E' bastata una frase "Città piccola e povera" per far stringere tutta Firenze in un unico abbraccio e ritrovare l'identità smarrita e dimenticata, anche chi fiorentino non è mai stato ha voluto rispondere a Marchionne. Sulle bacheche di Facebook nei tweet del web è risuonata alta e forte la risposta, sono apparse foto panoramiche contrapposte alle vetture della casa torinese: "Noi ci s'ha questo, te icché tu c'hai?" "La nostra cittadina graziosa e assai carina" ha pervaso l'anima di molti e rispolverato i grandi nomi del passato che ogni giorno, da sempre, sfiorano i passanti nel centro storico del capoluogo toscano.
"Capita raramente che i fiorentini difendano la loro città" hanno tuonato gli anziani con gli occhi bagnati d'Arno, annata '66. Qualcuno l'ha buttata in politica, affidando a Marchionne il ruolo di uomo assist per la campagna elettorale di Matteo Renzi primo destinatario dell'affondo polemico, persino Bersani ha difeso Firenze, neppure una strategia a tavolino avrebbe potuto rendere meglio in popolarità. Eppure "Marchionne Grazie!" ha esclamato la rete dei "residenti dissidenti" che non riescono proprio a ritrovarsi nella Firenze da cartolina e che si sentono sollevati e trasportati quotidianamente dai flussi turistici che scorrono fotografanti per le vie del Fiore.
Cortili maleodoranti, pisciatoi a cielo aperto, lunghe code stradali, facciate imbrattate, cantieri sospesi, pietre sollevate, idee al vento come panni lavati in Arno e consumati dal tempo, questo hanno visto gli occhi dei fiorentini borbottoni. Piccola e povera Firenze, piccola perché tutto quel che ci si vorrebbe mettere dentro non ci entra mai: da un ramo di Tramvia al nuovo Stadio, professionisti con il metro in mano che si sono mossi all'interno dei pertugi, lungo le cantonate scoperte in cerca di uno spiraglio tecnico, di uno spiazzo edificabile. "Dal Duomo non si passa - ha tuonato anche il sindaco - allora si passerà sotto" come da sotto si passa per fare la Tav.
Piccola perché servono parcheggi, ma solo interrati. Piccola perché un concerto in Santa Croce produce un'eco di mesi, perché gli avventori di un locale notturno bloccano una intera strada, perché il cordolo di una pista ciclabile divide un ponte. Povera, perché le botteghe artigiane sono svanite nel nulla, perché l'indifferenza ha vinto troppo spesso sul gusto estetico, perché "Una città senza libri è una città più povera" ma se lo scrive un passante davanti all'ennesima libreria che chiude è un piccolo saggio.
Una città storicamente incapace di affezionarsi ai grandi personaggi, da Dante a Renzi, l'ultimo fiorentino capace di far parlare di Firenze dalla bocca di tutti. Il "male minore" per alcuni "l'occasione per lasciarlo andar via" senza pensare invece al fatto che potrebbe guardare a Firenze da un punto privilegiato e strizzare nuovamente l'occhio al capoluogo toscano senza dover passare per Arcore, ad esempio. Nella vita sociale, politica, fino ad arrivare al calcio, dove l'amata Fiorentina oggi è sul palmo della mano mostrata in aria a vanto e gloria e domani può finire in tasca, stretta in un pugno di rabbia. Piccola e povera, per molti ma non per tutti.
Quanto durerà ancora la spinta propulsiva del rinascimento? Quanto può durare una rendita? Chi sarà il prossimo ad unire Firenze oltre le sue mura pronta a respingere l'attacco del nemico con le spalle voltate alla città? AntLen