FIRENZE– A 4 mesi dall’attentato razzista dello scorso dicembre, la Regione Toscana annuncia un provvedimento in favore delle vittime: lo fa in una occasione particolare, destinata a essere la prima di una serie – voluta dal presidente Enrico Rossi – per festeggiare i valori della democrazia e dell’amicizia fra i popoli, oggi coinvolti dai flussi migratori, prendendo a spunto le rispettive feste nazionali e le Carte Costituzionali. Si è partiti oggi pomeriggio a Firenze in Palazzo Sacrati Strozzi, sede della presidenza di Regione Toscana, con la comunità senegalese (circa 12 mila i cittadini senegalesi oggi in Toscana) che pochi giorni fa, il 4 aprile, ha festeggiato la festa della sua Repubblica nel ricordo dell’entrata in vigore della Costituzione senegalese (4 aprile 1960) e dell’indipendenza del Paese africano. Impossibile, in una giornata come questa, non tornare ai due uomini senegalesi (il quarantenne Samb Modou e il cinquantaquatrenne Diop Mor) venuti in Toscana per cercare lavoro ma incappati nell’odio fanatico di un toscano, il pistoiese Gianluca Casseri, autore – lo scorso 13 dicembre – dell’attentato in Firenze che oltre a togliere la vita ai due uomini ne ferì altri tre (Dieng Mustapha, Sogou Mor e Mbenghe Cheike, il primo in modo grave). Regione Toscana – lo ha comunicato Rossi – ha deciso di assegnare un contributo.
Occorrerà un provvedimento legislativo specifico, ma i contenuti sono stati anticipati dal presidente: 20 mila euro, spalmati in tre anni, andranno ai familiari dei due uccisi e al ferito grave (Dieng Musfapha ha 34 anni, vive a Cascina ed è rimasto invalido. E’ un irregolare e, attualmente, beneficia di un permesso di soggiorno per motivi umanitari valido fino al gennaio 2013). “Ogni anno è nostra intenzione incontrare le comunità presenti in Toscana nel giorno in cui si celebra l’indipendenza del loro Paese – ha detto Enrico Rossi – In Toscana gli immigrati sono ormai il 10% della popolazione: 400.000 su una popolazione di 3.700.000 abitanti.
Abbiamo scelto di cominciare con la comunità senegalese, proprio a partire dagli episodi drammatici che li hanno colpiti il 13 dicembre scorso. Noi vogliamo combattere il clima di razzismo. Senza integrazione non c’è futuro. Iniziative come quella di oggi favoriscono il dialogo e l’integrazione, e testimoniano una volontà di reciprocità, di incontro, di accoglienza”. La Toscana, ha ricordato il presidente Rossi, riconosce un contributo alle famiglie delle vittime del lavoro. “Queste persone sono morte sul lavoro, e dunque noi daremo alle famglie dei due uccisi e del ferito grave un contributo di 20.000 euro, da spalmare su tre anni, per dare continuità al nostro sostegno.
Il lavoro che i senegalesi fanno qui è importante proprio perché serve per mandare soldi a casa. Nella nostra regione ci sono interi comparti produttivi che vanno avanti grazie ai lavoratori senegalesi, per esempio il distretto del cuoio a Santa Croce sull’Arno”. Enrico Rossi ha ricordato anche che dopo i drammatici fatti del 13 dicembre lui stesso aveva chiesto al Presidente della Repubblica e al ministro dell’interno il riconoscimento della cittadinanza per i tre senegalesi rimasti feriti.
“Una lettera del Presidente Napolitano – ha detto – ci ha informato che Mustafà avrà un permesso per motivi umanitari, agli altri due feriti verrà riconosciuto un permesso di lavoro. Non è proprio quello che volevamo – ha sottolineato – ma è comunque il segno di un interessamento che ha sortito un effetto concreto”. “La festa dell’indipendenza del Senegal cade vicina a quella della Liberazione italiana” – hanno scritto Enrico Rossi e Mbaye Diop, rappresentante delle comunità senegalesi in Toscana, in una lettera ai “cari cittadini senegalesi in Toscana” sottolineando come le due date (4 aprile 1960 e 25 aprile 1945) siano “cruciali per la vita dei nostri due Paesi, grazie al recupero della dignità e dell’autonomia dei nostri popoli attraverso storie diverse ma segnate dallo stesso anelito verso la libertà, la democrazia e i diritti umani”. Viene anche sottolineato, recuperando una testimonianza storica contenuta nel romanzo “La guerra di Boubacar” della giornalista e scrittrice Francesca Caminoli, ”il contributo che molti giovani senegalesi hanno dato durante la seconda guerra mondiale alla vittoria contro il nazifascismo”.
Era il 17 giugno 1944 quando, fra le truppe alleate che sbarcarono sulle spiagge dell’Elba per liberare l’isola, morirono anche molti ”tirailleurs” senegalesi appartenenti all’esercito francese. Il pomeriggio – cui ha preso parte anche il console onorario del Senegal a firenze, Eraldo Stefani - è ruotato attorno a due simboli: lo scambio delle rispettive Costituzioni e l’ascolto degli inni nazionali. Hanno parlato i rappresentanti delle comunità senegalesi a Firenze e in Toscana (Pape Diaw e Diop Mbaye), oltre a due ragazzi senegalesi nati in Toscana, immigrati delle seconde generazioni. “Ringrazio il presidente Rossi per aver avuto questa idea di festeggiare il momento più importante che la comunità senegalese vive ogni anno – ha detto Eraldo Stefani – E chiedo al presidente che si faccia portatore della richiesta di aiutare i senegalesi che vogliono lavorare a snellire le procedure burocratiche che ancora frenano questo percorso”.
Diop Mbaye ha detto che “i senegalesi sono orgogliosi di sentirsi toscani”, e che “l’idea del presidente Rossi rappresenta una svolta decisiva nei rapporti tra comunità straniere e Regione Toscana, che è sempre stata un modello anche nell’accoglienza dei profughi”. Infine, ha chiesto a Rossi di voler conferire di nuovo il Pegaso d’oro al Presidente della Repubblica del Senegal, “per i grandi passi che il nostro Paese ha fatto per la democrazia”. “Grazie per questo momento di incontro e confronto – ha detto Pape Diaw – La battaglia per l’integrazione è culturale, e noi siamo pronti a fare la nostra parte, vogliamo lavorare e tendiamo una mano alle istituzioni”. “Vogliamo riconoscere l’importanza della vostra presenza in Toscana – ha scritto Enrico Rossi – e il nostro debito di riconoscenza nei vostri confronti ma anche rafforzare i legami fra i nostri due Paesi in momenti non facili per entrambi eppure così decisivi per il pianeta: Africa ed Europa devono costruire ponti stabili di amicizia, dialogo, collaborazione per il Millennio appena iniziato”.
E ha concluso ricordando il comportamento dei senegalesi in occasione dei fatti del 13 dicembre: “Tutti hanno potuto apprezzare il vostro comportamento di grande lealtà e rigore in occasione della manifestazione. E’ stata una prova di grande maturità democratica”. Nel corso dell’anno seguiranno altri incontri con le maggiori comunità straniere presenti in Toscana: sempre in occasione delle rispettive feste civili e sempre con lo scambio della Carte Costituzionali, ma anche – come avvenuto oggi – della Dichiarazione ONU dei Diritti Umani. Mauro Banchini, Lucia Zambelli