Uomo, età media 45 anni, sposato, lavoratore. È questo l’identikit del giocatore d’azzardo patologico sulla base delle persone seguite dai Sert dell’Azienda sanitaria di Firenze. Sì perché il gioco d’azzardo quando diventa una malattia è in tutto e per tutto assimilabile ad una dipendenza, alla stregua di quella da alcol o da sostanze stupefacenti. Proprio per informare la popolazione delle problematiche legate al gioco d’azzardo patologico e allo stesso tempo i giocatori patologici e le loro famiglie della nascita di un servizio d’aiuto specifico, è stata ideata la campagna di comunicazione “GAP” che vede Comune, Azienda sanitaria e Società della Salute di Firenze impegnati in prima linea.
La campagna è stata presentata oggi in Palazzo Vecchio dall’assessore alle politiche sociosanitarie e presidente della Società della Salute Stefania Saccardi, Paola Trotta direttore dei Dipartimento dipendenze dell’Azienda sanitaria di Firenze e Adriana Iozzi responsabile del Sert-C di via Lorenzo il Magnifico e responsabile del progetto. “Questa campagna realizzata insieme all’Azienda sanitaria vuole rispondere a un fenomeno in costante crescita, ovvero la dipendenza da gioco d’azzardo – ha spiegato l’assessore Saccardi –.
Si tratta di un’attività lecita, socialmente accettata e ampliamente, anzi eccessivamente, pubblicizzata come il gioco. Un’attività che in alcuni casi diventa una dipendenza vera e propria. I servizi sul territorio da qualche tempo si sono attrezzati per dare una risposta a questo fenomeno e la campagna rientra pienamente in questa attività di prevenzione e cura. L’obiettivo è infatti sensibilizzare la popolazione e, in particolar modo i giocatori, dei rischi del gioco quando diventa una malattia.
E anche informare delle opportunità offerte dal sistema sanitario”. Cosa è il gioco d’azzardo patologico Il gioco d’azzardo patologico ormai da tempo è riconosciuto dal mondo scientifico come una forma di dipendenza in cui non è implicato un oggetto esterno, chimico, ma dove l’oggetto della dipendenza è un comportamento o un’attività lecita e socialmente incentivata. Si tratta di problematiche possono interessare tutte le età e tutte le classi sociali: il gioco d’azzardo è diventato infatti “un comportamento di massa”.
Prima i luoghi e i tempi del gioco d’azzardo erano definiti, collocati in spazi dedicati, e con un tempo a ciò riservato come, ad esempio, i casinò, le sale da gioco (alcune autorizzate, molte altre illegali). Oggi è invece un fenomeno di massa: si gioca ovunque, compresa l’abitazione privata che anzi è diventata il terminale di un sistema di gioco d’azzardo. Il casinò è costruito dentro casa con offerte che viaggiano online. Le operazioni di marketing sono ben programmate, colpiscono segmenti di società e profili socioculturali in passato non toccati (fino a ieri il gioco d’azzardo era un comportamento tipicamente maschile, come le scommesse ippiche o sportive).
Il mercato del gioco d'azzardo, inoltre, si è aperto alle donne. Sono utilizzate, in pubblicità, delle immagini coerenti con una linea di marketing orientata al pubblico femminile, per cui oggi è normale vedere le donne che giocano d’azzardo come gli uomini (slot machine, gratta e vinci, lotterie varie), mentre prima erano confinate all’attesa della lotteria di capodanno o alla numerologia del lotto. Questo marketing aggressivo si è esteso anche ai minori, agli adolescenti, agli anziani: giocare d’azzardo per pervenire a una vecchiaia serena con il “win for life”.
Oggi ci sono giochi d’azzardo per tutte le età. Anche le attuali caratteristiche dei giochi (velocità, rapidità di risposta consumo, solitudine, decontestualizzazione, tecnologia, bassa soglia di accesso, semplicità, riscossione immediata) contribuiscono all’instaurarsi della dipendenza. Un fenomeno in rapida diffusione “Siamo di fronte ad un fenomeno che diventa sempre più diffuso – ha sottolineato Trotta – tanto che secondo la relazione al Parlamento in materia di dipendenze stima che i giocatori patologici siano l’1-2% della popolazione adulta e addirittura il 3-5% degli adolescenti”.
Anche i dati del giro di affari del gioco dimostrano la diffusione del fenomeno. “Nel 2010 – ha aggiunto Trotta – il giro di affari del gioco legale si è attestato sui 61 miliardi di euro, l’anno scorso è salito a 76 miliardi. Sempre l’anno scorso la spesa media procapite in Italia è stata di 1.260 euro ad abitante, neonati compresi. Senza contare poi il giro d’affari del gioco illegale che, secondo stime della Guardia di Finanza, potrebbe addirittura essere il triplo. In Toscana nel 2010 la spesa per il gioco legale è stata di 3,4 miliardi di euro ponendo la nostra regione all’ottavo posto in Italia.
La Provincia dove la spesa procapite à maggiore è risultata Massa Carrara con 1.189 euro mentre Firenze la spesa procapite è stata di 888 euro per una spesa complessiva di 851 milioni di euro”. Un fenomeno, quello del gioco d’azzardo, sempre più diffuso, quindi, ma che su cui ancora non c’è sufficiente informazione. “L’idea della campagna è scaturita proprio dalla consapevolezza che esiste una scarsa informazione sui rischi del gioco d’azzardo nella popolazione generale e una scarsa attenzione che viene posta sull’entità dei costi sociali derivati da questo problema – ha spiegato Iozzi – .
Le sue specifiche caratteristiche causano, infatti, delle pesanti conseguenze che gravano direttamente non solo sul singolo giocatore ma anche sui suoi familiari provocando gravi danni psicopatologici, economici e relazionali”. I Sert, dopo la formazione specifica di primo e secondo livello degli operatori sulla problematica di gioco d’azzardo patologico, hanno organizzato ambulatori dedicati ad accogliere e curare giocatori patologici. “I giocatori che arrivano ai nostri servizi presentano quasi sempre seri problemi: situazioni economiche gravemente compromesse, problemi lavorativi e legali, problemi relazionali all’interno del sistema familiare, gravi quadri depressivi e/o altri disturbi psicosomatici”.
C’è per esempio chi ha speso 8.000 euro al giorno al poker on line oppure chi acquista ogni giorno gratta e vinci per 200 euro. “Per questo è importante intervenire il prima possibile e la campagna di informazione ha anche questo scopo, sensibilizzare sul problema e sulle possibilità offerte dai servizi” ha ribadito Iozzi. I dati dei servizi Per quanto riguarda i dati del Dipartimento Dipendenze di Firenze, nel 2011 sono stati trattati 159 giocatori d'azzardo patologico (nel 2010 erano 128 con un aumento quindi del 24,2%) e 31 persone con altre dipendenze comportamentali come lo shopping compulsivo, la dipendenza da internet, le dipendenze affettive etc (nel 2010 erano state 27) per un totale di 190 utenti.
La quasi totalità degli utenti giocatori patologici (145 giocatori su 159, ovvero il 92%) è stata trattata nei tre Sert di Firenze (Sert-A di via dell'Arcolaio; Sert-B di piazza del Carmine e Sert-C di via Lorenzo il Magnifico). Qualche informazione aggiuntiva sui 159 giocatori che nel 2011 sono stati seguiti dai servizi: 129 sono uomini (76,5%) e 30 donne (23,5%); l’età media è di 45 anni (l’età varia da 22 a 77 anni). Rispetto alle altre tipologie di utenti Sert (tossicodipendenti; consumatori di sostanze illegali) i giocatori hanno una scolarizzazione più avanzata (media superiore 23% a fronte del 17%; laurea 4% contro 2%), molto simile a quella rilevata nella popolazione di utenti alcolisti, forse perché l’uso di sostanze legali e/o comportamenti socialmente accettati quale il gioco d’azzardo possono interessare tutte le fasce della popolazione e non soltanto gruppi particolarmente a rischio.
Il 68% ha un'occupazione stabile, l'80% vive con il proprio stipendio; il 55% vive in famiglia (con partner/figli) ed infatti il 55% è coniugato o convivente, mentre il 25% vive con i propri genitori. Le donne, pur essendo in rapporto di 1 a 4 con gli uomini (129 a fronte di 30), sono presenti in maggior percentuale rispetto alle altre tipologie di utenti Sert. “Il rilevante aumento del numero di giocatori patologici che si sono rivolti ai servizi nell'ultimo anno conferma che con il dilagare del fenomeno – ha sottolineato Iozzi – aumenta anche la necessità di cura pur considerando che gli ambulatori specialistici all'interno dei servizi per le dipendenze dell’Azienda sanitaria di Firenze sono stati attivati da poco tempo ed occupano lo stesso personale che si dedica anche a tutti gli altri tipi di dipendenze. La campagna La campagna fa parte del progetto ALEA, finanziato dalla Regione.
La Toscana è stata tra le prime regioni a prestare attenzione al fenomeno del gioco d’azzardo patologico, addirittura fin dal 1999. Ma è nel Piano sanitario regionale 2005-2007 che si parla esplicitamente di prevenzione, di formazione degli operatori e di trattamento ambulatoriale dei giocatori d’azzardo patologico. Successivamente sono stati promossi e finanziati processi specifici finché, nel Piano sanitario regionale 2008-201, viene attribuita ai Sert la competenza di farsi carico del giocatore d’azzardo patologico.
Nel 2010 la Regione ha concesso all’Azienda sanitaria di Firenze 20.000 euro per il progetto ALEA che prevede un’azione di informazione e sensibilizzazione della popolazione sui rischi connessi all’attività del gioco d’azzardo e sulle possibilità terapeutiche offerte dai servizi pubblici delle dipendenze dall’Asl 10. In concreto la campagna è strutturata in tre fasi con durata e contenuti differenti. E questo per la presenza di un doppio target molto diverso, per la molteplicità degli obiettivi e per la novità dei contenuti della comunicazione.
I target di riferimento sono essenzialmente due: i giocatori d’azzardo abituali e i giocatori d’azzardo patologici. Considerato l’atteggiamento di non disponibilità all’ascolto di un possibile giocatore d’azzardo patologico, è stato scelto un linguaggio ironico che potesse incuriosire, ma allo stesso tempo fosse puntuale nel raccontare la drammaticità del problema. Lo stile del visual si rifà a quello del mondo del gioco e quindi appare facilmente riconoscibile dai giocatori. Sono rappresentate tutte le fasce di età e i giochi d’azzardo considerati più a rischio, in modo da garantire un immediato riconoscimento da parte del giocatore.
Il messaggio copy rappresenta una parte centrale fissa che garantisce riconoscibilità alle varie declinazioni, e alcune parti portatrici di informazioni diverse. Il tono è diretto e ironico. La prima fase (in corso) è rivolta a tutti i giocatori in genere e il messaggio ha l’obiettivo di incuriosire e creare attesa, identificando il tema della campagna (il gioco d’azzardo) senza però approfondire. Dal punto di vista operativo, sono stati affissi in città i manifesti della campagna.
A seguire la seconda fase, quella centrale, che si sviluppa da febbraio ad agosto. Qui il target è quello dei giocatori abituali. La comunicazione diventa più puntuale: si identifica il gioco d’azzardo, si parla dei rischi e si denotano possibili comportamenti a rischio. E soprattutto si informa sulla nascita di un servizio di aiuto (numero telefonico 840003003 e sito internet www.cesda.net). Per la diffusione si utilizzano affissioni, i video a plasma a Palazzo Vecchio, le vetrine del centro storico, la comunicazione sugli autobus e le radio.
Inoltre è prevista la distribuzione di pieghevoli e promocard (per 11-12 mesi). La fase conclusiva, che si svolge nel periodo settembre-dicembre 2012) è invece mirata ai giocatori d’azzardo patologici. A loro viene offerta una possibile via di uscita (il servizio di aiuto GAP) e si comunicano ancora più dettagliatamente i rischi. Per quanto riguarda la pianificazione della comunicazione, si utilizzeranno gli stessi strumenti e veicoli della seconda fase. Altri dati e informazioni sono disponibili sul sito del dipartimento dipendenze dell’Azienda sanitaria di Firenze www.cesda.net.