FIESOLE- Il primo è una leggenda del jazz, sulla scena da cinquant’anni, autore di vari album fondamentali per la storia della musica improvvisata. Il secondo è già una celebrità mondiale. Bollani e Corea si incontrano per la seconda volta. Nel 2009 in tre concerti senza mai essersi conosciuti prima si salutarono con una trionfale esibizione a Umbria Jazz. Quest’anno tornano in scena prima a Roma, e ieri sera a Fiesole con uno spettacolo completamente improvvisato. Sul palco, due pianoforti rivolti l’uno verso l’altro.
Seduti, due musicisti eccezionali e sin dalle prime note intesa perfetta. Il tempo di asciugare l'umidità della notte sulla tastiera e poi si lanciano. Stefano Bollani si mostra eccentrico, esuberante in scale infinite e accordi serrati. Accompagna i suoni con scatti secchi, si alza, si risiede, suona con una mano in una dimensione assorta e ispirata. Chick Corea si diverte ad assecondare il partner, ma in altri assoli, è Bollani a fare da gregario. I due dialogano con le note, ma anche con gli occhi, sorridono al pubblico in continue contaminazioni tra classica, jazz, musica brasiliana e italiana. Suonare con due pianoforti senza mai sovrapporsi è nient’affatto facile.
Nessuna prova, nessun abbozzo di scaletta. Tanto che dopo un'ora si fermano per una pausa e chiedono l'intervento di un'accordatore sugli strumenti. Ma i due musicisti sono uniti da una dote comune: la capacità di scherzare con le note. Si alternano agli strumenti e fino in fondo provano l'ebbrezza dell’esibizione senza rete, che spinge naturalmente i grandi a dare il meglio, partendo da una semplice intuizione. Corea impersona la tradizione jazz fusion USA degli anni settanta, anche se di origine messinese, Chick è statunitense fino al midollo e calca le scene da turista pensionato in scarpe di gomma e tuta sportiva.
Bollani veste i panni del giovane pianista eclettico, spumeggiante, burlone, che ama il palcoscenico. Il mix è esplosivo. E il pubblico applaude e ottiene bis e con un'ovazione costringe i due a salire una terza volta sul palco, la mezzanotte ampiamente superata. N. Nov.