Omaggio a Silvio Loffredo

Firenze rende omaggio al maestro con una mostra che è stata inaugurata ieri, 28 luglio, a Palazzo Medici Riccardi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 luglio 2011 12:04
Omaggio a Silvio Loffredo

Alla presenza dell'artista si è aperta, ieri, la mostra che la città di Firenze dedica al suo amato cittadino. Silvio Loffredo, nato a Parigi nel 1920, a Montparnasse, da una famiglia italiana. Dopo aver seguito i corsi di nudo a la Grand Chaumière, nel 1945 viene in Italia per perfezionare gli studi e frequenta l’Istituto d’Arte di Siena e l’Accademia di Belle Arti di Roma e di Firenze. Dopo la seconda guerra mondiale arriva a Firenze, che diventa la città dove sceglie di rimanere per tutta la vita divenendo una delle figure di riferimento del panorama artistico insieme agli amici Ottone Rosai e Ardengo Soffici. Negli anni Sessanta si reca in Svizzera ed entra in contatto con Oskar Kokoschka, che diventerà da quel momento il suo maestro e il suo riferimento culturale e che influenzerà fortemente la sua ricerca stilistica che lo pone tra i post impressionisti. La mostra, che resterà aperta fino al 4 settembre 2011, espone una selezione di opere originali su battisteri, bestiari e migranti.

Dice l'architetto Luigi Ulivieri:“Abbiamo curato una selezione di opere di Loffredo che illustrano il suo sentire verso tre temi in particolari: battisteri, bestiari e, con una declinazione più recente e collegata ai fatti del presente, migranti”. Una bella esposizione, dunque per questo protagonista dell'arte del Novecento e di questa prima parte di nuovo millennio, testimone della storia della città e della sua cultura. Loffredo in questa occasione ricorda l'amicizia con Ottone Rosai, con Ardengo Soffici o con Piero Bigongiari: "Conoscevo bene Bigongiari.

Lo ricordo a un caffé di via della Vigna Nuova in cui ci trovavamo tutte le sere. Ci incontravamo con Ottone Rosai. Era un uomo molto gentile. Rosai, peraltro, aveva una grande capacità attrattiva su tutti noi”. Poi seguiva Rosai anche da da Paszkowski e alle Giubbe Rosse, quando "...si parlava della colomba di Picasso e della poesia, di Rimbaud che lui amava molto. Gli piaceva come pittore Caponi". Ha partecipato con un’esposizione personale alla XXXII Esposizione internazionale d’arte di Venezia e a numerose edizioni della Quadriennale di Roma.

È stato titolare dal 1973 al 1990 della Cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. La sua pittura, di impostazione figurativa, si caratterizza per uno stile ironico, libero, molto riconoscibile, di chiara matrice post espressionista. Sue opere sono conservate presso la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma. Cecilia Chiavistelli

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