La procura della Repubblica di Firenze ha aperto un fascicolo di indagine relativo al piano di recupero dell'edificio dell'ex Monte dei Pegni, l'antica struttura tra Via Palazzuolo e Borgo Ognissanti. Nell'edificio che ospitava il Banco dei Pegni della Cassa di Risparmio di Firenze, vuoto dal 2003, ormai ci sono solo porte e finestre sbarrate. In tutto sono nove indagati per l'albergo a cinque stelle mai nato. Sotto inchiesta c'è anche l'ex assessore comunale all'Urbanistica Gianni Biagi.
Palazzo Vecchio approvò il piano nel 2009, ma finora in via Palazzuolo no è successo niente. Che qualcosa non andasse nella vicenda San Paolino era chiaro sin da subito. perUnaltracittà, insieme all'Associazione Anelli mancanti, presentò già il 27 maggio 2009 un esposto alla Soprintendenza ai beni architettonici e del paesaggio e per conoscenza alla Procura della Repubblica, con allegati la Delibera del Consiglio del 16/2/2009, le 2 Delibere di Giunta del 11/4/2006 e 21/7/2008.
"Sollevammo dubbi sulla compatibilità della trasformazione prevista con la tutela dei beni storici e architettonici anche alla luce di quanto previsto dal Piano di gestione del centro Storico di Firenze -spiega la consigliera comunale perUnaltracittà-lista di cittadinanza, Ornella De Zordo- Sottolineammo i vincoli esistenti, tra cui quello archeologico, mentre con la variante al PRG approvata l'edificio passava da classe 0 a classe 5. Mancava anche la Valutazione integrata, come richiesto dall'art 14 della L.R.
1/2005 e chiedemmo che venisse accertata la regolarità delle procedure che hanno consentito la monetizzazione del 20% di Sul da destinare a locazione permanente, il che evitava di realizzare la residenza destinata all'affitto calmierato come previsto invece dalla Convenzione. Al di là dei veri e propri illeciti, che la Magistratura accerterà, il Piano di recupero di San Polino sottrae alla città per regalarlo alla speculazione privata uno spazio ingente che doveva essere destinato, secondo il PRG, a servizi sociali ed educativi.
Servizi che la parte di centro storico gravitante su via Palazzuolo attende da anni e la cui realizzazione nel vicino complesso delle Leopoldine è naufragata con la destinazione a funzioni ben diverse da quelle necessarie e a suo tempo richieste dal Consiglio di Quartiere. E' grave poi che il Piano abbia previsto la liberalizzazione degli interventi edilizi, prevedendo la distruzione interna di edifici di Classe 1, ovvero "di particolare interesse storico e/o artistico, monumentale". Il mutamento a destinazione alberghiera apparve oggettivamente non sostenibile, data anche la saturazione di alberghi intorno alla Stazione.
Dunque, anche se paradossalmente non fossero riscontrate illegalità formali, visto che talvolta le norme urbanistiche dei Comuni hanno consentito di aggirare regole di fondo di tutela del territorio, questa resta una scelta urbanistica dannosa per la città che invece di preservare le sue funzioni pubbliche e i suoi beni architettonici, li svende a privati che hanno come ovvio interesse il far profitto a scapito della collettività".