio di gravi reazioni sistemiche in rapporto al tipo di sensibilizzazione verso i singoli componenti molecolari, particolarmente per gli antigeni più stabili alla digestione e al calore.
Altrettanto importanti sono le conoscenze relative alla crossreattività tra le varie componenti allergeniche presenti nei pollini di piante ed alimenti».