Firenze - Una giornata per dire “no”, all’accaparramento indiscriminato delle terre a danno delle popolazioni più povere del pianeta. Enormi cartelli con su scritto “VENDUTO”, affissi nei luoghi simbolo di Firenze e delle maggiori città italiane e del mondo, grazie alla mobilitazione globale degli attivisti di Oxfam. E’ il “No Land Grab Day”, la giornata internazionale, indetta da Oxfam per oggi 7 febbraio, contro il fenomeno del landgrabbing. Tanti i monumenti e luoghi pubblici fiorentini “occupati” simbolicamente, per far crescere la consapevolezza nell’opinione pubblica, sulle conseguenze di un fenomeno che sta affamando sempre più Paesi e popolazioni del Sud del mondo: da Palazzo Vecchio, al David di Michelangelo, al Duomo di Firenze, alla Chiesa di Santa Maria Novella, a Ponte Vecchio..
E assieme anche il Colosseo di Roma e Piazza Affari a Milano, le Scogliere di Dover in Gran Bretagna, l’Atomium di Bruxelles, il Lincoln Memorial a Washington, l’Harbour Bridge a Sydney, il Prado a Madrid e decine di altri in tutto il mondo. “Immaginiamo se un luogo a noi caro, nel posto dove abitiamo, ci fosse sottratto e venisse venduto. – spiega l’attore fiorentino Alessandro Riccio, testimonial d’eccezione dell’iniziativa a Firenze - Senza nessun avvertimento. Nessun compenso.
E non ci fosse niente che possiamo fare. Saremmo infuriati. Sarebbe un’ingiustizia. Eppure questa è la realtà per migliaia di famiglie in Africa e non solo”. “Sono stati scelti alcuni dei luoghi simbolo di Firenze e del mondo, per riportare l’attenzione dell’opinione pubblica, su un fenomeno che ha coinvolto in soli dieci anni compravendite di terre per un’area grande quasi sette volte l’Italia. Nel complesso quella terra potrebbe produrre cibo sufficiente a sfamare più di un miliardo di persone ogni anno.
– continua il portavoce di Oxfam a Firenze, Lorenzo Ridi - Proprio ora, alcune aziende stanno acquistando vasti appezzamenti di terra in tutto il mondo. Il problema è che queste compravendite sono spesso veri e propri accaparramenti di terre, che costringono gli agricoltori ad abbandonare le proprie terre e le proprie case, lasciandoli senza la possibilità di coltivare e di guadagnarsi da vivere”. A dimostrazione dell’acuirsi del fenomeno, la nuova ricerca, pubblicata oggi da Oxfam, che illustra come gli investitori in terre preferiscono fare affari laddove nel mondo i governi sono più deboli.
L'analisi mostra infatti, che oltre tre quarti dei 56 paesi, dove sono stati conclusi affari legati alla terra tra il 2000 e il 2011, si attestavano nei quattro indicatori chiave sulla governance (forniti dalla Banca Mondiale) al di sotto della media. Nei 23 paesi meno sviluppati si sono registrati infatti più della metà degli affari legati alla terra conclusi durante questo periodo. Per fermare il fenomeno Oxfam e i suoi attivisti, si appellano quindi alla Banca Mondiale affinché annunci una sospensione temporanea degli investimenti legati alla terra, e si assicuri che i suoi finanziamenti non favoriscano il land grabbing.
Approfittando della posizione che le permette di stabilire gli standard internazionali degli investimenti in terra e stanziare finanziamenti per questo tipo di affari, oltre che consigliare i paesi in via di sviluppo sugli investimenti terrieri. “Il mal governo è un buon affare per gli investitori che cercano di assicurarsi vasti appezzamenti di terra in modo rapido e a poco prezzo. – aggiunge la direttrice Campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti - Sembra che gli investitori cerchino i paesi 'al miglior prezzo', con governi e leggi deboli, perché rappresentano dei 'facili obiettivi'.
Ciò getta in una situazione disastrosa le comunità, le cui case e i cui mezzi di sostentamento vengono loro sottratti senza alcun compenso. Ottenere un controllo sulla corsa moderna all'accaparramento dei terreni, che vede ogni secondo un’area grande come il Colosseo venduta a investitori stranieri, deve essere una priorità dell'agenda della Banca”.