L’ipertensione arteriosa resistente ai farmaci ora ha una cura che funziona. La Fondazione Toscana Gabriele Monasterio di Pisa sta sperimentando una nuova procedura, ancora poco utilizzata in Italia: la denervazione simpatica renale. A distanza di 4 mesi dal coinvolgimento di tre pazienti resistenti ai farmaci e che quindi rischiano eventi cardiovascolari tre volte superiore rispetto alla media, il gruppo guidato dal dr. Sergio Berti, Responsabile di Cardiologia Interventistica, dispone oggi di dati che confermano i benefici clinici della procedura. Si aprono dunque prospettive nuove e positive per il futuro di tutti quei pazienti affetti da questa patologia e resistenti ai farmaci (fino al 10% delle persone che soffrono di ipertensione arteriosa) e che quindi sono a rischio di infarto miocardico, ictus cerebrale e insufficienza renale. “Possiamo oggi confermare questi dati preliminari sui benefici della denervazione renale.
L’approccio multidisciplinare e la collaborazione tra i cardiologi interventisti e i cardiologi clinici della struttura che seguono il decorso dei pazienti – afferma Sergio Berti, Responsabile dell’U.O.C. Cardiologia Interventistica - ha avuto un ruolo fondamentale per il successo di questo trattamento. Questo modo di lavorare, unito al crescere dell’esperienza e a ulteriori risultati positivi, potrebbe aiutarci a capire se questa tecnica potrà trovare applicazione anche per altre patologie, come ad esempio le malattie renali croniche, che prevedono un’iperattività del sistema nervoso”. Il sistema è stato utilizzato su tre pazienti affetti da ipertensione resistenti a più di tre farmaci anti- ipertensivi e le procedure sono state eseguite presso il laboratorio di emodinamica. I dati clinici preliminari del sistema dimostrano che è sicuro ed efficace.
Lo studio, denominato “EnligHTN I”, ha dimostrato che si ottiene una riduzione della pressione sistolica media di 22 punti pochi giorni dopo la procedura e di 26 punti a 60 giorni dall’intervento. La riduzione della pressione è fondamentale dal momento che il rischio di un evento cardiovascolare si riduce del 50% ogni 20 punti di decremento della pressione sanguigna. A distanza di 1 mese dalla procedura di denervazione renale, il primo paziente è passato da valori di pressione arteriosa 160/95 mmHg a valori 135/80 mmHg, mentre il secondo paziente, che prima della procedura aveva una pressione media durante le 24 ore di 164/100 mmHg con picchi fino a 195/105 mmHg, ha registrato a distanza di 1 mese, valori di 135/82 mmHg con una riduzione della terapia antipertensiva.
Il terzo paziente, infine, dopo 1 mese dall’intervento, ha mostrato una riduzione dei valori sistolici di pressione arteriosa di 20 mmHg rispetto ai valori al momento del ricovero. Ancora una volta la Fondazione Monasterio, voluta e creata dal CNR e dalla Regione Toscana quale centro di eccellenza nel trattamento delle patologie cardiopolmonari, si conferma struttura all'avanguardia nell'utilizzo di tecnologie innovative ed un punto di riferimento in cui il paziente è al centro di un team multidisciplinare che offre i più moderni ed appropriati percorsi preventivi, diagnostico-terapeutici e riabilitativi. La sperimentazione Questa procedura mininvasiva si basa sul legame tra nervi renali del sistema nervoso simpatico e la pressione arteriosa e prevede l’inserimento di un catetere all’interno dell’arteria renale che, erogando energia a radiofrequenza, interrompe la conduzione delle terminazioni nervose coinvolte nella regolazione della pressione arteriosa.