Crisi: (come) ne usciamo?

Il libro di Carlo D’Ippoliti, sulla crisi economica, presentato recentemente alla Libreria Ibs di Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 settembre 2012 12:04
Crisi: (come) ne usciamo?

Un tema estremamente attuale, quotidianamente ripreso dai mezzi di comunicazione che ogni giorno sfornano ricette di tecnici ed addetti ai lavori, sempre più fantasiose per, come, quando uscirne. Ciascuno propone soluzioni e strategie per risollevare la situazione economica, risolvere il problema della crescita e della disoccupazione, ma in fondo è la democrazia che ne soffre. Carlo Patrignani, giornalista, autore di Lombardi e il fenicottero e Diversamente ricchi, con Andrea Ventura, economista, autore di La trappola, e alla presenza dell’autore, Carlo D’Ippoliti, hanno parlato del libro, cercando le radici della pesante crisi economica, in un incontro con il pubblico, presso la libreria Ibs in via Cerretani, 16/r.

L’incontro non è stato solo approfondimento e motivazioni che hanno condotto a questa situazione di economia stagnante, ma anche suggerimenti e rimedi possibili abbastanza realistici e non semplicistici, rapidi cambiamenti di rotta. L’autore, nel suo libro, Crisi: (come) ne usciamo?, L’asino d’oro Edizioni, 2012, propone, come soluzione alla crisi, una riforma del sistema economico e monetario internazionale, un diverso modo di intendere la democrazia, ma anche un nuovo modo di pensare il capitalismo.

Carlo D’Ippoliti, riguardo all’attuale situazione dice: “Quando noi parliamo della finanza e pensiamo a questi uomini o donne cattive che, da un computer, schiacciano un pulsante e distruggono economie di paesi interi, stiamo sottovalutando un cambiamento grosso che c’è stato nel capitalismo di ora, rispetto a quello che era negli anni ’60 e ’70. Oggi viviamo in uno stato del capitalismo in cui quello che è fondamentale, l’obiettivo dell’impresa è massimizzare il valore delle sue azioni in un certo momento specifico in borsa.

Prima le aziende cercavano di aumentare le loro quote di mercato. Con la finanza la prospettiva è diventata del prossimo secondo”. Tornando al concetto di economia lo scrittore afferma: “Quando dico, nel mio libro, che gli economisti hanno tante visioni diverse e cerco di spiegarle, forse trascuro un po’ quella che viene chiamata la corrente della decrescita, cioè l’idea molto antica che i nostri bisogni economici sono sostanzialmente limitati, che prima o poi c’è un punto, oltre il quale ulteriori bisogni ci vengono indotti, dalla pubblicità, dal marketing e comunque da uno stile di vita che non è strettamente necessario, e quindi la crescita non dovrebbe essere infinita, ma dovrebbe avere, prima o poi, una sorta di tetto, sopra il quale, bene o male, dovremmo pensare ad una nostra crescita interna, morale ed intellettuale”. Carlo D’Ippoliti è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze statistiche all’Università “Sapienza” di Roma, dove insegna Economia internazionale.

Caporedattore delle riviste accademiche “PSL Quarterly Review”e “Moneta e Credito”, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche sui temi delle politiche economiche e sociali, tra cui il saggio Economics and Diversity (Routledge, 2011), vincitore del Premio Myrdal 2011 come migliore monografia secondo la European Association for Evolutionary Political Economy. Cecilia Chiavistelli ippoliti_carlo

Collegamenti
In evidenza