Il campo dei Rossi è nel cuore dell’Isolotto, in via Assisi. Il Ciara, che andremo ad incontrare per l’intervista, arriva con lo scooter ed ancora vestito da lavoro apre la palestra di pugilato. Ciara, che di nome di battesimo fa Alessandro Franceschi, ma che ormai per tutti è I Ciara, è da sempre nei Rossi cioè dal 1977 da quando i Colori, Rosso e Verde, che erano compresi nel Bianco e nell’Azzurro si sono divisi formando gli attuali quattro Colori. Calciante dal 1978, ha giocato fino al ’90 poi, complice la rottura del perone e del malleolo ha smesso, con la consapevolezza però che, se anche “la rena non te la levi più di dosso”, - la rena di Santa Croce - puoi permettere a altri di provare quell’emozione.
Allora nel tempo è passato dal ruolo di massaggiatore, spugnaiolo, Alfiere, Capitano, fino alla vicepresidenza. Ora non fa nulla, - come dice lui sorridendo - ma fa tutto, senza cariche, per facilitare la crescita di altre persone nei ruoli di responsabilità appoggiandoli nei momenti di bisogno. Un lavoro che porta i Rossi ad avere cinquanta ragazzi fra i sedici ed i diciotto anni, che saranno protagonisti il 23 Giugno nelle partita delle nuove leve. L’edizione dell’anno scorso è stata quella delle nuove regole, che per quanto percepito da fuori hanno garantito il normale svolgimento del torneo.
Vorremmo sapere, da chi è più vicino ai calcianti, cosa ne pensano questi ultimi? Il regolamento è stato importante perché è venuto in un momento in cui le squadre l’hanno potuto applicare dimostrandosi mature; le regole c’erano anche prima, ma mancava la volontà delle persone di metterle in pratica. Nel 2011 il Comune ha sbagliato non avvalendosi, come aveva detto, delle telecamere che avrebbero dovuto far scattare le squalifiche; questo errore è stato ammesso con la rassicurazione che non sarà ripetuto nell’edizione di questo Torneo, presupposto fondamentale perché non si torni indietro, ed anzi si decolli definitivamente. Come giudichi l’operato dell’Amministrazione Comunale che in genere sappiamo ha garantito campi di allenamento dotati di luce artificiale, ed ha affidato la presidenza del torneo delle vecchie glorie allo scrittore Uberto Bini oltre ad altre iniziative? Michele Pierguidi pur non conoscendo niente di questo gioco ha avuto una grande dote, è stato sei mesi ad ascoltare tutti, poi è andato alla base, dai giocatori e lì ha cominciato a capire come funziona questo gioco.
Questo è stato un approccio importante per la riuscita del Torneo del 2011, poi come al solito sono i giocatori fondamentali. E poi quest’anno oltre al consueto Torneo, ci sono due partite importantissime, quella dei Veterani che vede alla presidenza appunto Uberto Bini - grande personaggio innamoratissimo di questo gioco -, che aprirà il Torneo il giorno 15 Giugno per l’ATT, l’Associazione Tumori Toscana, mentre il 23 Giugno la partita a favore della Fondazione Bacciotti fra le leve di 16 -18 anni. Il Calcio Storico deve molto della sua popolarità a Calcianti fortissimi che anche in tempi recenti, hanno saputo condurre i compagni alla vittoria ed accendere la fantasia dei tifosi.
Quali sono Calcianti del presente e dell’immediato futuro che possono raccogliere il testimone dei più forti? Ci sono due ragazzi che giocano nei Bianchi che conosco benissimo e che hanno tutte le caratteristiche per diventare fortissimi, Marino Vieri ed il suo amico Rocky che tra l’altro, hanno tatuato mezzo scudo Bianco per uno. Poi Giano Lenzi dei Verdi che ha delle grandissime potenzialità ma che deve ancora sfruttarle al 100% per diventare un vero leader. Sempre nei Bianchi c’è il Vallero.
Noi abbiamo dei grandi giocatori che sono un po’ anziani, tipo Rosario Uva, Massimo Ceco, e dei ragazzi giovani che non hanno potuto dimostrare il loro valore perché in questi ultimi dieci anni si è giocato pochissimo, e la continuità è tutto. Comunque gente come Gabrio Maionchi e Gherdovich hanno tutte le qualità per diventare fortissimi. Le squadre di Calcio Storico sono formate per lo più da atleti che provengono dagli sport di contatto e dal rugby, ma quali sono le doti che deve avere un Calciante? Per me i più grandi Calcianti sono calciatori, non i terzinacci, ma quelli che giocano a testa alta ed hanno visione di gioco che consente loro, anche nel Calcio Storico, di avere i tempi giusti per i passaggi.
I rugbisti sono fortissimi fisicamente, però sono abituati a giocare palla indietro. Certo bisogna aver tutto a questo gioco, ecco perché quando prendo i ragazzini, li faccio giocare da tutte le parti, nei cinquanta minuti ti puoi ritrovare a fare tutto. Comunque devi avere un certo tipo di carattere per giocare a Calcio Storico, non è un gioco per tutti e per entrare in campo bisogna essere un po’ sonati. E quanti anni occorrono per affinare queste doti? Ci vogliono per lo meno quattro o cinque partite vere di Piazza, poi bisogna vedere se hai la fortuna di andare in finale come è successo a me i primi due anni, e giocare così due partite in un anno.
Solo così puoi capire da solo qual’è il ruolo più congeniale per te. In che ruolo giocavi? Ho iniziato alla battuta visto che ero grosso - nel Calcio Storico la palla viene rimessa in gioco dall’arbitro con un lancio alto - un ruolo dove ti sacrifichi per la squadra, dove sei sempre agganciato ad un avversario e la palla la vedi poco o punto, una vita da mediano insomma. Poi negli anni sono andato a fare un compito diverso, dove cercavo di costruire il gioco. In questi ultimi anni le televisioni, anche d’oltreoceano, il documentario - Firenze Fight club - ed il cinema - film Calcianti - si sono avvicinati al fenomeno Calcio Storico; giudichi questo interesse positivo per il Calcio Storico oppure no? Le televisioni fanno bene al gioco, hanno fatto molto peggio i giornali che molte volte lo hanno attaccato anche senza bisogno, però la televisione è una risorsa da sfruttare per il Calcio Storico e non viceversa, quindi non si può giocare alle quattro di notte per permettere la diretta in Giappone. Pensi che le televisioni abbiano saputo coinvolgere i Calcianti, o è un aspetto che è mancato? In questi ultimi due anni c’è stato un avvicinamento ai Calcianti, quest’anno mi ha contatto un inglese di una trasmissione sul modello delle iene italiane, che vuol seguire la partita dall’elicottero.
Io non ci monto sull’elicottero. Così come un inviato dalla Germania che mi ha contattato l’anno scorso e poi sicuramente Firenze Figth club dove, fra gli altri, è stato protagonista il nostro Gabrio Maionchi. In definitiva gli stranieri sono molto più appassionati dei fiorentini, soprattutto quelli dell’Europa del nord. Anche Mediaset nel 2008 venne fra i giocatori. Però si torna lì, è sempre questione di come va il Torneo, le televisioni hanno dei contratti con la pubblicità e se la partita viene interrotta dopo dieci minuti ci sono le penali.
Ecco perché quest’anno è importante, per dare almeno un segnale che le partite si giocano. Nella scorsa edizione il risultato più recente era la vittoria dei Rossi, vittoria nel torneo degli under quaranta del 2008, nonostante questo avete perso la semifinale con i Bianchi che poi si sono stati la sorpresa del Torneo. Più merito loro o demerito vostro? È stata una disfatta, mai vista un partita come questa dei Rossi, noi siamo stati sempre l’outsider invece nel 2011 c’era troppa sicurezza di vincere, una squadra che pensava già a fare la finale.
Siamo in campo e abbiamo iniziato a giocare nella metà campo dei Bianchi, per finire prima possibile e stare pronti per la finale. Si è cominciato a tirare da lontano sbagliando due cacce e dopo non si è giocato più come squadra, ma solo affidandoci ai singoli. Io sono convinto che se la giochi il giorno dopo quella partita non la perdi. E queste esperienze rimangono nel tempo, quest’anno nella sfortuna si è avuto la fortuna di affrontare una squadra, gli Azzurri, che non ti permette distrazioni. Gli Azzurri restano la squadra più forte? Se vuoi diventare grande devi battere loro, i meglio, anche se il divario scende sempre, perché loro hanno tanti giocatori di rugby forti che formano l’ossatura delle squadra e danno sempre un grande apporto, ma in questo gioco servono i giocatori di Calcio Storico e rispetto agli anni scorsi ne hanno meno.
Il giocatore che temo di più degli Azzurri è Jimmy il Carli, perché è un giocatore di Calcio Storico esperto. Da “vecchio” ultras saprai bene cosa sono la passione e l’attaccamento per il Colore, ritrovi questi sentimenti nelle nuove leve dei Calcianti? Qui, mancando il lato economico, si vive solo di passione e di sofferenza, anche le nuove generazioni, che troppo spesso vengono incolpate di menefreghismo, hanno assorbito come spugne questi valori da condividere con il resto del gruppo, e quando metto loro il costume, provano i brividi come noi li provavamo venti anni fa, l’uomo è sempre uguale. Abbiamo finito, il posacenere sul tavolo è pieno di cicche, come quelle cene in compagnia che parli parli, ed a un certo punto ti alzi e ti accorgi di avere fatto tardi, ma solo quando è il momento di andare via.