Il pluridecennale impegno di Sesto Fiorentino per l’autodeterminazione del popolo Saharawi è sbarcato alle Nazioni Unite. Ieri il sindaco Gianni Gianassi è intervenuto a New York all’audizione del IV Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quella incaricata dei processi di decolonizzazione. La sessione plenaria che si è tenuta nella giornata di ieri nel Palazzo di Vetro era interamente dedicata alla situazione del Sahara Occidentale ed è servita ad ascoltare le istanze presentate da una cinquantina di soggetti provenienti da ogni parte del mondo.
“Sesto Fiorentino è città di pace e dal 1984 è gemellata con la città saharawi in esilio di Mahbes - ha affermato il sindaco - da allora abbiamo sposato e sostenuto pienamente la giusta lotta per l’autodeterminazione del popolo saharawi, affinché si superasse definitivamente l'ultima colonia africana. Oggi, però, sono qui per rappresentare ciò che ho visto, nella mia visita del marzo 2011, nella città di El Aaiun, dove mi ero recato, in incognito, per consegnare la cittadinanza onoraria di Sesto Fiorentino ad Aminatou Haidar, donna simbolo della resistenza pacifica del popolo saharawi.
Ho potuto constatare il regime di occupazione militare e il controllo capillare del territorio da parte dell’esercito e della polizia marocchina. Strade e piazze sono costantemente sorvegliate. Ho raccolto la testimonianza delle numerose violenze impunite, ho visto le conseguenze della violenza dello sgombero di Gdeim Izik, e ho appreso, dalla voce degli avvocati che hanno difeso i prigionieri saharawi, le condizioni di detenzione nelle quali versavano più di 100 manifestanti e le difficoltà dei legali a vedere accolte le richieste di processi pubblici, davanti agli occhi e all’attenzione della comunità internazionale”. Il sindaco Gianassi, al pari di gran parte degli altri intervenuti, ha chiesto infine alla Commissione dell’ONU presieduta dal gabonese Noel Nelson Messone di accelerare il processo di autodeterminazione, sottolineando le potenzialità del popolo saharawi.
“La loro lotta pacifica e democratica è una speranza in un mondo pieno di guerra e di terrorismo”, ha concluso.