“La Toscana non è una regione a perdere”.
Scuote la platea il discorso del coordinatore regionale dei circoli di “Generazione Italia” della Toscana, Massimiliano Simoni. Chiari i riferimenti alla gestione, degli ultimi anni, dei vertici del Pdl “che hanno calato dall’alto uomini e donne”. Parte da Firenze, prima assemblea regionale dei circoli e del movimento giovanile, la marcia di avvicinamento ai prossimi appuntamenti elettorali. Ad ascoltare gli interventi nella sala dello Star Hotel l’onorevole, Fabio Granata, deputato Futuro e Libertà, e il coordinatore regionale del costituente Fli, Angelo Pollina.
Applauditissimo il discorso del vice coordinatore, Riccardo Sarra. “Noi non eravamo i trombati – ha spiegato – una certa politica, quella del Pdl, ci aveva accantonato facendoci credere che non rappresentavamo la società. Girando per la Toscana, in questi mesi, mi sono reso conto che la nazionale degli esclusi è la nazionale che può vincere i mondiali. Il nostro è un movimento che si apre e si allarga alla società. La Toscana non è una regione a perdere. Non è vero che è di sinistra, è solo perché, in questi ultimi decenni, la cittadinanza ha trovato maggiori garanzie da quella parte.
il centro destra non è riuscito a presentare persone credibili; dove invece sono state presentate – ha spiegato riferendosi a Prato con Roberto Cenni - abbiamo ottenuto risultati incredibili”. Simoni ha ribadito che è “fondamentale individuare in Toscana, in tutte le situazioni, persone giuste. I circoli devono essere la voce del futuro partito che nascerà a Milano. Non dobbiamo fare gli stessi errori del Pdl – ha messo in guardia il coordinatore il gruppo costituente di Futuro e Libertà – La Faenzi? Prima che venisse candidata non sapevo nemmeno chi era.
Non era un candidato credibile. Ci sono anche valletti sciocchi, e non solo vallette, che magari vengono candidati perché facevano la spesa all’onorevole di turno, o che magari, candidati e che prendevano 7-8 preferenze. La svolta in Toscana così non può esserci. E daremo ragione a Matteoli e Verdini. Generazione Italia non muore con la nascita del partito – ha spiegato – ma resterà una delle anime fondanti. A Generazione Italia hanno aderito tutti: ex An, Pdl, Lega, Udc, Repubblicani e socialisti: è sicuramente un grande movimento di massa”. Simoni ha inoltre sottolineato il grande “entusiasmo” attorno al movimento e ai circoli che oggi sono 57 con oltre 800 iscritti e fatto riferimento anche ad un recente sondaggio di Matteo Renzi, Sindaco di Firenze che al popolo di face bok aveva chiesto quale doveva essere il requisito principale di un politico: “L’onestà – conferma Simoni – il nostro partito deve identificarsi in questo principio”.
Molto duro l’intervento di Bianca Maria Giocoli che ha ricordato le numerose “critiche, offese e anche ritorsioni. Vedono in noi un pericolo – ha spiegato riferendosi ai rappresentanti del Pdl – perché abbiamo idee; idee che il Pdl non ha più, e forse non ha mai avuto”. Messaggi rivolti a Fabio Granata che ha promesso che “lo spirito, la passione e il furore di Generazione Italia non sarà disperso perché è la garanzia vitale che stiamo costruendo qualcosa di nuovo. Non una piccola An, o un piccolo Pdl, ma un grande partito che sappia parlare il linguaggio della Repubblica.
Si è cittadini – ha ricordato – se oltre a lamentarsi si partecipa alla vita politica, alle proprie scelte, anche dicendo no. La politica non è sempre dire si”. Granata ha ribadito l’impegno in Toscana: “La Toscana non è una regione a perdere perché se questo movimento deve caratterizzarsi su temi fondanti come quelli della legalità e delle idee, non può che farlo partendo con forza da qui. Chi ha intrapreso questa strada lo ha fatto con la consapevolezza che si sarebbe prodotta una rottura seria e definitiva, strategica e non tattica per tornare magari indietro.
Questa è stata la grande differenza che ha caratterizzato questi mesi di formazione. Dobbiamo far capire che non siamo un partito ne suggestionato, ne condizionato, governato dalle cricche affaristiche”. Granata ha assicurato che non ci “saranno paracadutati dall’alto” che l’Italia sta vivendo “il più grave declino nazionale della sua classe dirigente, del linguaggio e della sua cultura”.