Nella giornata odierna è stata portata a compimento, nelle province di Napoli, Roma e Firenze, un'operazione che ha visto i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Capoluogo toscano, coadiuvati da quelli degli omologhi Nuclei dei gruppi di Frascati (RM) e Torre Annunziata (NA), dare esecuzione a sei provvedimenti restrittivi, tre uomini e tre donne, responsabili in concorso dei reati di usura ed estorsione, entrambi aggravati dal metodo mafioso. Le attività investigative sono state avviate a seguito dell'esasperazione di un imprenditore di origine campana, operante nel settore dei trasporti nella provincia fiorentina, il quale, a causa della crisi economica e delle seguenti difficoltà nel gestire la sua società, ha svenduto la gran parte del patrimonio societario, trovandosi costretto a rivolgere la sua attenzione a forme di finanziamento "alternativo".
Fu così che accolse la proposta di due suoi ex dipendenti (due degli arrestati), nonché della moglie di uno dei due, di essere messo in contatto con chi "avrebbe potuto risolvere i suoi problemi". Incontrò, quindi, una donna dalla quale ottenne un prestito di 50 mila euro pattuendo la restituzione della somma di 3000 euro mensile ad esclusivo titolo di interesse (non di capitale), fino al momento in cui non sarebbe stato in grado di restituire l'intera somma prestatagli. I primissimi accertamenti hanno permesso di appurare che la donna, alla quale l'imprenditore doveva restituire il denaro è la reggente di un clan camorristico operante nel napoletano.
non riuscendo ad onorare il debito sono iniziate le ritorsioni nei suoi confronti (minacce e vessazioni psicologiche, nei modi e con rituali tipici della criminalità organizzata di tipo mafioso), attuate quasi quotidianamente. Nello stesso periodo, cominciavano a registrarsi alcuni danneggiamenti dei pochi veicoli aziendali rimasti (tagli delle gomme, furti di carburante). Assolutamente di rilievo, poi, le alternative al pagamento proposte all'imprenditore, in perfetto "stile" mafioso, rispettando appieno i clichè più volte riscontrati nel corso delle ormai molteplici indagini antimafia portate a compimento: cedere a titolo gratuito la propria attività d'impresa, ovvero mettersi "a disposizione" dell'organizzazione per effettuare "qualche viaggio".
A seguito delle indagini fatte dai Carabinieri gli arrestati sono stati rinchiusi nelle carceri di Firenze, Roma, e agli arresti domiciliari.