Era il 4 novembre e nella sede della curia di Firenze l'arcivescovo Giuseppe Betori ed il suo segretario, don Paolo Brogi sono rimasti vittime di un agguato che ha scosso il cuore della città. Immediati i soccorsi, don Paolo nell'ospedale di Santa Maria Nuova con la pallottola nel torace, le visite a Betori da parte delle autorità cittadine, le luci azzurre che si affannavano ed alternavano sulla facciata del Battistero e le ricerche nelle piazze correndo dietro ad un uomo qualunque, probabilmente uno squilibrato, e poi quell'identikit che non ha portato ancora a nulla.
L'agguato in ogni sua componente, come nei film gialli di Colombo, sarà ricostruito dagli investigatori, alla presenza dei due religiosi, nei luoghi in cui è avvenuto. Così sarà possibile controllare modalità e tempi. Difficile se non impossibile mettere in dubbio la veridicità dei fatti, viste le vittime coinvolte, e dunque il lavoro degli investigatori si concentrerà su quegli aspetti marginali che spesso sfuggono alla mente costretta a ricordarsi in fretta di tutto, confusa dall'agitazione del momento.
Quel particolare che potrebbe dare una svolta alle indagini. I due religiosi hanno già spiegato che quella sera un uomo era presente nell'androne della Curia fiorentina al momento dell'ingresso dell'auto su cui viaggiavano. Un appostamento mirato dunque. Lo sparo e la ferita inferta a don Brogi lesto nel porsi come uno scudo tra l'arcivescovo ed il malintenzionato. Poi la pistola puntata alle spalle dell'arcivescovo mentre questi era intento nel sollevare don Brogi da terra.
Gesto di grande carità cristiana e di enorme coraggio, che ha però messo l'arcivescovo in condizione di dare le spalle all'aggressore rischiando enormemente per la propria incolumità. La minaccia. Prima di fuggire, l'uomo ha inveito contro Betori, puntandogli la pistola alla testa e pronunciando o sarebbe meglio dire farfugliando un non ben precisato "Non dire che..". Procura e Squadra Mobile non hanno per le mani dei testimoni diretti, ma la speranza che qualcuno abbia visto non è tramontata, in fondo la zona è molto trafficata anche in tarda serata. ''Un'indagine difficilissima su un fatto molto grave - le parole del procuratore Giuseppe Quattrocchi - ci possono essere persone, anche semplici passanti, che quella sera hanno notato qualche particolare che può esser sembrato di poca importanza e che invece per noi può essere utilissimo''