Dopo secoli di esposizione alle intemperie e conseguente logoramento, adesso la Banderuola di Palazzo Vecchio, ovvero il manufatto di circa 5 metri che svettava fino al 2005 dalla Torre di Arnolfo, è stata restaurata e sistemata definitivamente all’interno del Palazzo, al primo piano vicino al Salone dei Dugento e al Salone dei Cinquecento, come proposto dai musei comunali. I lavori, a cura dell’Opificio delle pietre dure, sono costati 30 mila euro, coperti interamente dalla ditta Giusto Manetti Battiloro, e sono durati quattro mesi.
All’inaugurazione ieir erano presenti l’assessore alla cultura Giuliano da Empoli, la sovrintendente dell’Opificio delle pietre dure Isabella Lapi Ballerini, Niccolò Manetti, direttore marketing e comunicazione della Giusto Manetti Battiloro spa, e Maria Donata Mazzoni, direttrice del settore bronzi e armi antiche dell’Opificio. La Banderuola, posta sulla sommità della Torre di Arnolfo nel 1453 quando Michelozzo iniziò i lavori di ristrutturazione del Palazzo, è composta da una grande sfera in lega di rame, un’asta in ferro, un leone rampante (Marzocco) realizzato in lamine di rame e un giglio trilobato in lega di rame, all’apice dell’asta.
L’opera risultava molto corrosa, la doratura originaria era quasi del tutto scomparsa, ed era presente molta ruggine. Nel 2005, nell’ambito di lavori di restauro del Palazzo, la Banderuola fu collocata temporaneamente all’interno del cortile della Dogana, e sostituita con una copia. La pulitura ha previsto l’integrazione di tecniche differenziate a seconda delle caratteristiche specifiche del degrado di ogni singolo elemento. E’ stata definita mediante la messa a punto di tecniche di tipo chimico, meccanico e ablazione laser, calibrando i parametri di emissione in relazione agli strati di alterazione da rimuovere.
Nella pulitura delle aree dorate è stato utilizzata la tecnica laser applicata sia in condizione di immersione localizzata che a secco. Per la rimozione delle vernici e dei vecchi protettivi a base di cera, sono state utilizzate miscele di solventi supportate da gel, coadiuvate dall’uso del bisturi e da spazzoline di setola animale. Insieme al restauro si è ritenuto necessario progettare un basamento di nuova concezione, adatto ad accogliere stabilmente la Banderuola nella sua nuova collocazione.
Il nuovo basamento è stato realizzato con una struttura portante in metallo: nella porzione soprastante è stato realizzato un volume a forma di piramide tronca, che nella forma esemplifica e ripropone la foggia del manufatto originario (stessi angoli costruttivi, stessi angolari metallici di chiusura). La forma piramidale, che nell’originale è ricoperta di lastre di rame, è stata realizzata con tessitura di elementi in cotto, dorati in superficie sui lati a vista con foglia d’oro di colore ambrato.
Questa scelta progettuale ha consentito indirettamente di richiamarsi alla situazione originaria della Banderuola: inizialmente infatti era totalmente dorata, doratura che però non ha potuto essere recuperata con il restauro del leone poiché ormai perduta. (edl)