David di Michelangelo, Giani: ''Il parere dei legali romani è pericolosissimo''

Il presidente dà pieno appoggio al sindaco Renzi e promette un approfondimento della questione nella prossima seduta del Consiglio comunale fiorentino a settembre.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 agosto 2010 19:32
David di Michelangelo, Giani: ''Il parere dei legali romani è pericolosissimo''

“Il parere dei legali romani è pericolosissimo perché rimette in discussione un equilibrio che alle soglie del federalismo in materia di beni culturali costringe il Comune di Firenze a rivendicare tutti i suoi beni che oggi arricchiscono tutti i musei statali”. Lo ha detto il presidente del Consiglio comunale Eugenio Giani che sulla questione David non solo dà il suo appoggio alla posizione del sindaco Renzi ma annuncia di dare il suo appoggio a Renzi in una comunicazione che farà nella prima seduta utile di settembre.

Non solo Giani parla di “malcelato percorso da azzeccagarbugli fatto da qualche avvocato romano”. E Giani ripercorre la storia: “16 agosto 1501, l’Opera del Duomo commissiona con atto formale a Michelangelo Buonarroti la realizzazione della statua simbolo della libertà e autonomia di Firenze. Sarà il Gonfaloniere Pierre Soderini e la Repubblica di Firenze a proseguire poi con la committenza il pagamento delle spese necessarie a installare la statua sull’Arengario di Palazzo Vecchio di cui la stessa diventerà parte integrante rappresentando storicamente il senso di quella fase storica in cui i fiorentini avevano cacciato la famiglia Medici per affermare a pieno l’identità della libera e democratica repubblica.

Proprio oggi, 509 anni dopo l’anniversario di quella chiarissima commissione fiorentina al suo grande concittadino Buonarroti, qualche avvocato romano tenta un malcelato percorso da azzeccagarbugli di manzoniana memoria per negare ciò che storia e leggi hanno da sempre reso evidente. Nel 1871 quando ancora il David era tranquillamente sull’Arengario dal momento della inaugurazione formale della statua (8 settembre 1504), una legge dello Stato come contrappunto del trasferimento della capitale da Firenze a Roma afferma con assoluta chiarezza che Palazzo Vecchio e quindi anche il David che ne era parte integrante sull’Arengario è proprietà del Comune di Firenze a fronte di leggi ancora oggi in vigore.

Due anni dopo, nel 1873 lo Stato per svolgere le funzioni che ancora oggi ha di tutela dei beni culturali in accordo con il Comune di Firenze e il sindaco Ubaldino Peruzzi trasferisce in un ambiente coperto la statua. Che si tratti di funzioni di tutela è accertato dal fatto che per alcuni anni precedenti fu addirittura istallato sopra il David una tettoia per tutelare il marmo dagli agenti atmosferici. La tettoia però era brutta e non sufficiente a proteggere il marmo che ormai richiedeva temperatura costante e programmata.

Le fotografie dell’epoca e i quadri che raffigurano la desolante tettoia rendono chiaramente ragione del fatto che lo spostamento del David era necessario per la salvaguardia. Per questo fu accettato dal Comune, e per questo fu voluto dallo Stato. Lo Stato non voleva certo rivendicare la proprietà del David a fronte della legge di 2 anni prima, ma invece svolgere quella funzione di tutela che ancora oggi è nelle sue competenze e per la quale il Comune di Firenze ha fino ad oggi accettato che il David sia collocato al Museo dell’Accademia.

Se il Comune di Firenze non ha mai rivendicato fino a tempi recenti una diversa collocazione è perché questo era l’equilibrio: al Comune la proprietà allo Stato la tutela del bene. Il parere dei legali è pericolosissimo perché rimette in discussione un equilibrio che alle soglie del federalismo in materia di beni culturali costringe il Comune di Firenze a rivendicare tutti i suoi beni che oggi arricchiscono tutti i muesei statali. Cosa succede per i beni (circa 800) che arricchiscono oggi il Museo di San Marco e che chiaramente fu il Comune con l’ingegnere Corinti ad estrarre dalle vestigia dell’attuale piazza della Repubblica.

E cosa dire delle tre collezioni esplicitamente donate al Comune di Firenze che oggi arricchiscono il Museo del Bargello. Quadri di proprietà del Comune di Firenze vi sono anche alla Galleria degli Uffizi ed è indubbio che se ci poniamo sul piano delle rivendicazioni di proprietà il Comune di Firenze ha diritto ad una partecipazione agli utili che con essi vengono realizzati". “Ha ragione quindi il Renzi – spiega Giani - a porre la questione su un tavolo complessivo di riflessione, di approfondimento e di intesa generale su più livelli che a questo punto si impone.

Personalmente sosterrò con comunicazione nella prima riunione utile del Consiglio comunale le posizioni del sindaco e insieme ai capigruppo decideremo come approfondire la questione perché sulle proprietà fondamentali del Comune di Firenze il Consiglio comunale possa seguire nei modi opportuni e da vicino la vicenda”. (lb)

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