Rivedere le regole, intensificare controlli e sanzioni: secondo il presidente Enrico Rossi così occorre procedere alla luce del disastro del Giglio e di quanto accaduto poche settimane fa al largo della Gorgona, con la perdita in mare di 200 fusti contenenti materiale tossico. “Da parte del livello nazionale e della Protezione civile riunita a Grosseto – ha detto il presidente Rossi nel corso di una intervista rilasciata alla trasmissione Start andata in onda oggi su Radio 1 – c’è una forte volontà e altrettanta attenzione per avviare e portare a termine l’operazione di prelievo delle 2500 tonnellate di carburante diesel contenute nei serbatoi della Concordia e quella di rimozione del relitto.
Al momento non risultano sversamenti in mare. La prospettiva è quella di sistemare nell’arco di pochi giorni a fianco del relitto una grande piattaforma con apparecchiature in grado di aspirare il carburante, con una operazione delicata ma fattibile, sotto la sorveglianza di esperti internazionali chiamati dalla Costa”. “Successivamente – ha proseguito il presidente – dovrà essere data attuazione all’ordinanza della Capitaneria di porto per la rimozione. Nell’ordinanza si parla di 10 giorni.
Credo che l’operazione sarà molto più complessa, studiata da ingegneri esperti, ma per noi è un obiettivo altrettanto importante. Il comandante del traghetto che ieri mi ha portato al Giglio mi ha detto che in caso di maltempo, con forti venti e onde, anche l’ingresso dei traghetti in porto sarebbe molto difficile.”. “Infine vogliamo una verifica di tutta la situazione – ha concluso il presidente – Nell’arco di un mese nel nostro mare si sono verificati due episodi, la dispersione dei fusti tossici e questo evento drammatico che ci ferisce tutti e ci preoccupa.
Chiedo che si rivedano le regole. Se mi si dice che le regole ci sono allora chiedo che siano revisionate e adattate alla situazione particolarmente delicata dal punto di vista ambientale del nostro Arcipelago. E soprattutto che sulle rotte di navi così imponenti ci siano i necessari controlli, sicuramente possibili dal punto di vista tecnico, con i satelliti, e che ci siano le punizioni per chi non rispetta le regole. In questo mi sembra che ci sia molta sintonia con il ministro dell’ambiente”. Legambiente chiede che siano messe in opera le operazioni di svuotamento dei grandi serbatoi del carburante per scongiurare la tragedia ambientale «Dopo il disastro umanitario, si rischia purtroppo anche quello ambientale in una zona che dovrebbe essere tra le più protette in Italia perché parte del Santuario dei mammiferi marini Pelagos nell’Arcipelago Toscano.
- dichiara Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana - E' diventata un rischio, infatti, per la salvaguardia dell’ambiente e per le acque del Parco nazionale che la ospita la nave Costa Concordia naufragata la sera del 13 gennaio. La nave ferita e affondata della Costa e’ lunga 280 metri per 65 di larghezza, ed almeno 80 di pescaggio. Nella sua pancia sono stipate oltre 2.300 tonnellate di olio combustibile che, al momento, sono poste sotto osservazione con i mezzi della Protezione civile del mare e del ministero dell’Ambiente per l’anti-inquinamento marino».
«Sul versante del rischio inquinamento, che potrebbe effettivamente esserci se le condizioni meteorologiche peggiorassero, - continua Fausto Ferruzza - serve un piano urgente per eliminare le sostanze inquinanti senza compromettere la stabilita’ della nave. Operazioni che verrebbero svolte, per esempio, in 4 ore per circoscrivere l’area con le panne di contenimento (oltre 1.200 metri subito disponibili) per delimitare l’olio combustibile, la stesura di quelle di assorbimento, e in 24 ore per la pulitura (grazie all’aspirazione con lo skimmer)».
«Bisogna procedere al più presto all’allibo, cioè al trasferimento delle oltre 2.300 tonnellate di gasolio dai serbatoi della Concordia, - dichiara Umberto Mazzantini, responsabile isole minori di Legambiente - occorre farlo in massima sicurezza e per evitare che al dramma umano si aggiunga un disastro ambientale che al Giglio, isola che vive di turismo, diventerebbe anche catastrofe economica. Abbiamo ancora davanti agli occhi il dramma della nave portacontainer Rena, di armatore greco e battente bandiera liberiana, che ha provocato una catastrofe naturale in Nuova Zelanda con lo sversamento di un decimo del carburante presente sulla nave da crociera della Costa.
Si deve assolutamente evitare che nello splendido mare del Giglio, che ospita la foca monaca, rari uccelli marini e cetacei protetti, succeda quel che è accaduto sulla barriera corallina neozelandese per un errore umano che somiglia troppo a quello del Giglio». Quanto sta avvenendo al Giglio è un disastro annunciato. L'usanza da parte di chi comanda le navi da crociera di navigare a poche decine di metri dalle Isole dell'Arcipelago Toscano o addirittura di ancorare all'interno del mare protetto dal Parco Nazionale, non è nuova.
Da parecchi anni il gruppo di Legambiente a Giannutri, denuncia il malcostume e l'arroganza di queste città galleggianti, che portano con sé non ricchezza o cultura ma nafta, plastica, schiuma e danni ai fondali dell'Isola, basta pensare a quello che produce l'aratura dell'enorme ancora di questi giganti su una prateria di posidonia oceanica. E' possibile che ci si accorga del pericolo che portano queste navi ad ecosistemi così delicati solamente quando avviene il disastro? Tanti provvedimenti, tante misure di protezione che non hanno impedito gli eventi di questi giorni, firmati peraltro da due fra i più grossi gruppi navali italiani.
C’è una nave del gruppo Grimaldi che trasporta sostanze pericolosissime che può decidere di navigare con una mare forza 10. E c’è una nave da crociera del gruppo Costa che può avventurarsi a poche decine di metri dalla costa, laddove sarebbe proibito navigare anche a un gozzetto. Se i fusti tossici si dovessero aprire o se il carburante della Costa Concordia cominciasse a fuoriuscire dai serbatoi i costi connessi ai rischi per la salute dei cittadini e per l’economia turistica della zona sarebbero incalcolabili.
Un paese civile non può permettersi di incrociare le dita e scommettere sulla buona sorte, ma deve individuare strade reali, indicare prospettive di sviluppo concreto e assumere scelte coerenti in questa direzione. Cogliamo la crisi di questi giorni per dare un futuro al nostro mare. “Un grande ringraziamento ai confratelli delle Misericordie che con grande tempestività, efficienza e generosità hanno offerto la loro opera anche in quest’ultima emergenza.” A rivolgerlo alle Misericordie che sono intervenute dopo il naufragio della Concordia è il presidente della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia Roberto Trucchi. “Grazie alla nostra presenza sul territorio siamo stati i primi a intervenire con la Misericordia dell’Isola del Giglio e con quella di Porto Santo Stefano, a cui si sono unite subito confraternite da tutta la Toscana, grazie anche all’ottimo lavoro della sala operativa, in quella gara di generosità che di fronte a ogni emergenza si ripete e non smette di stupirci.” “E’ in momenti come questi che mi sento orgoglioso di guidare un Movimento come il nostro” dice Trucchi, che conclude, rivolto ai confratelli intervenuti, con il plurisecolare modo di ringraziare delle Misericordie: “Che Dio ve ne renda merito!” Al momento sono ancora in azione la Misericordia dell’Isola del Giglio e quella di Porto Santo Stefano, che ha mantenuto operativo il presidio attivato dalle prime ore sul porto.
Si sta attivando in queste ore un presidio sull’isola del Giglio in supporto ai Vigili del Fuoco in azione sul relitto della Concordia.