Zoffany: scoperto nuovo autoritratto

Durante il simposio, “Riconoscere l’originale nell’arte” che si è svolto, a Firenze, presso il SACI organizzato dalla società spagnola Mnajdra Ltd

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 ottobre 2012 08:20
Zoffany: scoperto nuovo autoritratto

Il maestro di origini boeme, nato Jahannes Josephus Zaufallij a Francoforte nel 1733, e poi rinominatosi Johan Zoffany, è stato al centro del simposio internazionale al SACI, Studio Art Centers International, nel Palazzo dei Cartelloni a Firenze e di una affascinante scoperta che riguarda proprio questo artista. Infatti, un quadro, per anni considerato una copia, dopo un riconoscimento fatto da Mina Gregori, storica dell’arte moderna all’Università di Firenze e caravaggista di fama mondiale, è ora valutato come originale.

Zoffany, artista tedesco del XVIII secolo, autore della Tribuna degli Uffizi, che ritrae la sala del Buontalenti riaperta di recente al pubblico dopo mesi di restauro è l’artefice di questo autoritratto del 1777. Scrive Mina Gregori nella sua attribuzione: “Si tratta della stessa ideazione del ritratto conservato a Cortona. Qui la rappresentazione è più concentrata nel busto, come confermano anche le minori misure di quelle dell’esemplare cortonese (cm.

72,5 x 58). Poiché questo è datato 1777, si può pensare che anche il nostro ‘Autoritratto’ sia stato eseguito all’incirca a questa data. La fattura libera, con colpi quasi a macchia, non solo nella pelliccia, ma anche negli incarnati, rafforza l’ipotesi della sua autografia. I caratteri brillanti dell’esecuzione rappresentano le qualità che rendono significativa l’opera e corrispondono allo spirito del personaggio”. L’Autoritratto di Zoffany appartiene a Mnajdra Ltd, Discerning Fine Arts, giovane società spagnola che gestisce una collezione di opere d’arte antiche di grande qualità e valore tecnico e che ha promosso il Simposio.

La selezione delle opere si deve a Susan Grundy, storica dell’arte inglese, fondatrice e direttrice di Mnajdra. “L’Autoritratto ora attribuito a Johan Zoffany – prosegue Grundy – è letteralmente saltato giù dal muro verso di me non appena sono entrata nella casa d'aste dove era in mostra, ammassato tra altre opere di gran lunga più inferiori. Tutti gli elementi che cerco come insegnante d'arte erano così evidenti: l'uso intelligente del colore, la forma, la linea, la composizione e le pennellate sicure.

Non potevo credere che il catalogo sostenesse che era una copia”. Cecilia Chiavistelli

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