E’ una delle proposte emerse dalla riunione del gruppo DiGiTi (Giornalisti digitali toscani) che si è svolta ieri sera (23 gennaio) nella sede dell’ Associazione stampa Toscana. L’incontro dovrebbe segnare il lancio su scala nazionale dell’esperienza che DiGiTi ha avviato in Toscana un anno fa, attraverso un lavoro di condivisione delle analisi e dei problemi del settore. Un’attività che – è stato riconosciuto unanimemente - potrebbe essere allargata efficacemente a tutto il territorio nazionale imponendo all’ attenzione del sindacato dei giornalisti le specificità (in termini di relativa fragilità, certo, ma anche di ricchezza e di occasioni professionali) del lavoro e dell’ impresa giornalistica digitale.
"Le linee generali del seminario –ha proposto Paolo Ciampi, presidente dell’Ast– potrebbero essere elaborate nel corso di una riunione a cui DiGiTi inviterà rappresentanti di tutte le altre Associazioni regionali di stampa interessate al mondo del giornalismo digitale". La proposta è stata pienamente accolta da Giovanni Rossi, segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della stampa (Fnsi): ‘’Sarebbe importante che la sensibilità sviluppata nel corso dell’ attività del gruppo uscisse dall’ ambito della Toscana’’ ha osservato Rossi, ipotizzando per i giornalisti digitali (‘’il giornalismo del futuro’’) la strada della ‘’costituzione di un Gruppo di specializzazione del sindacato a livello nazionale’’ , come era avvenuto decenni fa per gli Uffici stampa.
Rossi ha confermato che la Fnsi ‘’segue con difficoltà’’ gli sviluppi del lavoro digitale e che il grosso del giornalismo italiano soffre ancora di una sorta di sostanziale indifferenza, se non di diffidenza, nei confronti del settore. Anche i giornalisti espulsi dalle redazioni tradizionali per i vari stati di crisi aziendali – ha rilevato Rossi - tendono ad orientarsi verso il settore degli Uffici stampa piuttosto che verso l’ online. Che d’ altra parte ‘’pesa poco all’ interno del sindacato perché produce poco reddito, poca impresa, poco giornalismo professionale’’.
Una condizione minoritaria a cui il settore viene condannato anche dall’ inerzia degli editori, convinti che ‘’da lì non verranno guadagni’’, anche per la timidezza degli investimenti pubblicitari. La discussione di ieri ha però affrontato soprattutto il problema delle risorse; meglio, della scarsità e della polverizzazione delle risorse. L’ impegno di Ast e DiGiTi – è stato detto – dovrebbe muoversi su due fronti: quello istituzionale, in termini di stimolo e di sostegno alla microimprenditoria, e quello del mercato pubblicitario. Sul primo fronte, Ciampi ha spiegato che è stato avviato il lavoro per l’ elaborazione di una bozza di proposta di legge regionale per lo sviluppo di start-up nel campo digitale e che l’ obbiettivo sarebbe di riuscire a inserire norme per l’ auto imprenditoria, il sostegno del settore delle web-tv (alla riunione erano presenti due colleghi di Sesto.tv, e la destinazione al digitale di una quota di pubblicità istituzionale. Nel campo delle risorse pubblicitarie Pino Rea ha proposto in particolare di valutare l’ ipotesi di costituire un Consorzio fra varie testate che riesca a fare massa critica e faciliti la raccolta e la distribuzione della pubblicità locale.
Un organismo di mercato, a cui l’ Ast potrebbe però fornire un sostegno in termini di consulenza e di servizi. Intanto, l’ attività del sindacato punterà in maniera sempre più marcata su formazione e aggiornamento, che tra l’ altro, nel campo digitale –ha detto– rappresentano attività ancora più rilevanti vista l’ arretratezza culturale complessiva del giornalismo italiano in questo campo e la straordinaria velocità di evoluzione del settore. L’ importante, secondo Rea, è realizzare degli interventi di formazioni mirati e specifici (e non generici), tenendo conto della presenza nel nostro paese di alcuni esperti che in questi anni hanno accumulato saperi di grande rilevanza nei vari segmenti del mondo online. Fra le altre questioni da segnalare anche una proposta lanciata da Nicola Novelli, direttore di Nove da Firenze, e rivolta, naturalmente, al settore pubblico: la necessità di investire risorse nella conservazione dell’ identità culturale di Firenze e della Toscana, concentrando in una sorta di rete archivi e banche dati per la gestione di contenuti che meriterebbero di essere conservati e che rischiano invece di finire dispersi o nascosti.
Infine, una proposta di maggiore visibilità per i siti di informazione online della Toscana: valutare l’ idea di una sorta di aggregatore – che inizialmente potrebbe ad esempio essere ospitato in una sezione particolare del sito dell’ Ast – delle notizie e degli argomenti diffusi quotidianamente dalle varie testate digitali.