FIRENZE – L’assessore regionale al lavoro e alle attività produttive ha partecipato a Barga ad un incontro sulla crisi della Kme con la Rsu aziendale, il presidente della Provincia di Lucca, i sindaci dei Comuni di Barga e Gallicano, i consiglieri regionali e i parlamentari del territorio. L’assessore ha preso atto, condividendole pienamente, delle preoccupazioni manifestate dai lavoratori per l’annuncio della Kme di voler ridurre gli organici e bloccare l’attività del forno di fusione di Barga, il più grande del genere per il rame in Italia.
Uno scenario che prefigura un pesante ridimensionamento dello stabilimento di Barga, oltre alla chiusura di quello di Campotizzoro, e più in generale un grave indebolimento della presenza della multinazionale in Italia. Solo per quanto riguarda la Toscana – l’altro stabilimento italiano del gruppo si trova a Serravalle Scrivia, in Piemonte – la Kme ha minacciato 180 esuberi. L’assessore ha dato la piena disponibilità a convocare in Regione i rappresentanti della Kme se, dopo l’incontro nazionale azienda-sindacati previsto per il 28 gennaio, non saranno mutate sostanzialmente le condizioni.
Ha inoltre affermato che si riserverà di valutare la possibilità di attivarsi presso il Ministero dello sviluppo economico per chiedere l’apertura di un tavolo nazionale, dal momento che la riorganizzazione riguarda l’intera presenza del gruppo in Italia. Iniziative di sostegno ai lavoratori della Kme sono state annunciate anche da tutti gli altri rappresentanti istituzionali presenti all’incontro. “Siamo soddisfatti perché l’azienda Braccialini ha rispettato gli impegni presi alla fine di ottobre con l’Amministrazione comunale e le altre istituzioni, ovvero ha raggiunto un buon accordo con i sindacati per il piano aziendale, ha cercato il minimo impatto per i lavoratori e le famiglie e ha dimostrato responsabilità sociale”: con queste parole l’assessore allo Sviluppo economico del Comune di Scandicci Andrea Giorgi ha commentato l’accordo raggiunto per la vertenza sindacale dell’azienda di pelletteria di Scandicci Braccialini, che riduce il numero di lavoratori in esubero a 29 rispetto ai 77 previsti inizialmente.
“Sapevamo l’impegno di entrambe le parti per raggiungere questo obiettivo”, prosegue Giorgi, “sottolineiamo anche l’importanza dell’utilizzo del contratto di solidarietà per 12 mesi come ammortizzatore sociale. In questa vertenza gli stessi lavoratori hanno dimostrato senso di responsabilità, fondamentale per raggiungere un accordo finale con il minor impatto possibile”. All’inizio della vertenza Braccialini aveva annunciato “la necessità di un piano di riorganizzazione per affrontare nel miglior modo possibile le sfide future del mercato”.
Soddisfazione espressa dai sindacalisti Giovanni Rizzuto (Femca-Cisl) e Bernardo Marasco (Filctem-Cgil): “Siamo riusciti a raggiungere un accordo che ha consentito la riduzione del numero degli esuberi da 77 a 29, posticipando il licenziamento alla fine dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali.” “Abbiamo ottenuto 12 mesi+12 mesi di ammortizzatori sociali. Inizieremo con un anno di solidarietà, che coinvolgerà 165 lavoratori. Questo accordo fa iniziare ora una nuova fase". Domani intanto a Sesto Fiorentino è in programma il corteo di solidarietà ai lavoratori della Ginori, al corteo prenderà parte l'Amministrazione comunale e anche il Pd metropolitano di Firenze.
'Uniti per salvare la Ginori e i suoi lavoratori' è lo striscione che la giunta comunale di Sesto Fiorentino ha fatto appendere stamani sulla facciata del palazzo comunale. Domani alle 17, il sindaco Gianassi e la giunta parteciperanno alla manifestazione indetta dalle rappresentanze sindacali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil “A rischio sono oltre 300 lavoratori e un marchio storico che rispecchia l’identità di una comunità, ora più che mai vogliamo stare vicini ai dipendenti della Ginori e per questo aderiamo convintamente alla manifestazione.
– spiegano Patrizio Mecacci, segretario Pd metropolitano di Firenze e Stefano Righeschi, responsabile lavoro – Urgono chiarimenti sul futuro della manifattura, perchè si possa garantire la tutela occupazionale e la permanenza in loco del sito produttivo e del marchio, mantenendo il livello qualitativo che l’ha sempre caratterizzata e l’ha resa un eccellenza a livello internazionale: da tempo le istituzioni si sono impegnate al fianco dei lavoratori e dei sindacati, continueremo a fare anche noi la nostra parte perchè la Ginori deve vivere ”. Altra azienda locale in crisi è la Shelbox, produttrice di case mobili con sede a Castelfiorentino.
Oggi a Palazzo Medici Riccardi si è riunita l'unità di crisi della Provincia di Firenze per valutare la situazione. Al tavolo erano presenti le Istituzioni, le organizzazioni sindacali, l'azienda e le RSU. L'azienda ha informato il tavolo di aver ricevuto alcune manifestazioni d'interesse da parte di alcuni soggetti industriali del ramo. La stessa azienda farà le opportune verifiche in merito nel più breve tempo possibile. Contemporaneamente verrà attivato un approfondimento tecnico dal tavolo procedurale provinciale riguardo gli ammortizzatori sociali da attuare per garantire la tutela dei lavoratori.
Al termine è stato deciso infine che l'unità di crisi tornerà a riunirsi il prossimo 4 febbraio. Ma non si fa in tempi ad aprire un tavolo di trattative che poco più in là un'altra azienda rischia di sparire. Il centro di Firenze negli ultimi mesi è stato protagonista di numerose chiusure di negozi e attività, talvolta, storiche. Stavolta è il caso della Prenatal in via Brunelleschi che a febbraio calerà la saracinesca. Dopo Ricordi, Edison un'altra insegna “storica” presente nel centro di Firenze sparisce dal panorama fiorentino.
Si profila per le 9 dipendenti del punto vendita un licenziamento quasi certo, visto le difficoltà di possibile ricollocamento delle lavoratrici in altre sedi del gruppo. La chiusura, ci ha spiegato l’azienda, è causata dal calo di fatturato verificatosi negli ultimi due anni e dall’alto costo dell’affitto. La Filcams richiederà al Comune di Firenze un aiuto per trovare una possibile sede, anche di minore superficie, ma che permetta all’azienda di non abbandonare la piazza di Firenze e contemporaneamente di salvaguardare l’occupazionale delle lavoratrici. “Certo - sottolinea Enrico Talenti della FILCAMS CGIL - la crisi economica rende la fase molto difficile, soprattutto se si aggiunge il problema dell’alto costo degli affitti commerciali nel centro storico di Firenze.
Quest’ultimo fattore infatti sta diventando la maggiore causa di tante chiusure e delle perdite di insegne “storiche” della nostra città.”