Chi l'avrebbe mai detto che adolescenti e genitori si sarebbero emozionati per le stesse canzoni, che certi ritmi non sarebbero mai passati di moda e che gli anni, almeno per lui, non sarebbero mai passati? Non c'è da stupirsi se dietro a quei ritmi, a quell'energia contagiosa c'è Bruce Springsteen. É grazie alla magia che ogni volta si crea nei suoi concerti che qui, stasera, allo stadio di Firenze, si sono potuti vedere nonni e nipoti, genitori e figli cantare a squarciagola le stesse canzoni, emozionarsi nell'ascoltare le medesime melodie. Al cospetto di un pubblico totalmente coinvolto, composto da tutte le generazioni che ha saputo rapire e che lo hanno seguito anche in questa tappa fiorentina, Springsteen è riuscito ancora una volta ad emozionare, regalando un show in cui l'unica protagonista è stata la musica: niente scenografie, ma solo una rampa per permettergli di scendere in mezzo a un pubblico affamato di musica, la sua ovviamente.
E inseme a quel pubblico, il “Boss” canta, scherza, coinvolgendolo nella sua danza sfrenata: perché un “animale da palcoscenico” come lui sa bene che lo spettacolo è fatto anche da loro, dagli oltre 40mila che stasera erano qui al Franchi. E in prima fila, da non crederci, i più giovani, quelli che sono cresciuti con il suo rock 'n' roll, grazie, probabilmente, alla passione dei loro genitori: la musica di Springsteen non stanca mai, anzi, sa parlare ai giovani del 2000 con la stessa intensità con cui parlava a quelli degli anni Settanta. Uno spettacolo fatto davvero insieme al pubblico, tanto che Springsteen a un certo punto decide anche di tirare a sé, dalla prima fila, un bambino a cui dà il microfono; nessuna esitazione: il piccolo sa perfettamente le parole di quella canzone e continua a cantarne il ritornello suonato dalla Band seguendo il ritmo suggeritogli da Springsteen.
A questo punto il pubblico si lascia andare a un urlo talmente forte da far vibrare lo stadio e il cantante prende sulle spalle il bambino tra le grida della folla. Ma i suoi concerti sono un concentrato di emozioni, anche tra loro contrastanti: è così che, tra i ritmi sfrenati, c'è anche spazio per la riflessione. Sempre fedele, infatti, all'appellativo di “Working class hero”, Springsteen non poteva assolutamente restare indifferente al momento che stiamo vivendo, lui che da sempre ha cantato il disagio dei più deboli, stando vicino a chi soffre attraverso la sua musica, com'è stato quando l'America, quella di cui parla nelle canzoni, fu investita dalla tragedia dell'11 settembre.
E proprio per questo – così come è stato nel concerto di Milano di qualche giorno fa – ha mostrato al pubblico di stasera tutto il suo affetto per il momento di crisi che stiamo vivendo: “so che anche qui è stata durissima – ha detto – e anche il terremoto ha contribuito a questa durezza e questa è una canzone per tutti coloro che stanno lottando”. A questo punto, sulle note di Jack of all Trades, la partecipazione del pubblico è stata assolutamente corale: nemmeno la pioggia, incessante come successe nel concerto milanese di qualche anno fa, è riuscita a spegnere gli accendini che dondolavano accompagnando la partecipata interpretazione di Springsteen.
Un'immagine da far venire i brividi: anche il rock sa far emozionare, piangere, riflettere, soprattutto se a farlo è Sir Bruce Springsteen. Dopo il momento di riflessione, le canzoni tornano a farsi cariche, vibranti, e il pubblico salta, canta, lo invoca, incurante dell'acqua che lo sta bagnando: tutti sanno di trovarsi di fronte a un uomo che ha scritto la storia della musica e che continuerà a farlo finché avrà voce in petto: grazie Bruce!