La morte di Massimo Castri, uno dei più importanti registi del teatro italiano del Novecento, apre un vuoto nella cultura italiana che non sarà facile colmare, sia per la capacità di ricerca che per le doti di qualità e forza scenica che emergono dalle sue regie. Il Presidente del Teatro Metastasio, Umberto Cecchi, assieme al consiglio di amministrazione e a tutti i dipendenti, che con Castri, negli anni, hanno avuto contatti quotidiani non solo di cordiale collaborazione ma anche di grande affetto, hanno inteso ricordarlo, allestendo la camera ardente nel Ridotto del teatro, dove per anni il maestro ha lavorato nella preparazione di tanti suoi spettacoli. Mercoledì 23 gennaio la salma di Massimo Castri sarà esposta nel Ridotto del teatro Metastasio di Prato (sala Montalvo Casini), a partire dalle ore 11.00. Alle ore 15.00 avrà luogo la cerimonia ufficiale di commemorazione presieduta dal Presidente del Teatro Metastasio, Umberto Cecchi; interverrà l’Assessore Regionale alla Cultura Cristina Scaletti. Massimo Castri è stato dal 1994 al 2000 direttore e l’ideatore e promotore della nascita del Metastasio come Stabile della Toscana, riconoscimento che fu approvato nel 1998.
È dunque nel suo teatro che torna per l’estremo saluto, così come al Metastasio ha messo in scena il suo ultimo spettacolo, La cantatrice calva, che ha chiuso la sua tournée il giorno stesso della sua morte. Come per un ultimo saluto. Il Piccolo di Milano, per onorare il Maestro, ha deciso di riaprire la prossima stagione riproponendo questa sua ultima regia che ha avuto un grande successo nel suo giro nei teatri italiani. Una carriera straordinaria quella di Castri, ricca di premi e riconoscimenti.
Tra le tante collaborazioni, quella con il teatro Metastasio è sicuramente la più lunga e produttiva. Nel 1994 ne diventa direttore ed è stato uno dei maggiori artefici della formazione del Teatro Stabile della Toscana. Fra il ’94 e il ’98 va ricordato il monumento goldoniano La trilogia della villeggiatura, e poi Oreste di Euripide, Orgia di Pasolini, Fede speranza carità di Von Horvath. Nel 1997 firma inoltre la regia de Gli innamorati di Goldoni. È del 2010 il bellissimo allestimento (produzione Ert, Teatro di Roma, Teatro Metastasio di Prato) di Finale di partita di Beckett che gli è valso il Premio Ubu e il Premio Alabarda d’oro, ultimi tra i numerosi premi che si è aggiudicato nella sua carriera.