Bene, ma non basta. Sulla questione Imu, la Giunta regionale della Cia Toscana, ha preso in esame l’evoluzione del dibattito parlamentare sottolineando i passi in avanti che sono stati fatti grazie alla mobilitazione degli agricoltori, che ha visto la Cia in prima fila. «Tuttavia – commenta Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana - rileviamo come siano tuttora presenti elementi di forte insoddisfazione e preoccupazione, che richiedono il proseguimento della mobilitazione per superare la palese iniquità del provvedimento, che permane nonostante le positive modifiche apportate al testo iniziale». A causa dell’Imu – secondo la stima della Cia Toscana - l’impatto sulle aziende agricole toscane, anche considerando le ultime modifiche, potrebbe portare ad un aumento dei costi per azienda da 1.000 a 4.000 euro/annui di media, a seconda della tipologia dei fabbricati strumentali. «Chiediamo che siano esclusi i fabbricati strumentali adibiti in particolare a rimessa attrezzi, magazzini – afferma il presidente Pascucci -, fienili, cantine, stalle, capanne, pollai, quali strumenti indispensabili e funzionali per lo svolgimento delle attività agricole.
Vogliamo che l’Imu a carico dei fabbricati rurali adibiti ad abitazione sia inclusa nel computo del tetto di gettito agricolo definito. Inoltre che vengano riviste le entità sia dei coefficienti di rivalutazione che delle aliquote introducendo franchigie, detrazioni, ulteriori modulazioni e differenziazioni; che siano previste anche per i fabbricati rurali, come per i terreni agricoli, franchigie, detrazioni ed aliquote differenziate. Infine – dice Pascucci - che venga ripristinata per tutti gli immobili, la natura dell’Imu come imposta sostitutiva di Ici ed Irpef, rimovendo la norma recentemente introdotta dal Governo, che assoggetta ad Irpef i terreni ed i fabbricati esenti da Imu. Fra i punti che la Cia Toscana ritiene positivi, la definizione di un tetto di gettito proveniente dall’Imu dell’agricoltura e l’impegno conseguente a riesaminare la materia sulla base delle risultanze degli acconti di giugno.
Parzialmente positiva, invece, la valutazione della Cia Toscana sull’attenzione riservata alle aziende che ricadono nelle aree svantaggiate e montane: «queste aziende – aggiunge Pascucci - svolgono un ruolo importante di presidio del territorio e, pertanto, occorre ridurre gli oneri a loro carico per non comprometterne ulteriormente la tenuta». Resta invece molto critico il giudizio della Cia Toscana sull’assoggettamento all’Imu dei fabbricati rurali: perché la “spalmatura” dell’imposta, a seguito della definizione del gettito, viene operata scindendo in modo non corretto i terreni dai fabbricati strumentali gravando in maniera impropria ed insostenibile sui fabbricati strumentali che costituiscono nel loro insieme beni essenziali sui quali opera l’azienda agricola.
Inoltre – aggiunge la Cia regionale - con questa operazione vengono stravolti alcuni principi fondamentali e strategici per il settore superando i concetti di ruralità e di bene strumentale introducendo, di fatto, “una patrimoniale” sui fabbricati strumentali. «Una suddivisione – prosegue il presidente Cia Toscana – che determina un sovraccarico dell’Imu sui fabbricati rurali, che penalizza in particolare le piccole e medie aziende ed i territori caratterizzati da una agricoltura fortemente appoderata.
Infatti nella determinazione del tetto di gettito non vengono inclusi i fabbricati rurali ad uso abitativo, considerando questi alla stessa stregua delle civili abitazioni». Si determina così una vera e propria discriminazione, imponendo a tutte le abitazioni una stessa tassazione, senza tener conto della totale assenza di servizi “di urbanizzazione” e dei conseguenti maggiori oneri che ricadono sulla gestione dei fabbricati rurali nonostante svolgano una funzione pubblica e garantiscano un presidio diffuso sul territorio. La giunta regionale della Cia Toscana, infine, comunica che è impegnata a proseguire nelle iniziative di mobilitazione, fino a che non si arrivi a soluzioni che ripartiscano in modo equo i sacrifici e non penalizzino il sistema della piccola e media impresa agricola diffusa, cardine essenziale della nostra agricoltura.