E'ancora polemica tra i rappresentanti politici sul tema de riordino delle province. I campanilisimi sono duri a morire e accordarsi sui criteri di suddivisione del territorio toscano sembra ormai un miraggio. Stavolta il battibecco a distanza è tra l'assessore al bilancio Alessandro Petretto e il presidente della Provincia Andrea Barducci. Petretto in un'intervista ha criticato l'ipotesi di un'area vasta Firenze-Prato-Pistoia , la ragione per l'appunto è di tipo economico: “avrebbe 2/3 del Pil regionale e alla fine colliderebbe con la Regione”. “Peccato che il professor Petretto abbia cambiato idea, quando presiedeva il comitato scientifico dell’Irpet insegnava a tutti i vantaggi dell’area vasta.
Ora che è diventato Assessore del comune di Firenze si mette a imitare Di Pietro e si chiede ‘cosa c’azzeccano’ Firenze e Prato” - replica Barducci che così spiega la sua posizione: "Nel dibattito sul riordino istituzionale bisognerebbe introdurre con maggior forza un ragionamento di tipo politico – continua Barducci – capisco che questo sforzo è più difficile per un tecnico prestato alla politica, però occorrerebbe affrontare la discussione con visione prospettica più ampia. Perché ci si ostina a immaginare una ‘Firenzina’ chiusa all’interno del suo fortino? Perché Petretto salta a piè pari la discussione sulla proposta di creare una ’Firenze Grande’ tramite la fusione con i 10 Comuni della cintura? Perché l’ex direttore dell’Irpet ora gioca al ribasso e non vuole né la ‘Grande Provincia’ con Prato e Pistoia e nemmeno la Grande Firenze?” “Se davvero vogliamo essere protagonisti del riordino istituzionale - conclude Barducci - sarebbe meglio lasciare da parte le posizioni preconcette per avviare una discussione seria che porti una sintesi vera tra le varie ipotesi di Città metropolitana e la possibilità di fondere tra loro alcuni Comuni e alcune Province”. E sempre a proposito del tema del riordino istituzionale che riguarda la nascita della Città metropolitana e l’aggregazione delle Province, il Presidente Barducci annuncia l'incontro congiunto con il Vicesindaco di Firenze, Dario Nardella con i rappresentanti di tutti i Comuni del territorio fiorentino.
“Apriremo a breve un confronto insieme al Vicesindaco Nardella – ha detto Barducci - nel tentativo di arrivare ad una sintesi delle varie posizioni che sono in campo su questo tema”. “In questa fase di riassetto bisogna aprire una discussione con tutte le amministrazioni comunali – ha aggiunto il Presidente della Provincia di Firenze – perché è impensabile che i Comuni possano essere assegnati con un atto di arbitrio ad un’area o ad un’altra. Davvero non sarebbero accettabili le decisioni d’ufficio prese senza sentire la volontà di tutti i Comuni”. No all'accorpamento di Prato nella città metropolitana e difesa a oltranza della sua autonomia e del suo ruolo di naturale capoluogo di Provincia, in quanto seconda città della Toscana per numero di abitanti, come prevede la legge.
Sono questi i punti fermi concordati nell'incontro tra il sindaco Roberto Cenni e il Comitato Provinciale Area Pratese sul decreto taglia Province. La folta delegazione era guidata dal presidente Roberto Risaliti, con la partecipazione del console dei Maestri del Lavoro d'Italia Edoardo Silli. «Prato deve rimanere capoluogo, come dice chiaramente la legge - afferma il Comitato - Non è possibile pensare alla seconda città della regione e la terza dell'Italia centrale non capoluogo: data la complessita del suo tessuto economico sociale ha infatti la necessità di avere gli Uffici periferici dello Stato.
Per quanto riguarda i confini della nuova Provincia, in mancanza di un accordo deve essere applicata la legge realizzando la "super provincia" da Prato a Massa. Il Consiglio delle autonomie locali deve deliberare attenendosi alla legge: non staremo certo sull'albero ad aspettare deroghe: di quelle si parlerà in seguito». Da avversare completamente, secondo il comitato, l'ipotesi dell'adesione alla città metropolitana: «Oltre che contrario alle indicazioni della normativa, appunto, è impensabile che Prato possa aderire alla città metropolitana svendendo la propria autonomia, la sua storia e tutti i servizi costruiti negli anni: Prato non può e non vuole entrare in questo "oggetto misterioso" che ridurrebbe il nostro comune a zero.
Chi pensa il contrario, o lavora in direzione opposta, non può certo dire che sta facendo il bene della città». Si è detto pienamente d'accordo con questo orientamento il sindaco Roberto Cenni, che già in altre occasioni ha ribadito il proprio no a qualsiasi soluzione che possa vedere penalizzata Prato nella propria autonomia: «Da molti sono state prospettate soluzioni che non sono assolutamente in linea con quanto la legge prevede - chiarisce Cenni - L’unico organismo titolato a dare delle soluzioni è Consiglio delle Autonomie locali, che non può che essere in linea con quanto la normativa prescrive.
Deve essere chiaro perciò a tutti i cittadini che le ipotesi di Prato nella città metropolitana non sono attuabili e neppure convenienti: qualsiasi accorpamento deve essere fatto nel rispetto della legge e Prato è sicuramente il capoluogo deputato, in quanto seconda città dopo Firenze per numero di abitanti. E’ perciò importante che se la Regione Toscana avanza una proposta questa debba vedere Prato in una posizione di privilegio. Non ci interessa inoltre essere solo figurativamente il capoluogo, ma anche mantenere tutti gli uffici dello Stato sul territorio determinanti per il nostro delicato sistema economico e sociale».
Cenni ha concluso l'incontro puntualizzando che "Qualsiasi soluzione diversa da quella che la cornice della legge impone può essere solo auspicata in deroga, in un momento diverso, perché può solo confondere quelli che sono gli attuali e veri interessi della città, ovvero far valere la propria posizione di seconda città della Toscana".