Non è casuale che il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi dedichi una mostra a Francesco Clemente. L’interesse per il contemporaneo di questa istituzione è, infatti, storia antica. Fin dal Seicento Il cardinale Leopoldo con i propri desiderata di collezionista e Filippo Baldinucci nel ruolo di primo curatore e ordinatore della raccolta, accanto alle opere di epoca rinascimentale, ebbero nei confronti dei ‘moderni’, che all’epoca erano gli artisti dell’età barocca, una sistematica e costante attenzione.
In questo quadro di vocazione istituzionale si inserisce la mostra su Francesco Clemente (Napoli 1952) che, forse proprio nella consapevolezza della complessa tradizione artistica di questi luoghi, ha scelto di esprimere agli Uffizi la propria inconfondibile vena creativa affrontando un tema antico come quello dei Tarocchi. I disegni realizzati in differenti parti del mondo tra Napoli, New York, l’India e il New Mexico, sono un richiamo ai luoghi privati di Clemente ma anche a una geografia globale e collettiva che ognuno di noi sta vivendo, almeno virtualmente.
E i ritratti dei protagonisti di una comunità culturale cosmopolita, inseriti nelle rappresentazioni allegoriche degli Astri, delle Virtù e dei Trionfi, legano il nuovo e il vecchio continente in un gioco di sguardi condotto dall’artista che si autoritrae nell’arcano del Matto. Accanto ai Tarocchi, dodici tele nella Sala del Camino con altrettanti autoritratti di Clemente in veste di Apostolo, proseguono la rete di rimandi spazio temporali tra figuratività del passato e quella di uno dei tanti possibili presenti. Nella sua produzione Clemente ha manifestato sempre un eclettico interesse per numerose tecniche espressive, dalla pittura ad olio al mosaico, dall'affresco all'incisione, alla scultura, ma ha sempre avuto un rapporto privilegiato con il disegno.
A partire dagli anni ‘70 ha prodotto numerose opere su carta, dove si fondono simboli astratti, figure umane, accenni di graffiti e suggestioni decorative; il suo vocabolario visivo, infatti, è rappresentato da ideogrammi, che provengono alla tradizione orientale, dall'occidente classico e dalla cultura popolare del cinema e della televisione. I suoi lavori sono spesso strutturati come appunti di un diario di viaggio, che a volte non è semplicemente geografico ma anche interiore, per questo tra i temi ricorrenti nella sua opera emergono l'autoritratto e l'indagine sul corpo umano.
Clemente è stato uno degli esponenti di punta del movimento della Transavanguardia,teorizzato dal critico Achille Bonito Oliva, e a partire dagli anni ‘80 ha avuto un grande successo internazionale, che lo colloca tra gli artisti italiani più conosciuti nel mondo. Alessandro Lazzeri