“Le sentenze della Consulta si rispettano e si applicano. Ma nessuno ci potrà impedire di pensare che la liberalizzazione completa degli orari è un tributo irrispettoso all’identità storica e alle tradizioni, che colpisce i diritti dei lavoratori e favorisce la grande distribuzione a danno del piccolo commercio”. Così il presidente Enrico Rossi ha commentato il rigetto da parte della Corte Costituzionale del ricorso presentato da otto Regioni, tra cui la Toscana, contro la decisione del governo, nell’ambito del decreto SalvaItalia, di consentire la totale libertà degli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali.
“Ci auguriamo che il prossimo governo possa ristabilire un minimo di regole, condivise con le Regioni, gli enti locali e con le associazioni di categoria”. Da parte sua, l’assessore regionale al commercio Cristina Scaletti ha sostenuto che “la Toscana ha fatto di tutto per rendere compatibile la liberalizzazione con la giusta armonia fra tipologie distributive, la qualità della vita del consumatore ma anche del lavoratore, nonché il rapporto fra paesaggio, ambiente, aspetti sociali e insediamenti”. Sul ricorso presentato insieme ad altre sette regioni, la Consulta ha però osservato che la competenza dello Stato è prevalente, attribuendo la questione alla materia della concorrenza.
“Ecco perché noi chiediamo, a questo punto, che il Governo che si insedierà dopo le elezioni apra un tavolo con le regioni e l’Anci” ha aggiunto Scaletti. “Occorre studiare le modalità per inserire nella legislazione nazionale normative per evitare che queste liberalizzazioni producano una non auspicabile situazione di concorrenza selvaggia nel commercio. Ritengo – ha concluso l’assessore – sia importante riconoscere ancora alle istiuzioni un ruolo attivo nella regolamentazione e nel coordinamento dei tempi delle città e dei territori in rapporto alle attività e le funzioni.
Delegare tutto ciò alle grandi imprese del commercio non può sempre risolvere i problemi dei cittadini”. "Il piccolo commercio rischia di scomparire, - è il commento della Confcommercio Toscana - schiacciato dai colossi della grande distribuzione pronti a sacrificare giorni di riposo e a procedere a colpi di aperture no stop nella disperata caccia al cliente. Cosa che gran parte degli esercizi commerciali non sono in grado di fare. Sono stati così rigettati i ricorsi in materia presentati nei mesi scorsi dalle Regioni Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Lombardia e Piemonte.
Di fatto, dunque, la Corte conferma la legittimità della normativa attualmente in vigore, che non stabilisce alcun limite agli orari, né alle aperture festive. "Con il dispositivo della Corte Costituzionale e l'applicazione del decreto 'Salva Italia' - commenta il presidente di Confcommercio Toscana, Stefano Bottai - si pregiudicheranno la salvaguardia dei centri storici e la funzione sociale dei negozi di vicinato, con ricadute negative sia sul piano della vita delle città che su quello della sicurezza dei cittadini.
Un atto che Confcommercio percepisce come una prevaricazione dei centralismi sulle competenze regionali". "Rispettiamo la sentenza - aggiunge il presidente di Confcommercio - ma riteniamo che così non si vada nella direzione di garantire la vera libertà di concorrenza, perché solo alcuni gruppi organizzati si possono permettere questo tipo di aperture. Quello che più preoccupa è cosa potrà accadere in futuro: tutto, a questo punto, può essere interpretato e stravolto. I consumatori rischiamo di perdere quel servizio fondamentale rappresentato dai negozi di vicinato, mentre i titolari, costretti a sostenere costi e problemi gestionali per adeguarsi ad una, a questo punto inutile, liberalizzazione, e i dipendenti, chiamati a sacrificare il loro riposo festivo, rischiano invece il posto di lavoro".