Da oggi Palazzo Pitti celebrerà il Giappone, la sua arte, la sua cultura e le sue tradizioni ospitando nelle sale più rappresentative dei suoi musei tre mostre raccolte sotto l’epigrafe Giappone. Terra di incanti. L’evento - frutto di uno scambio culturale tra l’Italia e il Giappone ovvero tra la Soprintendenza Speciale per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici e per il Polo Museale della città di Firenze e le istituzioni museali giapponesi - sarà articolato in tre distinte mostre ognuna delle quali sarà ospitata nei diversi musei del Palazzo. Il Museo degli Argenti ospiterà la mostra Di linea e di colore.
Il Giappone, le sue arti e l’incontro con l’Occidente dedicata all’arte antica del Giappone, collocabile in un arco cronologico che va dalla metà del Cinquecento alla metà dell’Ottocento; qui si ripercorrerà l’evoluzione di trecento anni di arte giapponese attraverso opere di qualità eccellente. Pittura, calligrafia, scultura, lacche, ceramiche, metalli, tessuti in un raffinato caleidoscopio di “linee e di colori” appunto. L’essenza di un’estetica davvero originale, nella quale si miscelano alla perfezione la semplicità e la sintesi concettuale di un saggio di calligrafia oppure di una tazza per la cerimonia del tè, con la ricchezza cromatica, la profusione aurea e la minuzia del dettaglio di un paravento della scuola Rinpa o di un manufatto laccato.
Gli artisti giapponesi hanno avuto questo dono. Hanno sedotto e fatta propria la Linea, che danza tra i vuoti e s’inebria dei pieni, pur non rinunciando a coltivare il colore, che cattura lo spazio e impone il suo ritmo. Le opere saranno concesse da prestigiosi musei giapponesi, europei ed italiani. Tra i prestiti più importanti dal Giappone ci sono splendidi paraventi e rotoli ad opera di Sakai Hoitsu, Suzuki Kiitsu, Ike no Taiga, It Jakuch dello Hosomi Museum di Kyoto, un vaso di Nonomura Ninsei designato Importante Proprietà Culturale e costumi per il teatro n di proprietà della Agency for Cultural Affairs di Tokyo, la famosa tazza per il tè “Murakumo” di Hon’ami Koetsu del Raku Museum di Kyoto e la serie di dodici piatti di Ogata Kenzan del MOA di Shizuoka. La Galleria Palatina ospiterà in Sala Bianca l’eccellenza dell’arte giapponese di epoca moderna e contemporanea nella mostra L’eleganza della memoria.
Le Arti decorative nel moderno Giappone, curata dal National Museum of Modern Art di Tokyo. Saranno esposte opere degli artisti più rappresentativi delle arti decorative giapponesi dal XIX secolo ai giorni nostri, tutte proprietà di tre importanti istituzioni museali nazionali nipponiche quali The Agency for Cultural Affairs, The National Museum of Modern Art di Tokyo, The National Museum of Modern Art di Kyoto. Attraverso questa esposizione sarà possibile comprendere come l’eredità della tradizione artistica giapponese si sia evoluta fino ad oggi dando vita ad una nuova forma di espressione estetica. La Galleria d’arte moderna, nella Sala del Fiorino, accoglierà la sezione della mostra dedicata al Japonisme dal titolo Giapponismo.
Suggestioni d’Oriente tra Macchiaioli e anni Trenta del Novecento. Un nucleo di opere realizzate tra gli anni Settanta dell’Ottocento e i Quaranta del Novecento da protagonisti dell’arte italiana, come Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Giuseppe De Nittis e Mariano Fortuny, nelle quali si avverte netta l’influenza dell’arte giapponese. Così come accadde nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, anche in Italia la moda per il Giappone, la sua cultura, i suoi costumi e le sue arti si diffuse capillarmente.
Fiorirono collezioni di arte giapponese, si promossero studi su quella cultura e, inoltre, molti italiani si recarono e fecero fortuna in quel paese. Anche gli artisti italiani, come quelli del resto d’Europa, subirono il fascino dell’arte giapponese, fino ad allora completamente sconosciuta. Ne ammirarono l’uso calligrafico della linea, l’ardito accostamento di colori vivaci, il taglio dinamico delle scene, le novità nella scelta dei temi, soprattutto quelli ispirati dal mondo della natura.
Così le loro opere si schiarirono, pervase da una luce nuova, le modulazioni cromatiche si ampliarono, mentre sempre più frequentemente reali oggetti di arte giapponese si inserirono nelle composizioni conferendo un tocco di esotismo.