È ormai da tempo che in Toscana si sta attuando un grande percorso di riassetto istituzionale che ha visto, tra le altre cose, avviare la trasformazione delle Comunità Montane in Unioni di Comuni. Tale processo ha visto UNCEM Toscana, protagonista nei dibattiti istituzionali e con i cittadini. Nel corso degli incontri con i cittadini sono sempre emersi spunti di riflessione importanti volti alla tutela e salvaguardia del territorio, spesso montano e a cui i cittadini storicamente sono legati. Sulla questione dell’ingresso di Volterra nell'Unione dei Comuni, alla quale hanno già detto sì gli altri Comuni dell'Alta Valdicecina, la voce è stata data al popolo, che ha manifestato pieno interesse alla trasformazione.
È quanto è emerso da un sondaggio de Il Tirreno, avviato dopo la decisione della maggioranza che aveva deliberato di restare fuori dall’Unione a differenza di tutti gli altri comuni. “Non mi stupisce il risultato del sondaggio – ha affermato Rosa Dello sbarba (gruppo Centro Sinistra Volterra) – perché per i cittadini sarebbe innaturale restare fuori dall’Unione, il territorio della Val di Cecina è uno, ed è normale che i cittadini si sentano parte integrante di un territorio che li rappresenta.
L’ingresso di Volterra nell’Unione credo sia l'unica strada utile ad avere una solida rappresentatività ed a mantenere le funzioni della Comunità Montana, oltre che essere il modo più moderno per gestire le risorse. Mi auguro che la maggioranza rifletta”. “È la dimostrazione - ha commentato il Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani – che quando si interpellano i cittadini su questioni che riguardano il loro territorio, anche alla luce di un complesso, quanto necessario, processo di riforma istituzionale, emergano quali sono i reali bisogni.
Il risultato di questo sondaggio è anche il frutto dei numerosi dibattiti e confronti che ormai da tempo stiamo effettuando sui territori con il pieno coinvolgimento dei cittadini, e questo mi sembra un reale processo di democrazia”. Un Comune unico tra Pratovecchio e Stia? Sì, si può fare. Nonostante il fatto che per presentare una simile proposta di legge ci voglia un numero di firme di gran lunga superiore a quello degli abitanti dei due comuni casentinesi oppure l’intervento di ben tre consigli comunali, l’ipotesi di fusione arriverà comunque in Consiglio regionale.
Dario Locci, consigliere regionale del Gruppo Misto, ha appena depositato una proposta di risoluzione tesa a favorire il processo di trasformazione di Pratovecchio e Stia in un solo “campanile”. “Condivido pienamente il progetto portato avanti dal Comitato per la fusione di Pratovecchio e Stia – dichiara il consigliere Locci – per questo ho deciso di accelerare le procedure e presentare una proposta di risoluzione ad hoc”. La proposta sarà presto discussa in Aula, quasi in contemporanea rispetto a un altro atto che vede al centro la comunità casentinese: gli uffici tecnici della Regione stanno infatti lavorando sul quesito referendario per l’istituzione di un unico Comune del Casentino, a cui dovrebbero afferire tutte le municipalità del territorio.
“Mi mantengo fermamente contrario a questa ipotesi – ribadisce Locci – tanto più che sono stato l’unico in Aula a votare contro. Considero l’operazione del Comune unico un mero atto propagandistico, che poco ha a che vedere con il federalismo che sbandiera. L’istituzione del super-Municipio avrebbe come risultato solo l’annessione dei più piccoli ai più grandi”. “La fusione tra Pratovecchio e Stia invece – conclude Locci – nasce da una reale esigenza delle popolazioni e delle amministrazioni locali, che si trovano a fronteggiare tagli sempre più ingenti e servizi di qualità sempre più elevata.
Ma non si tratta di una questione meramente economica, già oggi i confini tra i due territori sono praticamente scomparsi, tranne che dal punto di vista istituzionale: i cittadini condividono la stessa storia, le stesse strade, le scuole e l’accento. Inoltre non vi sarebbe alcuna annessione, in quanto la popolazione e l’estensione del territorio sono pressoché identici”. Pratovecchio, infatti, conta 3.163 abitanti, Stia 2.952 (dati del 2009), mentre la differenza di superficie territoriale è nell’ordine di una decina di chilometri quadrati.
Anche i bilanci comunali sono simili: 2,7 milioni a testa. Solo per quanto riguarda i costi degli amministratori (circa 40mila euro l’anno) la fusione farebbe risparmiare 19mila euro.