Più che piazza della Repubblica, a Pontremoli, la potrebbero chiamare “piazza dei miracoli”, in quanto, nonostante la crisi dell’editoria imperversi da anni, riuscire a attirare tantissima gente all’ombra del “Campanòn” in una torrida serata estiva, non è facile. Ebbene, questi sono i miracoli di Pontremoli, i miracoli del “Bancarella”, i miracoli della “Fondazione città del libro” presieduta da Giuseppe Benelli anima culturale, unitamente ad Andrea Baldini e a Germano Cavalli, della terra di Lunigiana nonchè simbolo di un premio divenuto famoso in tutto il mondo.
Il Bancarella 2010, alla sua 58° edizione, è stato vinto da Elizabeth Strout con il libro “Olive Kitteridge” edito da Fazi che ha vinto con 100 voti su 187 schede pervenute superando gli altri cinque finalisti: “S.o.s. Amore” di Federica Bosco (Newton Compton), “La scatola dei calzini perduti” di Vauro Senesi (Piemme), “Il giudice meschino” di Mimmo Gangemi (Einaudi), “L’assassino qualcosa lascia” di Rosa Mogliasso (Salani), “Confessione” di Bill James (Sellerio).
La vincitrice, che non era presente alla serata, infatti il premio è stato ritirato dal suo editore, è nata a Portland (Maine) nel 1956. Poco dopo avere completato gli studi in giurisprudenza ha deciso di abbandonare la professione per dedicarsi alla scrittura; impresa che le è costata anni di sacrifici fino allo scoccare dei successi che coincisero con la conquista di alcuni importanti premi letterari. La serata, nobilitata da un numerosissimo e qualificato pubblico (molti i parmigiani presenti), è stata impreziosita dal “salotto” presentato dalla giornalista di Sky Letizia Leviti che ha intervistato autori e finalisti i quali hanno illustrato le loro opere.
Interessante e fuori programma un serrato botta e risposta tra il finalista Vauro Senesi e Stefano Zurlo de il Giornale sul tema della magistratura. Una nota sempre garbata e di grande classe l’ha proposta, nel corso del suo intervento, il presidente della “Fondazione Città del Libro” Giuseppe Benelli il quale ha rammentato le peculiarità “di un premio - ha detto - che nasce dall’azione dei librai pontremolesi, fenomeno particolare e unico in Italia”. Infatti è bene ricordare che, sono proprio i librai pontremolesi disseminati in tutta Italia, a votare il libro che essi ritengono meritevole del loro premio.
“Per i venditori pontremolesi - ha proseguito Benelli tracciando una romantica immagine del Bancarella - l’appuntamento era in primavera al Passo della Cisa, sull’antico itinerario della via Francigena che divide e unisce la Lunigiana dalla Padania. Nei verdi prati dell’appennino si svolgeva il rito sacro dell’assegnazione delle zone dove andavano a vendere in modo da evitare l’inutile e dannosa concorrenza”. Un premio dunque, il “Bancarella”, che, dopo 58 anni, sprigiona ancora il suo sottile e arcano fascino dovuto alla lungimiranza dei suoi padri fondatori e di quella brezza che, salendo dal mare, tutti gli anni accarezza le antiche pietre di Pontremoli in una notte magica che affascinò tanti grandi della penna come Oriana Fallaci la quale ebbe a dire, riferendosi ai primi ambulanti pontremolesi “non avevano confidenza con l’alfabeto ma sentivano quali libri era il caso di comperare e quali no”.