Il nuovo proprietario di Ataf, ovvero Mauro Moretti di Ferrovie che con la compagnia Bus Italia ha rilevato l'azienda di trasporto pubblico fiorentina lo aveva preannuciato: "è probabile che ci saranno delgli esuberi". Da ieri c'è il numero esatto: 194 tra amministrativi (135) e autisti (54). I sindacati parlano di ''macelleria sociale'' e reclamano il rispetto della 'clausola sociale' e tornano a puntare il dito contro il sindaco Renzi, principale fautore della vendita, e del gruppo del Pd che in Consiglio Comunale ha avvallato la privatizzazione.
Renzi da parte sua rilancia le responsabilità sui sindacati che non hanno mai voluto scendere a patti, per i lavoratori in esubero si dice "disposto a dare una mano" ma anche che non essendo più il Comune il proprietario dell'azienda "bisognerà rispettare le decisioni della proprietà". LE OPPOSIZIONI: “Come volevasi dimostrare. Eccolo, il volto reale e cattivo di quella che spacciano per modernità, o magari progresso. Appena concluso il passaggio ai privati di ATAF, arriva l'annuncio di quasi 200 "esuberi", che sono licenziamenti: duecento lavoratori per la strada, duecento famiglie senza reddito.
E' il capitalismo, baby - commenata Ornella De Zordo, capogruppo di Per un altra Città. "Inserire nel bando la clausola sociale, cioè salvaguardare il livello occupazionale, avrebbe abbassato il prezzo di vendita, così il Comune di Firenze, in particolare il Sindaco Renzi, d'accordo con il presidente liquidatore Bonaccorsi (che due anni fa festeggiava un fantomatico bilancio in attivo), hanno scelto consapevolmente di alzare il prezzo in cambio della pelle di duecento lavoratori ATAF. Moretti dal canto suo, pienamente calato nel ruolo di padrone della ferriera, non si scompone a firmare lettere di licenziamento, come non si è scomposto davanti alla tragedia di Viareggio a commentare ai parenti delle vittime "sono cose che succedono". Suggeriamo al Sindaco Renzi di piantarla a questo punto con la favoletta dei dieci minuti di lavoro in più che gli autisti si sarebbero rifiutati di accettare per salvare l'azienda: che dieci minuti al giorno equivalgano a duecento posti di lavoro francamente non riuscirebbe a sostenerlo neanche Berlusconi.
Si assuma invece le sue responsabilità: non ha salvato l'azienda fiorentina di trasporto pubblico, l'ha condannata nelle mani di speculatori senza scrupoli. E non si meravigli se per strada trova anche qualcuno che gliele ricorda queste responsabilità, in modo più o meno beneducato. Naturalmente, come sempre, tutta la nostra solidarietà ai lavoratori ATAF e alle lotte che sicuramente metteranno in campo”. "Ecco gli effetti della privatizzazione di Ataf: 194 esuberi, aumento del biglietto fino a euro 1,50, più del 10% sugli abbonamenti.
Un piano di macelleria sociale". Ci vanno giù duri anche i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi. "Mercato e profitti non possono cancellare lavoro, diritti e salari", dicono. La nuova proprietà - Ferrovie che attraverso Busitalia ha la quasi totalità di Ataf più Cap e Autogudovie- presenta "il conto: 194 esuberi, aumento del biglietto fino a 1,50 euro più il 10% sugli abbonamenti". L'estratto del piano industriale presentato dalla proprietà e dalla complessa cordata societaria alle organizzazioni sindacali parla in molto chiaro della nuova modalità gestionale che punta "al perseguimento dei risparmi e del massimo dei profitti attraverso tagli all'occupazione e sul costo del lavoro, da cui i nuovi gestori prevedono di 'risparmiare' sette milioni di euro rimettendo in discussione anche i contratti integrativi in essere". Gli inasprimenti tariffari e l'eliminazione delle agevolazioni offerte dagli abbonamenti con incrementi sui costi sarebbero l'altra parte della medaglia.
"Un piano antisociale, da noi denunciato più volte - continuano Calò e Verdi - Lavoro, salari e diritti sacrificati dalle regole del mercato che trovano nel business del trasporto locale l'occasione di trasformare il servizio pubblico concepito per garantire a tutti il diritto alla mobilità per il lavoro e lo studio anche delle fasce più deboli in una attività commerciale nello spirito del pareggio di bilancio dei nostri 'tecnici'" . Modalità questa che "comporterà sempre più di salvare unicamente le linee considerate redditizie, scollegando i territori l'uno dall'altro e obbligando i cittadini a ricorrere a mezzi privati.
Rifondazione Comunista, a fianco dei lavoratori e della Rsu, sosterrà tutte le vertenze in atto affinché la privatizzazione non distrugga il lavoro, diritti, trasporti e mobilità".