All'alba di oggi 25 settembre 2012 il Gruppo della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Livorno e l'Ufficio delle Dogane di Livorno ha dato esecuzione ad 8 ordinanze cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Livorno ed al decreto di sequestro preventivo emesso dal medesimo Gip riguardante merci (circa 15.000 utensili e macchinari per il bricolage tra cui 3000 motoseghe, 4200 compressori, 3500 trapani, 2500 tagliaerba e 1800 accessori vari), nonché due lussuosi appartamenti ubicati nel Comune di Castel Volturno (CE) ed una mercedes di proprietà degli indagati. L'operazione di Polizia Giudiziaria rappresenta la fase conclusiva di una complessa ed articolata attività investigativa svolta nel Porto Labronico dopo mirate "analisi di rischio" sui traffici commerciali provenienti dai Paesi dell'Estremo Oriente e, segnatamente, dalla Repubblica Popolare Cinese. L'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Livorno che ha chiesto i provvedimenti cautelari personali e reali suddetti, è iniziata lo scorso anno ed ha portato all'individuazione di una società Austriaca, avente quale rappresentante fiscale nel nostro Paese un cittadino italiano residente nel Casertano, che effettuava con sistematicità importazioni di utensili di fabbricazione cinese per il "fai da te", avvalendosi ed abusando del regime commerciale del cd.
"deposito fiscale Iva" (previsto dall'art. 50-bis del D.L. n. 331/93), che permette di non versare l'Iva all'atto dell'importazione. In particolare, durante lo svolgimento di tali attività di intelligence, è stato scoperto che numerosi contenitori partiti dal porto Cinese di Ningbo, all'interno dei quali erano stivati utensili e macchinari per il "fai da te", venivano importati da una società Austriaca denominata Phoenix Gmbh attraverso i Porti di Livorno e Napoli. Gli approfondimenti eseguiti sulla documentazione doganale prodotta da tale società operante in Klagenfurt, anche per i trasporti effettuati negli anni 2009 e 2010, metteva in luce che i container venivano fatti transitare con "sistematicità" all'interno di "Depositi fiscali Iva" in Livorno ed altre città così da rinviare il versamento dei diritti di confine all'Erario italiano dopo che i beni prodotti all'estero venivano commercializzati sul Territorio Nazionale.
Tale procedura commerciale, infatti, prevista da norme comunitarie, consente di "sospendere" momentaneamente il pagamento dell'Iva facendo ricadere tale obbligo fiscale sui soggetti economici che prelevano i beni da tali depositi per immetterli in libera pratica (in consumo) sul mercato. Gli approfondimenti investigativi eseguiti hanno messo in luce che tre società (due con sede a Napoli ed una operante prima a Teramo e poi a Roma) - ancorché risultassero formalmente acquirenti "finali" dei prodotti importati dalla Cina (e, dunque, obbligate a versare all'Erario Italiano nonché a quello dell'Unione i diritti di confine), erano praticamente inesistenti agli indirizzi indicati sulle bollette di importazione doganali, a favore di terze società, reali destinatari delle forniture estere le quali non pagavano i diritti doganali. Il quadro indiziario, corroborato da ulteriori riscontri e sintomatico di un modus operandi fraudolento posto in essere per eludere il pagamento dei diritti doganali (iva all'importazione), è stato segnalato dai militari della Guardia di Finanza e dai Funzionari doganali alla Procura della Repubblica di Livorno che ha delegato l'esecuzione di più approfondite indagini quali:
intercettazioni telefoniche e telematiche delle utenze in uso ai soggetti indagati; "scorte" occulte dei tragitti seguiti dai container all'atto della lor uscita dagli spazi portuali, per raggiungere i luoghi indicati sulla documentazione commerciale di trasporto presentata in Dogana dalle ditte acquirenti finali. perquisizioni domiciliari di locali aziendali e privati nella loro disponibilità; interrogatori di coindagati e dichiarazioni rese da persone informate sui fatti.Ed in effetti, da tali attività investigative si aveva la conferma che il luogo di destino della merce non era mai quello indicato sulle autofatture doganali per l'estrazione dal deposito (magazzini commerciali ubicati nelle città di Teramo e Roma nella disponibilità di tre società italiane), poiché gli autisti incaricati del trasporto ricevevano invece indicazioni dagli indagati per recarsi in un piazzale ubicato nel Comune di S. Anastasia (NA), dove i container venivano momentaneamente depositati e quindi svuotati del loro carico. Così facendo, attraverso lo "schermo" assicurato dalle imprese indicate sulla documentazione ufficiale (risultate essere prive di struttura commerciale e totalmente sconosciute al Fisco), veniva ingegnosamente aggirato l'obbligo fiscale del pagamento dell'imposta sul valore aggiunto non ancora assolta al momento dell'arrivo delle merci nel porto di Livorno. In occasione proprio di due attività di perquisizione delegate dall'Autorità giudiziaria riguardanti alcuni locali commerciali nella disponibilità dei soggetti indagati, venivano individuati alcuni container che erano in procinto di essere svuotati ed un magazzino di stoccaggio di tali prodotti, riuscendo così a sequestrare complessivamente 15.000 utensili da bricolage. La ricostruzione dei traffici commerciali effettuati in passato dalla società Austriaca con tale sistema di frode ha consentito di accertare che i diritti doganali non versati all'Erario ammontano a circa € 2.000.000. Dai contenuti delle conversazioni captate sulle utenze intercettate emergeva altresì che gli stessi erano responsabili anche di altri comportamenti fraudolenti di natura penale-tributaria, poiché mediante soggetti economici (imprese c.d.
"cartiere") emettevano fatture per operazioni inesistenti a favore di altre aziende consentendo loro di far figurare costi in realtà mai sostenuti, nonché commercializzavano gli utensili ed i piccoli macchinari da bricolage illegalmente importati, attraverso vendite on line, effettuate con il sito internet e-Bay. Al termine della descritta attività investigativa sono state complessivamente 15 le persone (tutte di nazionalità italiana e residenti nelle Province di Napoli e Caserta) denunciate alla Procura della Repubblica di Livorno per i reati di contrabbando aggravato e falso per induzione nonché violazioni fiscali di cui al D.
Lvo nr. 74/2000. Come detto per otto di esse, il Gip presso il Tribunale di Livorno, accogliendo le richieste della Procura, ha disposto misure restrittive della libertà personale (ed in particolare 3 misure custodiali in carcere e 5 agli arresti domiciliari con divieto di comunicazione). Il Tribunale di Livorno ha, altresì, disposto provvedimenti ablativi (sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente) di beni immobili (due appartamenti ubicati nel Comune di Castel Volturno) e mobili (utensili e macchinari per il "fai da te" ed un'autovettura) nella disponibilità dei soggetti indagati, per un valore complessivo commerciale stimabile a circa € 1.500.000. In particolare sono stati accertati due episodi di violazione dell'art.
11 del D.l.vo 74/2000 di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte attraverso il seguente sistema descritto nelle contestazioni provvisorie. Nel corso dell'operazione di Polizia Giudiziaria eseguita nella giornata odierna, sono stati impegnati oltre 40 militari del Corpo della Guardia di Finanza e 10 appartenenti all'Agenzia delle Dogane, ed è stata data congiuntamente esecuzione a 15 perquisizioni e sequestri domiciliari di locali commerciali e privati nella disponibilità dei soggetti indagati, rinvenendo valori e beni posti sotto sequestro.